
Piero Calamandrei scriveva: “La legalità è condizione di libertà. Senza certezza del diritto non può sussistere la libertà”.
Aggiungerei anche la dignità, perché la difesa dei propri valori, della propria cultura e della propria religione non può essere stroncata, almeno nelle civiltà evolute, dalla pseudo-cultura buonista e filo-minoritaria (attualmente dominante perché ritenuta "politically correct"), in virtù della quale il cittadino comune dovrebbe tollerare ciò che normalmente sarebbe da considerare intollerabile (e spesso illegale), per salvaguardare le culture e la dignità delle minoranze, che è come dire sentirsi minoranza a casa propria. Una società multiculturale ideale, sarebbe teoricamente quella dove fosse possibile vivere sulla base della propria cultura e della propria religione, nel rispetto reciproco e nella tutela di tutte le diversità. Ma questo ideale è applicabile solo nel caso di culture, se non omogenee, almeno "compatibili". Poiché, tuttavia, esistono oggettivi elementi di contraddizione (se non di conflittualità) all'interno delle diverse culture e religioni rappresentate nella nostra società, è evidente che tale ideale non può essere che un'utopia.
Per anni ci siamo visti spacciare il mito della integrazione come il 'verbo' assoluto ma la verità è che molte comunità, specie le più distanti dal nostro modello occidentale, non vogliono affatto essere integrate. Non ha dunque alcun senso insistere nell'idea, sbagliata in partenza, di assimilazione ed integrazione delle varie culture e religioni alla nostra cultura. Semplicemente non potrà mai avvenire nulla del genere, laddove in partenza non si vuole che ciò avvenga. Ancora, non è politicamente corretto chiedere a modelli di società preordinati, come la nostra, di rinunciare a tradizioni e riferimenti culturali, in nome della multiculturalismo e del rispetto per le minoranze (vedi la questione del crocifisso nelle aule scolastiche, o le festività del Natale, o la questione della trattazione di questioni storiche controverse come le crociate o l'olocausto).
La vera società multiculturale non è quella che consente tutto a tutti, ma è quella che sa porre condizioni giuste e chiare, sapendo farle applicare e rispettare a tutti perché la libertà individuale è la base della democrazia ed è unica, singolare, non negoziabile e indissolubile per cui a nessuno è permesso violarla, “è facoltà umana attraverso la ragione cercare di essere coerenti con la difesa della libertà altrui, non imponendo spesso la propria”.
Troppo spesso la imposizione della libertà individuale finisce per violare la libertà globale che si fonda su tre paradigmi: legalità, dialogo e riconciliazione. Libertà, parola antica spesso usata e abusata da certo militantismo osservante che sempre più spesso difende e pubblicizza modelli arcaici di costrizione morale e fisica. Ma la libertà ha un inizio e una fine? Certamente che no! Nasce e vive con la dignità di ogni essere vivente! Allora perché ci si ostina, in nome di un falso multiculturalismo a sostenere l'obbligatorietà di ricercare il multiculturalismo a ogni costo? Quanto successo in Francia e quanto successo in altre parti del mondo deve imporre una presa di coscienza chiara perché la vera società multiculturale non è quella che consente tutto a tutti in nome di un’ipocrisia ideologica e di un pressapochismo globale, ma è quella che sa porre condizioni giuste e chiare, sapendo farle applicare e rispettare a tutti.
I morti di Parigi, i crocifissi e i decapitati della Siria, gli assassinati dei Boko Haram chiedono giustizia e la giustizia è Liberta. Sveglia! Il tempo delle ideologie, dei bizantinismi e degli integralismi in nome della religione non possono avere spazio nella nostra realtà. Serve coerenza e coraggio….e non omologazione nei costumi, nel pensare e nel vivere la quotidianità.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:22