
Vent’anni venne stabilito, “vox populi vox dei”, che i socialisti erano dei ladri. Sì, nel calderone c’erano anche democristiani, repubblicani, liberali, ma, diciamo, solo in parte. I ladroni per antonomasia furono i socialisti. La guida intellettuale dei media e degli apparati, impegnata a certificare questa verità era in gran parte della sinistra comunista e dintorni. Nelle strade e nelle case però a sfogare un’antica rabbia repressa c’erano i ragazzi e uomini di destra, cresciuti sottotraccia negli anni del qualunquismo e del neofascismo. Finalmente quelle accuse di corruzione e malaffare rivolte alla democrazia del dopoguerra, sempre oscurate dalla memoria delle macerie del ventennio, si rivelavano vere. Mentre franavano i partiti governativi dei moderati, il partito di destra, da sempre sotto la scure della stessa liceità di esistere, volava nei voti. I socialisti, simbolo debole della prima Repubblica, erano dei ladri ed i fascisti, da sempre accusati di ogni nefandezza, potevano vantare un’antica onestà. Per esemplificare con Massimo Fini, quelli della vera lotta alla mafia.
Oggi non si capisce perché e come Rai Storia abbia voluto cimentarsi in indagini para giudiziarie sulla disonestà dei fascisti del ventennio. Nemmeno perché abbia voluto trasformare Giacomo Matteotti, il parlamentare socialdemocratico ucciso da squadristi fascisti, in un detective da scandali petroliferi, quasi fosse l’autore di un “Report” o un “Chi l’ha visto?” “ante litteram”. Nel racconto storico la tv di governo ha ribaltato tutto: i ladri sono i fascisti ed i socialisti gli accusatori. Sono passati 15 anni dalla morte di Bettino Craxi, l’esiliato. È morta da pochi giorni anche la sua segretaria. Vent’anni fa si cercò il suo tesoro miliardario nascosto. Oggi è un fatto scontato, anche se non detto, che non c’era nessun tesoro. Dopo la caduta del fascismo, si cercò “l’oro di Dongo”, i miliardi nascosti da Benito Mussolini evocati dalla Rai. Anche allora non si trovò nulla. Né risultano siano mai nati mega partiti neofascisti e neosocialisti riorganizzati con i tesori immaginati. In un caso e nell’altro la guida intellettuale di media ed apparati è una, sempre la stessa, quella della sinistra che fu e della vaga gauche odierna, da sempre molto più che ostile sia a fascisti che a socialisti, con l’astuta e brutta abitudine di usare gli uni contro gli altri, e viceversa, a seconda delle stagioni.
Gli storici Rai ci raccontano di corruzioni e ladrocini fascisti da 10, 70, 700 milioni di euro odierni. Potrebbero parlare anche degli incredibili sprechi e furti dell’età cavouriana e garibaldina, dei tanti scandali dell’età dei notabili liberali. Poi proseguire su quelli fascisti ed infine addentrarsi nella corruzione della prima e della seconda Repubblica. Subito dopo, raccontarne l’effettiva incidenza sui processi economici. L’effettiva veridicità di tante accuse campate in aria e sopravvissute fino ai nostri giorni. Spiegarci perché Matteotti segretario della fusione temporanea tra socialisti moderati e socialdemocratici fosse tanto disprezzato da massimalisti, comunisti ed in particolare da Antonio Gramsci. Raccontare che i brogli elettorali da lui denunciati in Parlamento fossero veri ma numericamente insufficienti contro un blocco elettorale che era per parte minoritaria fascista, essendo costituito largamente da liberali e cattolici, tra cui l’avo dell’attuale ministro degli esteri. Spiegare che l’accusa di Matteotti era rabbia contro i partiti democratici che, dopo il biennio rosso, avevano voltato le spalle ai socialisti, sia estremisti che moderati. Comportamento che sostanzialmente non cambiò nemmeno quando Mussolini si dichiarò colpevole dell’assassinio del deputato, peraltro suo ex compagno di partito. Spiegazioni che incrinerebbero la facile divisione tra buoni e cattivi. E soprattutto che evidenzierebbero nell’accusa di ladrocinio di ieri ai socialisti e di oggi ai fascisti, un solo “fil rouge”, lo sputtanamento del Paese.
Come nel resto dell’occidente, l’Italia ha il suo bel carico di corruzione e spreco; poi ha il sovraccarico di molti scandali che nei paesi anglosassoni non sarebbero tali, visto che là promuovere i propri interessi privati non è illegale; infine, da paese mediterraneo, è afflitto dal nepotismo, per l’occasione della trasmissione in oggetto, rappresentato impeccabilmente dal presentatore di questo ennesimo processo alla storia.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25