
Che differenza c’è tra il burqa vero e il “burqa di carne” definito tale dal Pontificio consiglio della “cultura” (pontificio e cultura, un ossimoro)? Il burqa vero è imposto alle persone, specificamente donne, se no le ammazzano, mentre il “burqa di carne”, ovvero il rifacimento tramite chirurgo di faccia, tette e culi delle persone, lo si può decidere in autonomia, liberamente.
La libertà fa da discrimen fondamentale. E ce la teniamo cara, questa libertà, portandola in palmo di mano. La differenza è nella libertà.
Voglio una faccia nuova a mie spese? E’ sacrosanto io mi rifaccia, libero di deciderlo e di avere la faccia nuova. Mi impongono di coprirmi e cancellarmi? Non è giusto perché è un’imposizione autoritaria, negazione stessa della mia libertà di decidere. Voglio liberamente coprirmi faccia e corpo? E’ giusto ci sia la libertà di farlo, compatibilmente tuttavia con il rispetto delle regole vigenti in materia. Da noi, ad esempio, in Italia, le regole prevedono non sia ammesso coprirsi in maniera tale da rendersi non riconoscibili, perché ciò ostacola l’identificabilità necessaria di una persona nel nostro contesto. La persona, da noi, è libera, e la sua libertà è fondamentale. Non c’è irrispettosità che tenga. La nostra libertà va esibita, tanto più che è di tendenza. La moda gioca a nostro favore. L’economia anche. Un bel cambio faccia, per chi lo voglia, è una manna per chirurghi e società tutta. Un burqa è un obolo penoso quanto coartato, pagato a folli fuori controllo.
La libertà è economicamente più forte della costrizione o della schiavitù. Generalmente essa è incompatibile con qualsiasi tipo di Tribunale dell’Inquisizione di sorta, sia esso orientale od occidentale.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:20