
Ammesso che Silvio Berlusconi dopo tanti sbagli stia finalmente facendo sul serio, con la rottura del patto del Nazareno, allora benedetta e benvenuta l’elezione di Sergio Mattarella al Colle. E siccome non tutto il male viene per nuocere, possiamo dire che la scelta di un Capo dello Stato più obbligata che voluta, più sofferta che appassionata, più minimale che esaltante, sia stata la migliore. Probabilmente ci voleva tanto per far capire al Cavaliere l’ennesimo imbroglio che stava subendo, speriamo che adesso si possa ripartire. Conoscendo Silvio e la sua caparbietà siamo convinti che stavolta saprà giocarsela bene anche perché, passata questa occasione, di spazio per lui ne resterebbe davvero poco e morire di sottomissione non è mai stata l’ambizione dell’uomo di Arcore.
Senza centrodestra il vulnus democratico è lampante, con Matteo Renzi si è instaurata una pericolosa monocrazia che, ove non fosse spezzata, rischierebbe di riportarci al peggiore dei monocolore democristiano degli anni ’60. Come se non bastasse, allora i leader scudocrociati erano uomini di livello misurati e temprati dalla storia, Renzi è un piccolo Napoleone in pieno delirio di onnipotenza che pone e dispone non per forza propria ma per debolezza altrui. Il Premier infatti, senza opposizione e con una maggioranza succube e sottomessa, sta portando il Paese a sbattere contro un muro. Chiacchiere, promesse, ipocrisia e vacuità sono solo alcune delle caratteristiche di questo esecutivo che in un anno ci ha spremuti fino alla scorza, riducendoci al niente che viviamo.
Non illudiamoci per questo degli annunci di gloria e di successo che ci propinano e ci fanno propinare dall’informazione di servizio, la realtà è un’altra ed è proprio quella che il ministro greco Yanis Varoufakis si è lasciato scappare, siamo sull’orlo del burrone ed un nuovo attacco dei mercati ci metterebbe ko. Non è vero che il nostro debito sia solido e tranquillamente sostenibile, solo Pier Carlo Padoan può dirlo, è vero invece che prima o poi qualche intervento dovrà esserci, perché restare al 132 per cento significa saltare come un tappo di champagne per rispettare fiscal compact e patto di stabilità. Pensare poi di fronteggiare un simile disastro con una crescita dello zero virgola qualcosa è puramente demenziale, basterebbe un nulla di imprevisto per scaraventarci nell’inferno.
Svegliamoci dunque, smascheriamo l’imbroglio e facciamo come Berlusconi, ammesso che lo faccia, uniamo la forza, rifondiamo opposizione e centrodestra e ripartiamo per cacciare un Governo di mediocri, poltronisti, presuntuosetti e incipriati. È importante che Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si accordino immediatamente ed insieme lancino l’appello a tutte quelle forze che non si sottomettono, agli italiani che si astengono, alla gente che ha smesso di sperare. Serve di togliere il Paese dalle grinfie delle tasse, della burocrazia, delle banche che prendono dalla Bce e non danno indietro nulla, da una classe dirigente che ha giocato per sé e non per il Paese. Serve tornare allo spirito del ’94, via la Tasi, Equitalia, via il vampirismo degli enti locali, via un’ immigrazione selvaggia e incontrollata che niente ha a che fare con un’accoglienza possibile e sostenibile.
Questo dovrà essere il motto, “Torniamo sostenibili!”. Oggi nulla è sostenibile, solo gli ipocriti ci dicono il contrario, non lo è il welfare, non lo è il debito, il peso fiscale, il patto di stabilità, le migliaia di aziende di Stato e le poltrone “succhia sangue”, non è più sostenibile niente, altro che anno “felix”. O torniamo sostenibili, fiscalmente, economicamente e socialmente o faremo peggio della Grecia e il nostro botto si sentirà dovunque, questa è la verità, numeri alla mano, altro che crescita siamo al ridicolo e noi non ci stiamo più. In un Paese sommerso dai problemi, dalla mancanza di lavoro, da un debito che è maggiore di quello che dicono, sostenere ancora le pensioni d’oro, gli stipendi da favola di manager e burocrati, i privilegi delle caste, le aziende inutili e i privilegi assistenziali è folle, satanico, incosciente.
Dunque ripartiamo dal centrodestra, dallo Stato minimo, dalla pacificazione fiscale, dal lavoro e dalla libertà d’impresa, ripartiamo da lì e torniamo noi, padroni di noi stessi, del nostro Paese e del futuro, senza un’alternativa democratica resta solo la sottomissione.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:24