
Fra pochissimo la campagna per l’elezione del nuovo Presidente entrerà nel vivo e uomini politici nonché commentatori si daranno da fare per elencare le caratteristiche ideali del nuovo Capo dello Stato. Fra queste, una in particolare troverà numerosi sostenitori: il nuovo Presidente non dovrà essere ‘divisivo’.
Tale aggettivo, introdotto da Giorgio Napolitano in un discorso pubblico di un paio di anni fa, ha riscosso un immediato successo soprattutto a sinistra fra tutti coloro che assumono da sempre l’unità come un valore fondamentale. Ovviamente, a sinistra, l’unità è riferita, come pallido ricordo marxiano, all’unione di tutti i proletari ma ora si estende a chiunque intenda riconoscersi negli obiettivi più urgenti, dalla lotta alla disoccupazione alla ‘crescita’, dal contrasto alla corruzione o all’evasione fiscale alla difesa dell’ambiente e così via. In questo quadro la convergenza, o addirittura la compattezza, del più ampio schieramento di forze politiche è vissuta come un obiettivo pregiudiziale e il nuovo Presidente dovrebbe esserne il simbolo. Il rifiuto di tutto ciò che possa essere ‘divisivo’ nasconde però un inganno, più o meno volontario.
La democrazia liberale, infatti, si fonda esattamente sulla diversità delle opinioni e non sull’unità di queste. E’ la diversità che, come accade del resto nel regno biologico, garantisce il reperimento delle soluzioni migliori e non la convergenza universale su una sola carta da giocare, come succede nelle dittature. Su questo piano l’Italia ha ancora molto da imparare nonostante la Costituzione, citata spesso acriticamente, indichi chiaramente non solo il generico ‘rispetto’ delle diversità ma l’utilità fattuale della pluralità delle idee. In effetti, é innegabile che su ognuna delle finalità sopra ricordate – prima fra tutte l’uscita dalla crisi economica e morale del Paese – vi possono essere, e di fatto vi sono, proposte e dottrine di varia natura e, lì, le idee sono dunque ‘divisive’ per definizione.
Il fatto stesso che, in Parlamento, la maggioranza esprima il proprio sostegno ad un Governo che sposa certe soluzioni e non altre, non significa che essa sia costituita dai ‘buoni’ mentre l’opposizione rappresenterebbe i ‘cattivi’ o, come oggi alcuni incautamente dicono, i ‘gufi’. Il De Ruggiero, anni fa, non a caso sosteneva che, per esempio, i liberali sono più liberali quando sono all’opposizione e ciò vale anche se, liberale o meno, un partito assume la responsabilità di governare. Tutto ciò definisce l’inesorabile tendenza delle idee a generare incertezze o deviazioni allorquando dal piano dottrinario si accede a quello della realizzazione. E, per l’appunto, è solo il ruolo di controllo esercitato da chi si ‘divide’, ossia si differenzia dal coro che sempre circonda il Potere, che può offrire alternative a politiche che si rivelassero fallimentari.
Il nuovo Presidente non potrà non rappresentare tutti gli italiani perché questo è il compito che gli attribuisce la Costituzione ma ciò non significa che le sue idee debbano essere talmente sbiadite o latenti da non irritare nessuno. Del resto, nessun Presidente, da De Nicola in su, faceva mistero delle proprie afferenze ideali. Il ruolo del Presidente non è quello di rassicurare la popolazione per la sua neutralità politica: egli deve dimostrare che l’unità del Paese è una premessa spirituale di fondo, che viene prima delle diversità politiche contingenti. Ma si tratta di un principio sicuramente ostico per chi, da noi, immagina l’unità nazionale non come premessa ma come risultato, come fosse una sorta di luminosa e finale omogeneità complessiva, corredata da ‘verità’ indiscusse.
Quella stessa che sembra preoccupantemente perduta quando, dai risultati elettorali, si scopre che l’Italia è ‘spaccata’ - versione giornalistica della ‘divisività’ - se 4 italiani su 10 votano di qua e 6 di là dimostrando, con ciò, di pensare alla democrazia come ad un sistema che funziona bene solo se almeno l’80% degli elettori si orienta da una parte, condannando all’irrilevanza o persino alla pericolosità chi si orienta diversamente.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:32