Siete tutti impazziti?

Abbiamo letto – e il panettone ci è andato di traverso – di questa polemica tra gli amici de “La Cosa Blu” e gli altrettanto amici di “Formiche”. Partiamo dalle conclusioni: siete tutti, improvvisamente, impazziti? Non ci piace essere tranchant nei giudizi, ma questo gran casino davvero non sta in piedi e va risolto al più presto, davanti ad una birra o ad una coca zero (se siete a dieta).

Il pezzo di Formiche non è altro che un normale articolo di un giornale che ha in lungo e in largo sponsorizzato l’evento di Milano (quello cui anche noi abbiamo – e grazie ancora per averci coinvolto! – partecipato) e contribuito a rendere noto quel che si muoveva all’ombra de “La Cosa Blu”. Il titolo forse è “piccante” ma , chiedete referenze a Della Vedova e al suo mai pronunciato “andiamo con Renzi” su Repubblica di qualche giorno fa, non c’è nulla di male ad essere definiti “finiani” o “ex finiani”.

Piuttosto il punto è un altro: questa è una traversata nel deserto. Per tutti noi. Non sarà né facile né breve. Ma soprattutto nessuno sa quale sarà il punto di arrivo. Se però anche le persone intellettualmente affini, quelle che dovrebbero per loro natura giocare di sponda e legittimarsi a vicenda, finiscono per insultarsi via web a colpi di mezze frasi e di recriminazioni, beh allora in quel deserto saremo condannati a viverci per lungo tempo, senza speranza alcuna di uscirne politicamente vivi.

Sappiamo quanto sia difficile costruire. Quando poco gratificante diventa il tentativo di mettere insieme anime e culture diverse per dare vita ad una casa grande e nuova. Lo sappiamo perché da anni, ogni mattina, mettiamo in piedi Tocqueville: e chi non viene aggregato ci scrive e si lamenta, chi viene aggregato non è contento dello spazio e c’è anche chi sostiene che gli aggreghiamo scientificamente solo i pezzi meno belli.

Fosse stato un mestiere facile, del resto, lo avrebbe già fatto qualche segretario di partito in cerca di un po’ di visibilità. Invece è un lavoraccio. E non ci si può proprio illudere che il percorso sia lineare e senza qualche strappo: va messo in conto. Bisogna lavorarci su, smussare gli angoli e andare avanti.

C’è una cosa che però vorremmo dire con molta chiarezza: quel che davvero non condividiamo è considerare i “finiani”, gli ex “finiani” o chi sta con Alfano e Casini qualcosa di diverso dal centrodestra. Un centrodestra vincente si costruisce all’insegna del futuro e delle idee, non del passato e delle appartenenze. Meglio un finiano liberale o un alfaniano che vuole abolire l’articolo 18, che un teorico della destra dura e pura che difende i vigili assenteisti di Roma.

Non possiamo permetterci – e sarebbe un errore madornale – di costruire l’ennesimo ritrovo di amici, in cui raccontarci quanto siamo bravi, belli e intelligenti. Salvo poi consegnare la guida della nostra parte politica o, peggio, del nostro paese a chi fa esattamente il contrario di quel che vogliamo. È giunto il tempo che chi crede in poche ma semplici cose si sporchi le mani per realizzarle e uscire dall’irrilevanza.

Tratto da Notapolitica

Aggiornato il 06 aprile 2017 alle ore 15:01