
Shakespeare diceva: per fortuna i giorni brutti finiscono così come tutti gli altri, per noi il tempo, questa infinita grandezza fisica, si misura in Governi, dunque ci ritroviamo a dire: per fortuna i Governi brutti finiscono, né più né meno che come tutti gli altri, l’attuale, speriamo davvero finisca presto. Nel frattempo è finito il mandato del Presidente Napolitano, anzi lui stesso l’ha fatto finire, dimettendosi in anticipo, meglio così, con tutto il rispetto non lo rimpiangeremo, anche se in Italia il peggio non muore mai.
Durante nove anni da Presidente, Napolitano ha fatto tutto, ha posto, disposto, imposto, ha giocato da vero capitano piuttosto che da arbitro, è stato il vero governatore della politica del Paese, insomma un Presidente presidenziale, in una Repubblica costituzionale parlamentare, incredibile ma vero. Non c’è piaciuto affatto, nel caso Mancino, nel caso Monti, nel caso Marò e in tanti altri non c’è piaciuto per niente e non ci mancherà, nonostante ciò, crediamo che il civile rispetto gli sia dovuto.
Gli auguriamo, per così dire, una serena vecchiaia, anche se il Presidente questa stagione della vita l’ha iniziata da un bel po’, siamo sicuri che non farà fatica ad averla, al contrario purtroppo, di milioni di anziani che in Italia con la pensione al minimo, non hanno avuto nemmeno gli 80 euro per tenere acceso di più il termosifone d’inverno. Eppure tant’è, il suo pupillo, Renzi, quello che ci ha regalato per San Valentino 2014, dimostrandoci così tutto il suo amore, dal bonus degli 80 euro ha escluso proprio gli anziani, quelli per i quali, beati loro, i condizionamenti del Quirinale non si pongono nemmeno nei sogni.
E’ finito e ringraziamo Dio, l’incubo del sequestro di Greta e Vanessa, noi siamo felici, forse gli americani un po’ meno, visto che sulla faccenda dei riscatti la pensano diversamente e francamente non hanno torto, sarebbe ora che ci riflettessimo una volta per tutte. E’ finito anche, quante cose sono finite in questi giorni….. il semestre a guida europea del nostro Premier Renzi, che nel commiato in un parlamento fantasma, ha prodotto una delle sue performance migliori. Ha confuso l’arricchimento col risparmio, la povertà con la paura, il dire con il fare, in mezzo al quale ci sta un mare e che mare. Ve lo diciamo adesso che mare, un mare di stupidaggini, di sparate, di chiacchiere inutili, di provvedimenti sbagliati, di pochezza e di mediocrità che, quando si accompagnano alla spavalderia, diventano intollerabili.
Eppure anche qui, il Premier è convinto di aver salvato dopo l’Italia anche l’Europa, la sua prossima tappa saranno le primarie in America, per tentare di salvare anche quella. Insomma, se non fosse per il dramma di Parigi, la cui eco di sdegno è troppo alta e profonda, ci sarebbe da sorridere a sentirlo, Renzi. Così come ci sarebbe da sorridere ad ascoltare il suo luogotenente Padoan, quando insiste su un 2015 di svolta, parola che gli ha inculcato il capo, roba da non credere per chi di economia dovrebbe capire e molto più degli altri. Stiamo peggio di prima, fermi, bloccati, inchiodati come legni, in una crisi che non passerà fintanto che saranno loro a governarla, il Paese sprofonda e loro si vantano, roba da matti. Del resto, chi fa politica da noi, sa bene che gli italiani tendano a sopportare tutto e troppo e se ne approfitta a mani basse e spesso sporche.
Per il momento però, non resta che aspettare il teatrino per il nuovo inquilino del Quirinale, da quel che si vede lo spettacolo potrà essere peggiore che in passato, nomi di sepolcri imbiancati, trasversali e decotti, circondati da veti, trappole, accordi sottobanco e franchi tiratori pronti ad impallinare, questo è lo spirito di saggezza, di responsabilità e di laico amor patrio col quale si accingono a scegliere la più alta magistratura della Repubblica. Questo è il nuovo verso di cui parla Renzi, questa è la svolta che ci ha data, questo è il “ritmo” che ci attende per il 2015 appena iniziato. Ed allora ha davvero ragione Shakespeare, per fortuna che i giorni brutti finiscono comunque come tutti gli altri, ma in questo caso, noi speriamo, che domani sia proprio un altro giorno.
Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 14:16