Quel “fuoco amico”  che azzoppa Reggio

“Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”. E’ difficile credere che il nuovo giovanissimo sindaco della città di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, non conoscesse questo famosa massima, ma di sicuro non ne ha tenuto conto facendosi letteralmente incantare dalla sirena fiorentina durante la visita allo stabilimento dell’ex Omeca, attuale stabilimento dell’Ansaldobreda, avvenuta a fine novembre dell’anno scorso.

L’inesperienza ed il pensare che poteva fidarsi delle parole del premier Matteo Renzi gli ha fatto abbassare la guardia anche perché si crogiolava al sentire le parole del rappresentante del “Governo amico” quando con la sua fluente ma effimera loquacità affermava: “… Noi non ti lasceremo solo e faremo di tutto perché Reggio Calabria, questa città meravigliosa e difficile, torni ad essere quella che era. Con Mario (Oliverio, ndr) – ha detto il Presidente del Consiglio - ci siamo visti in campagna elettorale. Adesso dobbiamo fare in modo che quello che abbiamo detto in campagna elettorale sia messo in pratica”.

Il tutto, comunque, preceduto da un “… Bisogna rimboccarsi le maniche, ma questa regione e questo Paese li cambiamo. Il meglio deve ancora arrivare”. Del resto come possiamo condannare Falcomatà se queste belle parole dette in riferimento all’Italia hanno fatto perdere la testa ad una fetta importante della popolazione italiana che aveva concesso, al Premier, un larghissimo consenso? Anche lui è stato turlupinato. Ora però l’incantesimo è cessato e anche il nostro giovane Primo cittadino, trovandosi dinanzi ad una amara verità, considererà quel “il meglio deve ancora arrivare” come una beffarda anticipazione del taglio di tre milioni all’anno, sui cinque previsti, del finanziamento speciale inserito nel Decreto Reggio che dovrebbe concludere la sua efficacia nel 2017. Un vero e proprio scherzo da prete, che fa capire che anche la frase “… ma questa Regione e questo Paese li cambiamo” è mancante della conclusione che non può non essere: “in peggio”.

Si comprendono le difficoltà per il varo della Legge di stabilità varata a fine anno e la necessità di mantenere i conti nei parametri prestabiliti, ma non si capisce come per reperire alcuni milioni, per l’esattezza 9 (non miliardi), si è pensato di affondare le mani nei finanziamenti destinati ai più poveri, e cioè ad una città dell’estremo Sud che con quei milioni avrebbe continuato l’azione di riqualificazione cittadina e di infrastrutturazione che il ruolo di città metropolitana gli impongono.

Per questo obiettivo non ci si può limitare alla protesta fine a se stessa, né ad utilizzare l’occasione della polemica per far il primo della classe e cercare il pelo nell’uovo. Va, invece, costruito un fronte comune per, alla luce delle ultime decisioni della Banca centrale europea, pretendere il ripristino del "maltolto" evitando di innescare elementi che possono sfociare in proteste e rivolte popolari (che facilmente sfuggirebbero di mano) come sembra voler fare il nuovo Governatore della Calabria che, con l’operazione per unificare i bilanci separati tra Consiglio e Giunta, per ipotetici risparmi, rischia inconsapevolmente, di "sfidare" le popolazioni reggine la cui rivolta, 45 anni fa, fu riportata nell’alveo democratico anche con la decisione della gestione separata come sedi e come bilanci delle strutture regionali.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:21