
E’ il 17 dicembre. I carcerieri di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo caricano un filmato di ventitré secondi su Youtube: “supplichiamo il nostro Governo ed i suoi mediatori di riportarci a casa prima di Natale – dicono le due ragazze- . Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise. Il nostro Governo ed i suoi mediatori sono responsabili delle nostre vite”. Gli Agenti dell’Aise sono a buon punto con le trattative iniziate ad Agosto 2014 ed in questi giorni riferiranno al Copasir sui contatti con i terroristi e sull’attendibilità del video.
La dinamica del filmato è inconsueta e piena di messaggi subliminali. Anzitutto è diverso il tono usato dagli ostaggi che non è di supplica accorata e straziante ma è un appello recitato sommessamente guardando fuori campo come a volersi assicurare di aver svolto il compito assegnato dai carcerieri o presunti tali. In secondo luogo, nel video definito asettico dagli inquirenti, non c’è la presenza dei personaggi ostili armati ed incappucciati che minacciano l’incolumità degli ostaggi né tantomeno scritte coraniche o il classico abbigliamento arancione con cui siamo stati abituati a vedere i condannati a morte.
Le due ragazze sono vestite di nero a voler simboleggiare un avvicinamento forzato all’Islam ed un trattamento quantomeno diverso rispetto alla consuetudine degli ultimi tempi. Il tutto, messo a sistema, induce a pensare che non si tratti delle modalità tipiche dell’Isis e che la liberazione delle donne sia solo una questione di riscatto. Gli elementi portano a presumere che i carcerieri siano appartenenti al fronte Jubath al Nusra, gruppo che tipicamente tende a non uccidere gli ostaggi ma a finanziarsi con i riscatti derivanti dai rapimenti di cittadini stranieri. Il fatto che le due ragazze siano paradossalmente ostaggio proprio di Jubath al Nusra lascia aperti molti interrogativi. Magari inconsapevolmente, negli scorsi mesi le cooperanti erano state immortalate in una foto in cui, nel corso di una manifestazione in Italia, reggevano un cartello inneggiante proprio agli eroi di Liwa Shuanda (legati proprio ad Al Nusra) così come anche nel loro profilo facebook non mancano chiari segni di apprezzamento verso i terroristi.
I Servizi dovranno chiarire molte cose e lo faranno forse al ritorno delle ragazze in Italia che verosimilmente avverrà presto (e ce lo auguriamo tutti) restituendole purtroppo molto probabilmente alla loro vita di militanza pro ribelli Islamici e contro l'occidente affamatore (di cui adesso invocano l'aiuto). Ciò sicuramente avverrà non prima di essere ricevute con tutti gli onori dalle più alte cariche dello Stato con conseguente bonaria carezza della stampa che ne esalterà il ruolo di fate turchine del filantropismo mondialista e dei buoni sentimenti che sempre vengono riservati ai resistenti di tutte le guerre ed alle loro crocerossine. Anche se si tratta di tagliagole. Alcuni sostengono anche che i servizi non sveleranno mai cosa si celi davvero dietro questa storia e ciò perché le due signore sono forse coinvolte in un affare più grande di loro. L'organizzazione di cui fanno parte infatti, in tempi difficili come questi, ha oltrepassato il confine turco parecchie volte giungendo tranquillamente in Siria come nulla fosse. Ciò non è fattibile senza l'ausilio dei ribelli e senza la copertura dei servizi Turchi e di quelli occidentali che tramano contro Assad (probabilmente Italia compresa). Storia intricata quindi, sulla quale è complicato anche azzardare ricostruzioni e capire dove finisca la fatalità e dove inizi la premeditazione. Ma non è questo il punto: sia chiaro, tutti ci auguriamo che le due signorine ritornino sane e salve a fare e pensare ciò che vogliono e tutti facciamo il tifo perché la questione si risolva presto e nel migliore dei modi. E così sarà.
Noi non riusciamo che a provare tenerezza per due ragazzine poco più che adolescenti desiderose di svuotare il mare con il secchio ed indottrinate da qualche cattivo maestro reduce dal sessantotto . Non è la loro faziosità autolesionista ad inquietarci ma sono le idee malsane di chi si cela dietro questi ragazzini facilmente plagiabili. I cattivi maestri, magari contigui ai servizi, si annidano spesso in organizzazioni che poco hanno di "non governativo" sfruttando l'impeto degli inesperti per compiere imprese che nel migliore dei casi sono figlie di idee sbagliate e nel peggiore dei casi sono poco chiare. Facile fare perno sull'entusiasmo di due giovinette convincendole addirittura che ci possa essere un mondo diviso con la scure in buoni e cattivi e che tra i cattivi ci sia l’occidente imperialista mentre tra i buoni ci possano essere addirittura degli estremisti tagliagole graziosamente definiti resistenti in nome di qualche Primavera araba.
Sono i cattivi maestri con l’Eskimo i veri responsabili morali (e non solo) che non possono proprio essere perdonati. Sono loro che hanno la responsabilità di aver messo in piedi un movimento che con la scusa della cooperazione o di altre menate spinge folle di imberbi a fare scontri con la Polizia o addirittura a vivere pericolosamente al fianco dei terroristi contro gli oppressori venuti dall'America con la kappa. Sono loro che non spiegano ai giovani che il desiderio di aiutare il prossimo non lo si può soddisfare solo in Siria ma anche dietro l'angolo, sul pianerottolo di casa, nei quartieri degradati o al servizio dei connazionali più sfortunati. No per carità , che non si confonda il sostegno dato ai popoli lontani con il più volgare aiuto dato alla vecchietta della porta accanto perché in quest'ultimo caso non c'è nemmeno un briciolo di odio per gli Stati nazione, per il capitalismo coloniale e per la civiltà che ci ha tirati su belli forti ricevendo in cambio solo risentimento ideologico.
E i terroristi in tutto questo? Quelli ringraziano sentitamente il Che Guevara anacronistico e fasciolaro di turno che, con la scusa della rivolta globale contro gli Yankee capitalisti oppressori, manda avanti le Greta e le Vanessa, ottime per essere rapite ed ottenere un riscatto finanziando la strategia del terrore. Non crediamo sia un gioco delle parti ma tra Simona Torretta e Simona Pari, Rossella Urru, Sergio Cicala, Giuliana Sgrena, Domenico Quirico e tanti altri, la collettività nazionale (quella schifosa banda di benestanti da disprezzare) pare abbia speso 61 milioni di euro in riscatti. Non vorremmo che, come quei due compagni italiani al telefono, anche i compagni jihadisti si freghino le mani dicendo " abbiamo una Banca!" ... "Si chiama Italia".
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:26