Basta divisioni tra   buonisti e islamofobi

Come sempre nel nostro Paese davanti ad una tragedia come quella parigina ad opera del terrorismo islamico, passata la commozione, ci si divide subito tra buonisti e islamofobi. Cerchiamo di sfatare alcuni luoghi comuni di ambedue le fazioni. Le religioni cristiane, islamiche e non solo, si sono affermate con le armi, il Medio Oriente e tutta l’Africa del Nord era cristiana e con la scimitarra furono convertiti all’Islam, cosi l’America Latina era considerata pagana e con le armi si convertì al cattolicesimo. Fu giusto o sbagliato è un falso problema perché è la realtà storica. La storia delle religioni è ricca di martiri, di guerre e di persecuzioni come di periodi di tolleranza, come sempre questi periodi sono dipesi da esseri umani al comando del potere religioso e/o politico; il loro percepire ed interpretare le scritture sacre, i segni premonitori e i loro interessi economici che oggi diremmo geopolitici hanno scandito il dialogo o le guerre, le religioni sono state usate come pretesto per legittimare il loro potere.

Non essendo un teologo e non avendone le competenze, in modo umile, voglio pormi delle domande: il cristianesimo come l’ebraismo hanno dei testi sacri comuni che in qualche modo sono stati reinterpretati e rielaborati allontanando quei concetti di violenza che quei testi contengono, oggi diremmo che quegli scritti sono stati contestualizzati a quel periodo storico e il loro messaggio va reinterpretato anche nel senso del simbolismo e riproposto oggi sotto una luce diversa fatta di amore e pace. Anche il Corano è intriso di concetti amorosi, di pace e di violenza, affonda le radici nella tradizione giudaico cristiana, per cui quando qualcuno afferma che l’Islam è pace non dice una bugia ma neanche tutta la verità perché ad oggi nessuna autorità islamica ha mai contestualizzato o secolarizzato il Corano. Forse un tentativo importante lo sta facendo l’attuale presidente dell’Egitto. Pertanto dobbiamo prendere atto che attualmente il Corano è un insieme di precetti amorevoli e violenti contemporaneamente, chi evidenza solo l’uno o l’altro è un mistificatore.

Il problema che adesso ci si pone è come distinguere chi predilige una parte oppure un’altra, per questo sarebbe di buon senso che nelle moschee italiane, ad esempio, per legge si pregasse solo in italiano. Altro aspetto fondamentale per una convivenza reciproca è che le leggi dello Stato italiano siano uguali per tutti, senza pruriti di relativismi culturali. In Occidente la festività è domenica e questo vale anche per gli ebrei che hanno la loro festa religiosa il sabato e deve valere anche per i mussulmani che hanno la loro festa il venerdì. Su un documento ufficiale in Occidente oggi si fa riferimento al 2014 e così avviene per l’ebreo anche se la sua religione dice che siamo nel 5775 e per il mussulmano nel 1435. Questi esempi per quanto stupidi dovrebbero far comprendere che l’identità, la tradizione e le regole del Paese ospitante non devono adeguarsi all’ospitato ma è l’ospitato che deve rispettare le regole e le leggi del Paese che lo ospita. Chi dice il contrario ed è in buona fede è solamente un ignorante.

L’attentato di Parigi è certamente un chiara manifestazione dell’intolleranza e del fanatismo islamico, senza voler offendere nessuno, perché è oggettivo che essi trovano ispirazione nei loro testi sacri. Questo rifiuto di voler riconoscere la matrice culturale del terrorismo mi ricorda quando i comunisti consideravano le brigate rosse fasciste, si ripone lo stesso modello mentale che omette a loro stessi che nel loro dna culturale c’è la violenza per conquistare il potere. Il fanatismo islamico cos’è se non la conquista del potere, come lo è stato anche per la religione cattolica contro i pagani? Certo parlavano di evangelizzare con le armi in pugno, ma oggi la chiesa cattolica all’evangelizzazione da un altro significato che non è violento ma è dato dall’esempio dei missionari.

Per contrastare questo fenomeno credo che bisogna agire su più livelli. Nei nostri Stati europei non dobbiamo cedere al ricatto della paura ma, mantenendo fermi i nostri valori ed i principi democratici, trovare forme di collaborazioni più stringenti tra le varie forze di polizia e servizi di sicurezza nel monitorare il fenomeno che oltretutto si presenta non solo più come un fenomeno di stranieri ma di connazionali. Smetterla, in Italia, di litigare se siano clandestini o rifugiati politici o gente in cerca di un lavoro migliore, questi termini configurano uno status preciso, al rifugiato va data accoglienza, il lavoratore deve essere in grado di auto mantenersi economicamente e il clandestino, lo dice il termine, è pregato di tornare a casa. Queste regole sono vigenti in tutta Europa e non si comprende perché in Italia ci complichiamo la vita, per quanto l’inchiesta mafia capitale ci ha fatto comprendere il business che certi soggetti a cultura terzomondista realizzavano sulla pelle di quelli che volevano accogliere.

Altro aspetto è di natura internazionale tra l’Occidente giudaico cristiano che deve fare della lotta al terrorismo una diga di civiltà contro le barbarie. Sotto questo aspetto la politica americana di Barack Obama e per alcuni aspetti anche quella francese nei confronti dei Paesi Arabi sono state miopi, a dir poco, con la fine del comunismo l’Europa e l’Occidente devono comprendere anche la Russia. La Nato in base al patto costitutivo dovrebbe essere sciolta dopo la scomparsa del Patto di Varsavia, e se questa struttura deve continuare ad esistere va riconvertita come il braccio armato dell’Occidente democratico in difesa dei suoi valori e pertanto anche la Russia ne deve far parte. Certo questo cozza con gli interessi economici e deliranti di una parte delle multinazionali americane che credono di utilizzare il loro stato a discapito degli stessi valori americani e dei popoli.

Un ultimo aspetto riguarda i Paesi Arabi, loro essendo anche vittime del terrorismo, devono uscire da questa situazione ambigua di essere amici dell’Occidente e poi finanziano i movimenti islamici fondamentalisti. Sta ai loro governanti denunciare al popolo che chi professa un Islam violento è contro l’Islam, detto da noi vale nulla, è la loro comunità politica, civile e religiosa che deve fare questo salto di civiltà. Sarà premura dell’Occidente favorire quegli stati che rifiutano la violenza e mettere in una black list coloro che preferiscono vivere in questa zona grigia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:25