L’ipocrisia delle firme  su Islam e dintorni

A parole, sono tutti “Islam religione di pace”, politically correct e disprezzo verso l’islamofobia. E in tv tutti a gara a dire: “il problema non è l’islam”. Bene. Li abbiamo conosciuti i colleghi che “schifavano” Magdi Allam quando diceva sul “Corriere” le stesse sagge cose che oggi è costretto a scrivere sul “Giornale”. Nei fatti, però, quando a un cronista del quotidiano di via Solferino serve una dritta sugli indagati dalla procura di Roma per il nuovo reato di “foreign fighting”, tanto per dirla alla moderna, la prospettiva cambia. E i pregiudizi tornano a utili.

Così uno di loro si sente in diritto di telefonare in maniera “spensierata” a un eminente studioso islamista che vive nella capitale e, con fare ammiccante come se si stesse parlando con l’amico frikkettone per farsi rimediare il fumo per il week end, si apostrofa così il malcapitato: “hai sentito che a Roma hanno indagato una decina di persone per sospetti contatti con l’Isis? Non è che ci si potrebbe entrare in contatto..?” Figuratevi lo stupore e l’indignazione di chi è stato apostrofato così. Come se uno studioso di islamistica fosse paragonabile oggi a quello che ieri era un leader dell’autonomia, come Franco Piperno, capace di metterti in contatto con l’ala movimentista delle Br storiche a Roma, cioè Morucci e Faranda. Evidentemente il giornalista deve avere pensato inconsciamente (cosa ancora più grave) che lo studioso di islamistica fosse come un Toni Negri dell’Isis.

Un “ideologo”. Cosa dimostra questo? Che in realtà l’ipocrita giornalista in questione, che non vale la pena di citare perché non è un genio neanche del male (come avrebbe detto Pannella riferendosi a Berlusconi), nutre nei confronti dell’Islam “religione di pace”, almeno altrettanti pregiudizi di un Salvini, di uno di Forza Nuova o al limite di un quisque de populo dei Fratelli d’Italia. Solo che poi nella vita per avere un posto al “Corriere” mamma gli ha detto che gli “conveniva buttarsi a sinistra”, e lui, che al contrario di chi scrive, alla mamma ha sempre obbedito, così ha fatto. Peccato che alcune voci, che possono sempre fuggire dal seno, rivelino, dopo anni di militanza nell’informazione seria, lo stesso animo qualunquista, menefreghista e, perché no?, “fascista”, di chi ogni giorno viene giustamente deprecato dalle colonne del “Corriere”. Magari come islamofobo.

Al cronista non è passata neanche per l’anti camera del cervello l’idea che con quella richiesta telefonica si offendeva la sensibilità umana, più che religiosa, di uno studioso dell’islam, convertito italiano della prima ora (anni ’80), che però non ha mai per questo frequentato gente che sgozza o traffica in droga, esseri umani e kalashinikov sotto le bandiere dell’Isis? Serve una dritta sugli indagati romani sospetti jihadisti? “Famme telefonà in Moschea”, è il primo riflesso mentale del pur molto bravo giornalista del maggiore quotidiano nazionale.

E a chi capita che risponda gli si domanda “aumma aumma”, cioè in maniera insopportabilmente ammiccante, la dritta sul “mondo di mezzo dell’Islam”. Però, per carità, non confondiamoci... “che orrore l’islamofobia... fa così berlusconian-leghista...”. Decisamente retrò.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:32