Messa in stato d’accusa di Napolitano, a futura memoria

Per il Presidente della Repubblica che stravolge la Costituzione è previsto il reato di tradimento. Per fare valere una qualche responsabilità in capo al Presidente che fa come gli pare, in Italia esiste la sua messa in stato d'accusa, che non è il vero e proprio impeachment del sistema politico statunitense. Si tratta di un nostro procedimento contro il Presidente, disciplinato dalla Costituzione, che prevede, all’articolo 90, che il Presidente della Repubblica è responsabile nel caso di alto tradimento o di attentato alla Costituzione e in tali casi viene messo in stato di accusa. Sono ipotesi tassativamente indicate per le quali il capo dello Stato viene giudicato.

Precisamente sono: 1. l’alto tradimento, che si ha, ad esempio, con la diffusione di segreti di Stato o, in tempi di guerra, con l'accordo con Stati esteri nemici; e 2. l’attentato alla Costituzione che si ha quando si violano le norme della Costituzione in maniera tale da stravolgere i caratteri essenziali dell'ordinamento al fine di sovvertirlo con metodi non consentiti dalla Costituzione medesima. La messa in stato d'accusa è una prerogativa del Parlamento e la sentenza relativa spetta alla Corte Costituzionale, campa cavallo. Il procedimento è di tipo penale, con sentenza finale di destituzione del Presidente o assoluzione, e la sentenza è inappellabile. Nella nostra storia repubblicana si è andati vicini allo stato di accusa tre volte, cioè 1.con Giovanni Leone per lo scandalo Lockheed cioè per gli illeciti nell'acquisto da parte dello Stato italiano di velivoli dagli Stati Uniti e Leone si dimise subito.

Il secondo è stato Oscar Luigi Scalfaro, per le accuse di avere gestito fondi neri a uso personale quando era stato ministro dell'interno, e in tale caso non si arrivò alla messa in stato di accusa perchè Scalfaro concluse il suo mandato prima. Infine Francesco Cossiga, accusato da Luciano Violante, Marco Pannella, Nando Dalla Chiesa e Leoluca Orlando di avere snaturato il ruolo di Presidente, Francesco Cossiga si dimise anch’egli a poche settimane dalla scadenza del mandato. Dato che Napolitano ha come minimo stravolto ogni regola di democrazia in Italia, gettandoci nella miseria più nera, è d’obbligo chiedersi cosa avrebbe dovuto fare d’altro per venire accusato di tradimento o, adesso che è fuggito, di qualche accusa e violazione di sorta? Giorgio Napolitano ha snaturato il ruolo di Presidente della Repubblica italiana. Ha “esondato” dal proprio ruolo e dalle proprie funzioni.

Ha “brigato”, esortato e costretto un governo legittimo italiano eletto, alle dimissioni, l’ ha obbligato ad andarsene, con l’ utilizzo della magistratura, contro il popolo italiano che l’aveva eletto, e successivamente ha designato Monti, poi Letta e adesso Renzi i quali hanno governato e governano tuttora senza avere ricevuto il necessario diretto mandato democratico e senza che i loro programmi siano stati mai validati da una vittoria elettorale alle elezioni politiche. Ma tutto questo non sembra costituire uno scandalo, anzi, adesso, siamo costretti a vivere nell’illegittimità del colpo di Stato compiuto da Napolitano con la chiamata di Monti, Letta e Renzi a governare, non avendo mai voluto indire elezioni, e viviamo tuttora, sempre “grazie” a Napolitano, con un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale in quanto dichiarata illegittima la legge elettorale con cui è stato eletto, con istituzioni attuali illegittime, con “riforme” decise da Monti, Letta e Renzi con il consenso del Parlamento illegittimo e che sono state siglate dall’altrettanto illegittimo presidente della Repubblica Napolitano.

Siamo nella totale illegittimità, nella più piena invalidità ed è morta la democrazia, assassinata in Italia dal Capo dello Stato pro tempore Napolitano e suoi raccomandati. L’opposizione politica non è esistita e non esiste perché i partiti di opposizione hanno fatto della sopravvivenza dello stipendio la loro sola bandiera, anzi, hanno appoggiato lo scempio democratico, solidali nella responsabilità. Giorgio Napolitano ha tradito la Costituzione. Non si può non vedere. Non si può negare. Non si può non dire. E il peggio è che, financo facendo scempio delle regole democratiche italiane, non ne ha neanche “imbroccata” una, dico una, di scelta di politica economica e non, nazionale e internazionale.

Ha dato il Paese ai suoi amici incompetenti, incapaci e inadatti, si pensi anche solo alla designazione di Monti nominato in spregio agli italiani senatore a vita, quando la Costituzione precisa che tale carica debba essere motivata da una produzione tale da avere dato lustro all’Italia mentre Mario Monti non ha mai prodotto niente ed è stato cacciato, costretto alle dimissioni, due anni in anticipo dalla Commissione europea per “accertata responsabilità collegiale nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo”. Anche in questo caso Napolitano ha esercitato il proprio potere contro la Costituzione e le nomine, non solo quella senatoriale, di Monti, Letta e Renzi non sono valide. L’Italia ha bisogno di poggiare il proprio futuro su solide basi democratiche. Queste necessitano di ordine e chiarezza circa il proprio passato. Non si costruisce sul terreno marcio, perché crolla. Prima ci vogliono solide basi.

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:07