In memoria di Craxi a 15 anni dalla morte

E' paradossale che – a quindici anni dalla morte di un grande statista – l'Italia di oggi sia governata da un piccolo politico autoritario con tanti nei in faccia, amico dei poteri forti, amico dei banchieri e delle élite finanziarie d'Europa ed Occidente.

Un piccolo uomo figlio peraltro dell'incultura cattocomunista, ovvero della conservazione all'italiana in salsa berlingueriana. E' paradossale che, quello che i comunisti di allora definivano in modo spregiativo il “Cinghialone”, fosse in realtà l'unico leader riformista e di sinistra dell'epoca e, soprattutto, sia stato anche l'ultimo. Con l'avvento del golpe di Tangentopoli che – cosa unica nel mondo cosiddetto civile – spazzò via i partiti di governo per aprire la strada alle destre (sia nere che rosse) e l'esilio di Bettino Craxi ad Hammamet, infatti, la sinistra italiana è morta per sempre. E così la democrazia in questo nostro Paese, sostituita da leggi elettorali incostituzionali ed autoritarie, come autoritarie sono le misure adottate in particolare da quest'ultimo governo, che ha fatto strage di disoccupati e lavoratori.

Del resto Bettino Craxi era figlio naturale di un socialista e fu figlio politico di un socialista che in gioventù fu persino anarchico e repubblicano, ovvero Pietro Nenni. La sua, insomma, fu una storia libertaria sin dalle origini. E non fu un caso se, nel 1976, volendo rompere con la tradizione reazionaria del movimento operaio, ovvero con la visione marxista, parlò di Proudhon, ideatore del socialismo anarchico; parlò di Garibaldi, recuperando l'idea del Socialismo Umanitario e Nazionale; parlò di Carlo e Nello Rosselli, ricollegandosi così alla tradizione mazziniana del Partito d'Azione. E, sia prima che durante gli anni del suo Governo, mai smise di finanziare i Movimenti di Liberazione Nazionale; da quello socialista greco guidato da Panagulis sino a quello cileno e mai smise di dialogare con le avanguardie libertarie, con i Radicali, con le avanguardie operaie, con Lotta Continua, Autonomia Operaia, Democrazia Proletaria.

Cosa che i cattocomunisti, sin dai tempi di Berlinguer, mai vollero fare, preferendo dialogare con la Democrazia Cristiana, al punto che i loro eredi, oggi, hanno fondato il Partito Democratico, un frammisto di moderatismo e conservatorismo che li porta naturalmente agli antipodi dell'Internazionale Socialista, di cui pur hanno – indebitamente – fatto parte.

Sarà che da tempo nell'Internazionale Socialista non ci sono più i Papandreu, i Gonzales, i Mitterand, ovvero i rappresentanti autentici del socialismo delle origini, oggi sostituiti dai servi della Bce e del Fondo Monetario Internazionale quali Hollande e Schulz. Bettino Craxi, amato dai laici al punto che il suo approdo voleva essere un grande partito della democrazia laica, che vedesse uniti socialisti, radicali, verdi, repubblicani, socialdemocratici e libertari, oltre che amato dalla destra nazionale che in lui vide il leader in grado di riportare il made in Italy nel mondo e ridiede una nuova sovranità all'Italia, senza mandarle a dire nemmeno agli Stati Uniti d'America (vedi la vicenda di Sigonella), fu anche l'ideatore della Grande Riforma, ovvero il rafforzamento del governo in chiave presidenzialista e fu il principale acerrimo nemico di quei poteri forti bancari ed imprenditoriali che finiranno presto – grazie al golpe di Tantengopoli - per svendere l'Italia, attraverso indiscriminate privatizzazioni.

Craxi fu peraltro sempre molto critico nei confronti del rigoroso Trattato di Maastricht, che egli avrebbe voluto rinegoziare, ovvero nei confronti di un'Europa unita che avrebbe avvantaggiato unicamente le elite economico-finanziarie a tutto scapito dei cittadini. E' aberrante pensare che egli sia morto da sconfitto e che oggi al potere – quello con la P maiuscola – ci siano i suoi più acerrimi nemici, ovvero coloro i quali sono riusciti ad attuare quelle politiche anti-popolari che egli aveva tentato di contrastare. Ed è aberrante pensare che costoro, travestiti da “uomini di sinistra”, si siano rivelati invece i più reazionari servi della Bce e del Fmi. Noi socialisti senza tessera, né di destra né di sinistra, noi libertari, noi repubblicani mazziniani e garibaldini, onoriamo, ad ogni modo, la memoria di questo grande uomo che – se oggi fosse ancora fra noi – avrebbe fatto grande questa Patria, da troppo tempo violentanta e vilipesa.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:23