
I successi Auditel del festival di Sanremo targato Carlo Conti sono andati di traverso al direttore generale della Rai Luig Gubitosi. La “ sua proposta di riforma” , con l’accorpamento delle testate in due “ Newsroom”, non è piaciuta alla Commissione parlamentare di vigilanza. Il progetto è stato rimandato indietro. Con un voto all’unanimità su un documento firmato dal relatore Pisicchio che contiene ben 17 paletti che i vertici della tv pubblica dovranno tenere presenti. Viale Mazzini è stato invitato “ a procedere ad una revisione” del piano sui telegiornali “ con l’obiettivo di garantire il pluralismo e l’identità editoriale delle singole testate”.
Il percorso che ha portato alla risoluzione è stato lungo e complesso ed è andato avanti da mesi con audizioni e approfondimenti anche su quanto accade alla BBC, l’azienda pubblica inglese portata spesso ad esempio per l’indipendenza, l’autorevolezza e il pluralismo del suo giornalismo. Al termine del dibattito il presidente pentastellare Roberto Fico ha voluto sottolineare il fatto che il voto unanime intende affermare che “ l’informazione libera e plurale è un principio condiviso e ineliminabile per la Rai”. Nella risoluzione si auspicano anche procedure trasparenti per la nomina dei direttori delle testate giornalistiche che prevedano la pubblicazione sul sito dell’azienda di un avviso pubblico. In esso dovranno essere indicati i requisiti richiesti, il possesso di una pregressa esperienza giornalistica di eccellenza. Gli organi competenti potranno poi procedere alla nomina sulla base di una valutazione compartiva dei curriculum trasmessi.
In un momento di grande confusione parlamentare, di divisioni e contrasti politici cosa ha spinto i deputati e senatori dei vari schieramenti ad approvare un documento così importante? C’è innanzitutto la necessità di varare una riforma della Rai a ridosso del negoziato per il rinnovo della convenzione con lo Stato. C’è il quadro generale dell’informazione radio-televisiva italiana alle prese con uno dei periodi più neri della recente storia dell’editoria. Proprio mentre la Commissione parlamentare votava il documento veniva pubblicato il dossier sulla libertà di stampa di “ Report senza frontiere” che relegava l’Italia al 73esimo posto, precipitando di ben 24 posizioni.
C’è infine l’atteggiamento del direttore generale poco conciliante con il Parlamento e con le prese di posizione di gran parte dei giornalisti a partire dalle critiche espresse da mesi dal direttore del Tg3 Bianca Berlinguer. La “ Bicamerale” incoraggia i vertici di viale Mazzini “ ad accelerare un processo non più rinviabile di riforma dell’informazione Rai” ma con alcuni criteri precisi. Evitare sprechi e duplicazioni, promuovere le necessarie sinergie tra le attuali testate giornalistiche, favorire al contempo un aumento di qualità e della diversificazione dell’offerta, consentire una migliore razionalizzazione delle risorse umane della Rai, attingendo alle professionalità esistenti all’interno dell’azienda.
Il punto saliente sono poi le due Newroom che dovrebbero confluire in un’unica struttura aziendale, la Rai informazione sul modello del servizio pubblico britannico. Il documento Pisicchio osserva che la Rai deve rafforzare la definizione di una precisa linea editoriale che caratterizzi l’offerta informativa di ciascuna delle testate giornalistiche con i rispettivi marchi Tg1, Tg2, Tg3, Tgr, Rainews ,Rai Parlamento. Non si parla dello sport e della radiofonia. “Il progetto fusionista e confusionista” del Direttore generale in scadenza” è stato bocciato commentano i parlamentari di Forza Italia Maurizio Gasparri, Mariastella Gelimini, Augusto Minzolini, Giorgio Lainati. Ora Gubitosi dovrà informare la Commissione sull’iter della riforma.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:24