La stampa italiana non gode di particolare credito, ma a furia di ripetere alcuni concetti è probabile che la gente finisca col farsi influenzare da certe sparate. Nel novembre del 2011 la parola d’ordine era “sobrietà”, incarnata nel loden di un Mario Monti appena sbarcato a Roma per assumere il ruolo di presidente del Consiglio. Da sabato si è passati alla Panda grigia con la quale si muoveva (obbligatorio usare l’imperfetto) Sergio Mattarella. L’utilitaria a sua volta è stata anticipata da lodi, ritratti vergati con incensazioni e esaltazioni per il carattere mite e silenzioso del nuovo capo dello stato – e la processione di firme impegnate ad omaggiarlo non è ancora terminata.
La vena pauperista che attraversa la penisola non ha mai pulsato così tanto. È un leit motiv che dura da tempo, da quando la crisi ha messo alle strette il nostro sistema istituzionale ed economico, intendendo con il termine economico quello legato soprattutto all’apparato statale: se i soldi non girano, a che serve prendere misure perché tornino a circolare? Meglio sponsorizzare la sobrietà, il grigiore, la modestia – che si avvale, nel caso di Mattarella, di un solido curriculum tra politica e magistratura che assicura entrate ben lontane dalla media del resto della nazione. Falsa modestia, una volta la si chiamava così.
Da queste parti si ricorda ancora con con le mani sul volto e scuotendo la testa un post letto in qualche angolo di web, forse era una lettera ripresa e condivisa sui social network, nel quale una ragazza residente a Roma si descriveva colpita dalla differenza di reddito che si può intuire viaggiando su un mezzo pubblico della capitale e di fronte a chi, a detta sua, poteva mostrare dai vestiti e dallo stile un tenore di vita medio-alto, concludeva che non si lamentava della sua paga misera, da precaria, ma che in cuor suo sperava che anche gli altri avessero di meno. In contenti come questi, gente che predica reddito di cittadinanza e si esprime con urla rivoluzionare che sgorgano semplicemente da frustrazione e invidia, ci sguazza che è una meraviglia.
Senza contravvenire al prezioso suggerimento di Margaret Thatcher (“My policies are based not on some economics theory, but on things I and millions like me were brought up with: an honest day’s work for an honest day’s pay; live within your means; put by a nest egg for a rainy day”), si può aspirare ad avere una Maserati o un Range Rover e tenere chiuso il pauperismo in garage. O meglio ancora, parcheggiarlo sotto le redazioni di taluni direttori che si lisciano la cravatta mentre incassano lo stipendio mensile.
(*) Tratto da Notapolitica
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:29