
C’è una forma di negazionismo, quello sullo stato attuale delle carceri italiane, che è il sottoprodotto ideologico del nuovo verbo governativo. Santi Consolo, il nuovo responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, o Dap, ne incarna suo malgrado l’essenza. Anche se poi la linea politica è il ministro Guardasigilli, Andrea Orlando, che la dà, e in ultima analisi lo stesso Premier Matteo Renzi.
La “vulgata”, adesso che con qualche trucco siamo riusciti a disinnescare, ma solo a tempo, la mina europea costituita dalla Cedu, è quella di dire che siccome ci sono, poniamo, circa diecimila presenze in meno tra i detenuti, gli altri adesso se la spasserebbero tra le sbarre. Cioè: non preparano più il cibo nello stesso angusto spazio con “vista tazza del cesso” che utilizzano anche la mattina per ben altri bisogni corporali. Hanno pertanto docce calde, riscaldamenti, strutture per passare il tempo che non siano le brande da cui fissare il soffitto 20 ore su 24 , strutture per la rieducazione, assistenza psicologica e sanitaria. Un paradiso e un miracolo, insomma.
Tutte cose che nei paesi del Nord Europa, pur nel rigore punitivo che le carceri sempre rappresentano, si danno per scontate. Mentre noi ci accontentiamo di sfoltire un po’ le presenze, con decine di leggi che si sovrappongono e si contraddicono, ma senza volere fare un’amnistia che pure, insieme all’indulto, altro non sono che due istituti previsti dalla Costituzione in apposito articolo. Tanto che l’ex capo dello stato ne parlò anche in messaggio alle camere nell’ottobre del 2013, senza che questo messaggio sia mai stati discusso né in Parlamento né tanto meno sui media più o meno di regime. Santi Consolo ora è stato preso di petto per questo ottimismo trionfalistico un po’ di repertorio, da Rita Bernardini, combattiva segretaria di Radicali italiani, oltre che persona esperta delle carceri. Non fosse altro perché le visita tutte, alcune più volte l’anno, molto più spesso di quanto non lo abbia mai fatto alcun predecessore di Santi Consolo in passato.
A lui , però, diamo il beneficio dell’inventario. Anche se “comincia male”, per dirlo alla romana. E infatti Rita Bernardini, a proposito delle cifre sulla nuova capienza carceraria, dopo i provvedimenti tampone del governo Renzi, parla con ironia di “moltiplicazione dei pani e dei pesci”. Cioè di miracoli. “La moltiplicazione dei pani e dei pesci non è azione che appartiene agli umani – dice la Bernardini in un comunicato - così come la moltiplicazione dei posti nelle infami carceri italiane non è nelle mani del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria anche quando fosse animato dalle migliori delle intenzioni che, per noi radicali, consistono nel far rientrare nella legalità costituzionale il trattamento fuorilegge subito dai detenuti negli istituti penitenziari italiani.”
Ma sul trattamento fuori legge, polemica sui posti e sulla capienza a parte, scatta quel riflesso che porta al discorso del “negazionismo carcerario”. Paragone quanto mai appropriato nel momento che la Camera si sta preparando a varare la legge sul negazionismo della Shoà del popolo ebraico. “Sorprendono pertanto – secondo Rita Bernardini – le dichiarazioni del Capo del Dap, Santi Consolo, che ha annunciato che nei 202 istituti penitenziari non c’è più un detenuto che vive in spazi inferiori ai 3 metri quadrati, che i posti regolamentari sono ora in totale 50.538 e che – sempre secondo il capo del Dap – questo risultato è stato ottenuto grazie alla manutenzione straordinaria, salvo poi ammettere che 4.636 posti sono inagibili”. In pratica lo stesso gioco delle tre carte che ha avuto la sua efficacia in Europa, si cerca ora di riproporlo in Italia, senza tenere conto, da parte del Dap, che i radicali ormai le carceri le conoscono quasi come i carcerati stessi.
D’altronde, come sostiene Rita Bernardini stessa, “l’aumento dei posti regolamentari strabilia ancora di più se si tiene conto che il Dap afferma (vedere per credere, le tabelle messe a disposizione sul sito del Ministero della Giustizia) che i posti sono calcolati sulla base del criterio di 9 mq per singolo detenuto + 5 mq per gli altri”. Non si sa, sostiene la Bernardini, “se il Capo del Dap abbia fatto i conti tenendo sottocchio le planimetrie degli istituti penitenziari, quello che è certo è che a tutt’oggi in Italia ci sono almeno 70 istituti (vedere tabelle ministeriali) che con i dati del DAP (non con i nostri) hanno un sovraffollamento che va dal 130% al 210%.” Poi la chiosa finale, dove non manca un po’ di ironia: “poiché sono usa a fare fiducia alle persone che assumono nuovi incarichi (come nel caso del dottor Santi Consolo) quel che posso fare è proporre al nuovo Capo del DAP di consentirmi di accompagnarlo per una serie di visite in alcuni dei 70 istituti per verificare insieme quale sia il trattamento riservato ai detenuti in Italia”.
Un tour per le carceri, insomma, come quelli che si portano i liceali a fare ad Auschwitz. I negazionismi si curano così, più che con le leggi.
@buffadimitri
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:25