Sicurezza, l’intervista a Stefano Dambruoso

La minaccia alla sicurezza dei cosiddetti foreign fighters spaventa i governi occidentali. Il fenomeno ha una storia lunga e variegata in Occidente, che prende le mosse dalla guerra civile spagnola. Negli ultimi decenni, tuttavia, ha assunto una connotazione di matrice prettamente islamista e l’Occidente, dopo l’11 settembre e gli attacchi di Madrid, Londra, Bruxelles, Parigi, si trova ancora schiacciato sotto il tallone del terrorismo. Dell’argomento ci parla Stefano Dambruoso, deputato di Scelta Civica ed ex magistrato, specializzato nella lotta al terrorismo internazionale. Nel 2003, il settimanale americano Time lo inserì nella lista degli "eroi moderni" per il suo impegno contro al-Qaeda.

Se i Paesi rappresentati dai capi di stato e di governo presenti a Parigi per la marcia contro il terrorismo fossero intervenuti militarmente - boots on the ground - in Siria, Iraq, Libia si sarebbero potuti evitare i recenti attentati in Europa?

Con i "se" chiaramente non facciamo la storia. Sicuramente un intervento militare sarebbe d’aiuto nella lotta al terrorismo. Inoltre, ci sono Paesi coalizzati a sostegno del governo di Assad. Ci sono quindi questi Paesi che si stanno sforzando molto per condizionare le vicende che accadono dove ora è radicato lo Stato islamico anche se non sono ancora entrati formalmente in una situazione di guerra.

Ad oggi lo Stato Islamico deve essere considerato ancora un’organizzazione terroristica?

Tecnicamente, se vogliamo dare un profilo giuridico più raffinato, dobbiamo dire che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio Stato più che di fronte ad un’organizzazione terroristica. Lo Stato Islamico viene considerato da diverse black-list di vari Paesi e organismi internazionali un’organizzazione e non uno Stato, ma concretamente ci troviamo di fronte ad un’organizzazione che è si evoluta a vero e proprio Stato, che ha occupato un territorio, con un vero e proprio governo e una propria economia.

Quali sono i legami tra il terrorismo di matrice islamista e le nostre mafie?

Sono stati accertati rapporti solo saltuari tra cellule islamiste in Italia e ambienti criminali locali -piuttosto che con organizzazioni vere e proprie- prevalentemente dediti alla produzione di documenti falsi. Il caso di Napoli, dove è stata scoperta la principale centrale europea di produzione e distribuzione dei documenti falsi.

Lo dimostrano le numerose inchieste condotte dai magistrati della procura partenopea insieme a Ros e Digos.

Non solo a Napoli ma anche a Milano ci sono stati vari episodi: rapporti con gruppi mischiati nel traffico di droga e anche aree di criminalità locale dove si trafficavano armi. Preferisco usare la parola aree proprio perche non c'è mai stato un vero e proprio accertamento di contatto fra organizzazioni mafiose nel senso più tecnico.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:30