Rai: botta e risposta  tra Gubitosi e Fico

“Una riforma dell’informazione Rai è necessaria”. Lo ribadisce il presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, Roberto Fico. L’atto d’indirizzo è in dirittura d’arrivo. In settimana si concluderà a Palazzo San Macuto la discussione generale. Poi le determinazioni saranno comunicate ai vertici di viale Mazzini. Per Fico “un cambio di rotta appare indispensabile. Basta vedere quello che è successo con la copertura degli attentati di Parigi e il pessimo servizio pubblico fornito ai cittadini. Molti cambiamenti potrebbero essere posti in essere senza bisogno di particolari piani di riorganizzazione, così da migliorare l’offerta informativa nell’interesse del Paese”.

Sono le precisazioni all’attivismo del direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi (nella foto), dell’ultimo mese con dichiarazioni e partecipazione a convegni sul tema delle telecomunicazioni. Gubitosi intende accelerare i tempi per portare a termine il suo contrastato piano delle news presentato a settembre alla Commissione di vigilanza. Questo anche a seguito di molti voci allarmate e critiche nei confronti delle proposte ha impiegato il tempo necessario per ascoltare gi addetti ai lavori come i direttori di rete e dei telegiornali, i sindacati, il capo della sala room della Bbc, i rappresentanti delle istituzioni. Si è così giunti al rush finale per elaborare, discutere e votare l’atto d’indirizzo decisivo per il futuro delle testate giornalistiche dall’azienda del servizio pubblico. Spetterà poi al Consiglio di amministrazione di viale Mazzini approvare il piano tenendo conto degli orientamenti della Vigilanza. Un percorso lento e pieno di ostacoli. Il fuoco di sbarramento lo ha aperto il Tg3 con le dichiarazioni, non certo concilianti, del direttore del telegiornale, Bianca Berlinguer, che non intende portare l’ex Telekabul di Sandro Curzi sotto la guida di Monica Maggioni, che ha preso in eredità dal piddino Corradino Mineo il gruppone di Rainews24 e Televideo.

Contrari agli accorpamenti e strenui difensori della loro autonomia le 20 sedi regionali che con la testata Tgr guidata dal cattolico Vincenzo Morgante costituiscono l’ossatura sul territorio dell’informazione Rai. Una struttura di peso (circa 2mila dipendenti) anche per i radiogiornali e i telegiornali che vanno in onda tre volte al giorno e che in gran parte delle regioni italiane rappresentano il principale giornale informativo locale, superando di gran lunga, per ascolti e qualità, le miriade di radio e tv private locali.

Gubitosi ha fretta di fare. Lo chiede anche il Premier Matteo Renzi, che può vantare al vertice del sindacato dei dirigenti un suo vecchio amico come Luigi De Siervo. Il tempo stringe anche perché il Cda è in scadenza ed è zoppo di una unità dopo le dimissioni dell’imprenditrice umbra Luisa Todini, passata al vertice delle Poste. Ma quando il direttore generale porterà l’atto d’indirizzo della Vigilanza se la sentiranno i membri del Cda, prossimi ad andare a casa, di decidere le sorti future della Rai? E l’atto parlamentare quanto peserà sul rinnovo della Concessione Stato-Rai che scade nel 2016?

Molti osservatori ritengono che il Premier Renzi, dopo aver annunciato di voler intervenire in profondità sulla Rai, procederà presto al rinnovo del Consiglio di amministrazione. L’attuale non lo rappresenta, il Pd può contare solo su due “indipendenti di area” come l’ex pm Gerardo Colombo e la figlia di Walter Tobagi, Benedetta. La presidente Annamaria Tarantola e il consigliere in rappresentanza del Tesoro, Marco Pinto, furono indicati dal Governo Monti. Gli altri sono espressione del centrodestra (i forzisti Verro, Todini, Pilati e l’ex An Rositani) e uno (De Laurentiis) in rappresentanza dell’Udc di Casini. Il quadro parla chiaro. In primavera si cambia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:22