
Siamo un popolo di malpensanti e invidiosi, che predicano male e razzolano peggio.
Siamo capaci, a causa dell’invidia o del livore, di far bloccare una legge, una riforma, una innovazione, perché un certa “massima ignota ma non ignara”, come scriveva Salvatore Padula il 6 gennaio scorso sul Sole 24 Ore, inserisce nottetempo una norma salva poteri forti. Subito il pensiero và lì; ai forti, ai ricchi, a coloro i quali dispongono di più di noi e bellamente non ne fanno un mistero.
Vergogna! Devono essere puniti sempre ed ad ogni costo; devono arrestarsi, anche se a fermarsi sarà tutto il Paese. Non importa. E’ il caso del cosiddetto salva Berlusconi, che ha fatto innescare la polemica che rischia di far congelare un intero testo del decreto attuativo della delega fiscale. Il caso esploso ha determinato una serie di congetture, una più agghiacciante dell’altra (fra smentite di presidenti emeriti della Corte Costituzionale e minacce di ricorsi alla magistratura e ipotesi di retromarce ad personam).
Fermo restando che in un paese civile le leggi devono valere per tutti e che se una legge è stata pensata, vuol dire che lo si è' fatto" pour cause" e, si è visto, sulla falsa riga di taluni stati esteri, pur mantenendo l'effetto deterrente relativo i reati tributari (si veda in tal senso, l’articolo di Giovani Parente sul Sole 24 ore di oggi).
Nel mentre quindi apprezziamo la presa di posizione del nostro presidente del Consiglio che ha detto che la "manina " era la sua (cfr Il Sole 24 ore di oggi, Dino Pesole), così dimostrando di avere coraggio e determinazione, provocatoriamente, posto che è stato confermato dai diretti interessati che le pene ad oggi inflitte verranno scontate sino alla fine e posto che la legge vale solo per l’avvenire per fatti che siano già emersi al momento della sua emanazione, ferme restando le garanzie costituzionali, perché nel tempo che oramai passerà prima della sua approvazione, in sede di modifica non si inserisce un tetto applicativo? Finalmente sarà certo che essa vale solo per quei poveretti incauti per i quali questa norma è stata realmente pensata. Quelli che potrebbero trovarsi la fedina penale sporca per il solo fatto di avere commesso un errore o che non versano imposte dichiarate perché non hanno risorse per farlo (come ha scritto Dino Pesole sul Sole 24 Ore di oggi).
Si introduca quindi, un tetto al “montepremi” su cui deve essere calcolato il 3%. Non si va in galera per quelle omissioni che riguardano i redditi non superiori ad una certa cifra. Sono esclusi da questa esenzione i grandi patrimoni. Evviva! Si riparte!
Con buona pace delle garanzie costituzionali e senza guardare ciò che fanno i nostri cugini d’oltralpe (in Francia la “franchigia” per evitare la galera è del 10%), si sarà sgombrato il campo da ogni incertezza e non ci saranno più scuse per bloccare il Paese e tenere sempre alto lo stendardo della politica infamante, anziché pensare agli interessi degli investitori esteri, del mercato e del Paese, come sempre.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:34