Un’altra crisi per l’Eurozona

Dopo il caso greco del 2010 con cui è cominciata la crisi dei titoli sovrani dei Paesi membri dell’Unione economica monetaria, l’Eurozona affronta adesso la nuova crisi greca, più forte nel controllo delle crisi finanziarie e bancarie ma drammaticamente debole nell’economia reale. Che cosa succede se la Grecia di Tsipras esce dall’euro e si butta sulla Russia che le ha già porto la mano, disposta a darle aiuto in caso di mancanza di quello europeo? Cosa succede all’Eurozona? La Germania che, con Merkel e Shauble, sembra fare esistere e parlare a nome di tutta l’Europa a trazione tedesca, ha risposto picche alla Grecia.

La Bce da parte sua chiuderà i rubinetti della liquidità alle banche greche l’11 febbraio 2015 ove, entro il 28 febbraio, la Grecia non avrà trovato un accordo sulla gestione e il rimborso dei prestiti oltre che sulle riforme strutturali da concordare con il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e la Commissione. L’11 è anche il giorno in cui l’Eurogruppo si riunirà per sentire il greco Yanis Varufakis e il 12 febbraio ci sarà il vertice dell’Unione dei capi di Stato e di governo che trasmetterà la propria decisione all’Eurogruppo in settimana. I mercati guardano. Se verranno fatte concessioni alla Grecia, lo si farà quasi di nascosto per evitare di “ispirare” altri Paesi membri a pretenderne, se creditori e debitori non troveranno l’accordo, si rimarrà riversi su una china pericolosa. Dietro tutto ciò, dovrebbe esserci una volontà politica ma senza un’Unione politica mai costruita e un progetto politico, questa Europa priva di strategia, sta navigando a vista subendo scossoni in mezzo ad un mare di nazionalismi, populismi ed euroscetticismi.

Questa Europa, per sopravvivere a se stessa, contratterà probabilmente un aggiustamento. Si parla di investimenti e di crescita, ma nei fatti non si sa come farli e quindi si prende tempo, in attesa del successivo scossone, in arrivo. In Italia, nell’attesa, Renzi non fa la spending review, alza le tasse e riempie di amici e parenti l’apparato pubblico a nostre spese. L’Italia ha già pagato i costi per rendere più forte l’Eurozona, in cambio si è avuta una dose da cavallo di “austerità”, ovvero un rigore fiscale cieco e folle a fronte di nessuna riforma strutturale ( two pack e six pack) di cui il governo italiano non eletto Renzi non è capace. L’Italia oggi non cresce né potrà esserci alcuno sviluppo in tutto il 2015, i consumi calano, sono quindicimila i fallimenti solo nel 2014, si hanno sofferenze bancarie per 181 miliardi di euro, la disoccupazione è alle stelle con sette milioni di persone a spasso; “grazie”alle sanzioni alla Russia, non si esporta.

Il capolavoro della rigidità e dell’austerità europea dà i suoi frutti, in un mix tragico e all’unisono con i governi illegittimi voluti da Napolitano, Monti, Letta, Renzi. In Italia bisogna velocemente cambiare governo, ristabilendo la legittimità facendo uso delle regole democratiche. In Europa occorre attuare, altrettanto rapidamente, il progetto esistente cosiddetto “Verso un’autentica Unione economica e monetaria” su cui questa Europa dorme, e dare all’Eurozona la capacità di governo politico, che porterà con sé l’impossibilità di alcuni Stati membri di farne parte, mancandone le condizioni.

In Europa manca una politica per gli investimenti atta a garantire la crescita e l’occupazione, l’innovazione e la competitività, ciò perché non si sono scorporate mai le spese per gli investimenti dai vincoli di bilancio dei singoli Stati né sono stati fatti gli eurounionbond; solo da gennaio 2015 la Commissione europea ha ammesso la flessibilità nel patto di stabilità e crescita –illegittimo ab origine - e ha adombrato il piano immaginifico finanziario per gli investimenti targato Juncker, oltre che previsto il più corposo, sebbene ancora insufficiente, piano quantitative easing della Bce con il venti per cento di rischio in solido sui titoli dei debiti pubblici degli Stati membri.

La Grecia non è e non sarà un caso isolato, pioveranno molte Grecie sull’Unione europea. Oggi la Grecia è fuori strada quando revoca le sue privatizzazioni che consentirebbero investimenti esteri. Ma è anche per questo che è necessario insistere sulla crescita nei fatti. In modo da portare avanti e fare valere anche l’interesse dell’Italia, stabilendo il principio di politica economica di convenienza e di responsabilità effettiva accanto a quello del mantenimento dell’euro e dell’Unione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:28