Centrodestra: urge cambiare il leader

Nessuno è necessario, ahimé. La storia va avanti senza ognuno di noi. La cosa più preziosa da fare è dare un senso quando ci si è. Poi il “gioco” continua rimane ciò che abbiamo dato e fatto. D’Annunzio diceva: “Io sono ciò che ho donato”.

Quando Giorgio Napolitano “bombardava” illegittimamente il governo di centrodestra al governo eletto democraticamente dagli italiani, un leader avrebbe dovuto resistere, anzi, non farsi influenzare dall’esondazione illegittima del capo dello Stato e, contrastandolo, rimanere dove era e proseguire il proprio lavoro. Anche con le manette ai polsi, un leader rende un servigio al proprio Paese, mostrando al popolo l’efferatezza, l’illegittimità o la violenza di un attacco, rimanendo dove è. Avere dato le dimissioni è stato, insieme alla rielezione di Napolitano, dimostrazione chiara di incapacità politica, di visione e irrecuperabile debolezza. Più chiaramente ancora, all’Italia sarebbe stato molto più utile vedere i giudici che ammanettano, su “ordine” di Napolitano e della sinistra, Berlusconi, che questi anni di vero e proprio stillicidio, con perdita totale in termini economici per il Paese tutto, di avvicendamento di governi di sinistra Monti, Letta e Renzi illegittimi, non validi e impostici irregolarmente da Napolitano.

Il risultato e coronamento del “successo” di Mani pulite si può dire oggi perfezionato dato che, meglio di quanto sperato dai giudici di allora, alla carica di facente funzioni di presidente della repubblica c’è attualmente un giudice di sinistra Piero Grasso, così come alla “moralità” pubblica l’ altro giudice Raffaele Cantone, così come alle Corti tutte sono in prevalenza, se non tutti, giudici, si pensi solo alla Corte Costituzionale, o anche a fare il sindaco, si pensi a De Magistris e troppi ne scalpitano da sud al nord Italia per occupare posizioni e istituzioni pubbliche ben retribuite, con i nostri soldi.

Quando Berlusconi è “sceso in campo” l’elettorato moderato di centro destra ha sperato, in quanto ricco imprenditore slegato dall’apparato pubblico, potesse rappresentare non solo un’alternativa alla sinistra comunista italiana foraggiata dalla Russia comunista, per farla breve anche Berlusconi aveva un po’ di soldi da potere investire in politica da non comunista e a favore della causa liberale e moderata di centrodestra, ma si pensava anche che avesse carte e numeri per la trasformazione, affiancato da persone volenterose e capaci, e con un po’ di tempo al governo, in vero e proprio statista. Non è detto peraltro, che, ove Berlusconi non fosse mai sceso in politica dallo scranno imprenditoriale, quello stesso spazio politico non sarebbe stato occupato da altri, scientificamente infatti ogni spazio vuoto tende a riempirsi. Lo spazio occupato da Silvio Berlusconi da venticinque anni a questa parte si sarebbe comunque riempito. Meglio? Peggio? La storia non si fa né con i “se” né con i “ma”. Quello spazio si è riempito ed è stato riempito venticinque anni orsono da Silvio Berlusconi.

Oggi, obtorto collo, gli italiani hanno avuto ed hanno tuttavia, tre governi illegittimi, appartenenti in toto alla sinistra politica. E l’Italia è decrepita e muore. Cosa deve fare il centrodestra moderato, a fronte della caterva di voti che, appena ci faranno il piacere di indire elezioni e farci finalmente andare a votare, si riverserà su Salvini, voti dell’ elettorato rabbioso contro la farabuttaggine di Renzi al governo e contro l’inanità politica della destra?

In primis si deve spiegare a Berlusconi che non è vero quanto sostiene e cioè che in Forza Italia ci si esprime o che ci sia una normale dialettica e contraddittorio politico. Se Berlusconi guarda bene da chi si è circondato, i soggetti nel partito di sua proprietà sono prevalentemente yesman, non dotati di un proprio pensiero o qualsivoglia linea politica, cortigiani più o meno vili aggrappati a lui nel tentativo, esaudito, di portare a casa grazie a lui una bella pagnotta tutti i santi mesi, pagnotta che però paghiamo noi, con le nostre tasse. Si tratta di soggetti essenzialmente “puttani”, venduti cioè anima e corpo a Berlusconi, per posto e stipendio. Appena provano ad alzare un po’ la nuchetta, Berlusconi li bastona e ritornano a cuccia. I più stanno zitti, muti. Che è poi ciò che effettivamente sono tenuti a fare e di cui si fanno subito una “ragione” perché, senza Berlusconi e il conseguente seggio, non vanno da nessuna parte.

Ci sono solo alcuni, pochi, che non hanno troppo chiaro, dopo tanti anni, il posto che occupano o la situazione in cui si trovano, soggetti che in teoria ci credono, ma non abbastanza forti da crederci. Credono cioè in cosa fanno ma arretrano non umanamente forti nè capaci, figuriamoci politicamente. Ecco perché il centrodestra di Berlusconi è al capolinea, con Berlusconi e senza. Perché è inutile. Oggi non è più questione di cambiare qualche carta sul tavolo o rimescolare il mazzo, è necessario disporre di un mazzo nuovo. Può Berlusconi capirlo? Anziano, provato dalle orge (anche quelle consumano), “fisso” della fissità propria dei vecchi, Berlusconi non può non sapere che sarebbe stato tempo, da tempo, di cambiare l’intero mazzo, né pare stia andando ad oggi a comprare un mazzo nuovo. Il suo tempo è scaduto, oggi fa solo da blocco al percorso necessario di avvicendamento tale da consentire l’individuazione di nuovi leader e gruppi di centrodestra, centro, moderati, laici, liberali.

Fa da tappo. Il tempo è passato, c’è un’intera generazione di giovani oggi ultra ventenni che non sanno cosa sia davvero la politica, ovvero la guida di un Paese, non sa cosa voglia dire selezione e merito reale ed effettivo, osserva e vede solo lo scempio delle nostre regole democratiche e governi imbroglioni gestiti come fossero cosa loro, imbrogli e truffe, destra come sinistra. Cosa può fare Berlusconi ancora per il Paese? Mandarlo a elezioni lasciando esistere, alimentando gruppi e raggruppamenti politici nascenti vicini alle idee antiche liberali quali gruppi contro le tasse, per politiche economiche liberali.

Sarà difficile venga fuori dal Forza Italia quello che è Savini saltato fuori dalla Lega morta ladra di Bossi, perchè Berlusconi non può avere reclutato tra le sue fila. Un Salvini di Berlusconi si è certamente rifiutato di fare il berluschino, perché il coraggio, la visione e la capacità sono ex s incompatibili con l’idea di fare da scendiletto a o di Berlusconi. E gli “affiliati”, cioè coloro che accettano di essere tali, non sono mai dei capi, va da sé. Un capo non va mai a fare l’affiliato, non ce la fa, non gli viene bene. Senza che Berlusconi ceda il passo o passi più di una mano, oggi si ritarda il percorso fatto dai passaggi necessari e idonei per arrivare alla individuazione di nuovi leader politici di centro, centrodestra, moderati, liberali, laici. L’Italia è piena di soggetti forti, capaci, intelligenti, produttivi. Saranno gli italiani stessi a supplicarli, con forme nuove e efficaci, perché vadano a governarci, per il bene di tutti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34