
Marino è grande direbbe un fondamentalista alla glicerina. Le autorità smentiscono le voci che segnalano la veloce agonia della amministrazione capitolina. L’emozione in città è comunque enorme perché il sindaco della Città Eterna è risorto dopo il fulmine scagliato dalla Procura delle Repubblica di Roma. Il disvelamento della corruzione dentro il Campidoglio ha procurato paradossalmente la resurrezione di Marino; l’oblio dei suoi inescusabili errori, della sua insipienza amministrativa. L’emergenza-Marino svanisce per consunzione, tutto archiviato come nella migliore tradizione. Ricordate quando il 12 giugno del 2013 è salito sulla cima del Campidoglio in bicicletta, attorniato dalle telecamere dei cronisti e dai flash dei fotografi?
Ignazio Marino, neo proclamato sindaco di Roma, ha raggiunto il Palazzo Senatorio per la cerimonia dello scambio di consegne con il suo predecessore Gianni Alemanno. In cima, ad attenderlo, un gruppo di cittadini che Marino ha salutato stringendo le mani. Prima di salire, ha legato la sua bici rossa alla rastrelliera fatta montare appositamente nel pomeriggio davanti all'ingresso di Sisto IV di Palazzo Senatorio. Dopo il passaggio di consegne, “da oggi sono ufficialmente il sindaco di Roma”, scrisse su Twitter. Poi per le 18 Marino invitò tutti i cittadini ad andare in Campidoglio per festeggiare la vittoria. Deve essere costata cara quella festa, visti i risultati. Allora il ballottaggio andò molto bene: Marino 63,93%, Alemanno 30,07%.
Sembra sia servito a poco. Dopo un anno e mezzo di governo della Capitale, ben 18 mesi, una parte di quelli che Marino ha scelto e designato a dirigere i settori vitali della amministrazione capitolina sembra siano stati colti con le mani nella marmellata (ovviamente vale per noi il principio di innocenza). Marino, l’uomo della bicicletta, non si dimette come dovrebbe (sa bene che se si ricandida non prende più del 10 per cento). Lancia un nuovo prodotto fatto in casa, non migliore del primo. Nel presentare la giunta bis Marino si esalta quando annuncia l’assessorato alla Legalità e Trasparenza, dove ha designato l 'ex sostituto procuratore del pool antimafia di Palermo, guidato da Gian Carlo Caselli, il dottor Alfonso Sabella, voluto dal primo cittadino contro l'ombra di "Mafia Capitale". Si occuperà di appalti e contratti. Avete sentito bene: è stato necessario nominare un altissimo magistrato, togliendolo dal suo fondamentale lavoro, per controllare gli amministratori, i dirigenti ed i funzionari di Roma Capitale, in quanto si prevede che possano delinquere. Ora l’eccellente magistrato Sabella dovrà dare la caccia non più ai mafiosi, ma ai disonesti. Come a dire, qui, nelle sedi di Roma Capitale, lavorano dei potenziali disonesti o dei non vedenti che, pur con stipendi da ricchi manager a posto fisso, non vedono, non sentono, non parlano. Sorvegliamoli e controlliamoli, ma paghiamogli lo stipendio. Quindi li paghiamo per il compito che dovrebbero svolgere, ma che non hanno svolto: dirigere, decidere, assegnare compiti ai sottordinati, controllare il loro lavoro, verificare l’esecuzione delle opere e servizi commissionati agli appaltatori ed agli esecutori esterni all’amministrazione, incaricati con un contratto.
In piena autonomia Marino, dopo il fallimento e le grosse gaffe lungo un anno e sei mesi, nomina nuovi assessori, perché quelli che aveva nominato all’inizio della sua investitura popolare diciamo che non sono stati sufficientemente affidabili. Sicuramente ottime scelte quelli nuovi; lo sostiene anche il Pd nazionale. Ma allora quelle fatte a giugno 2013 sono state scelte avventate? Allora Marino disse le stesse cose. Oggi aggiunge di voler “fare pulizia integrale”, magari con quelli dell’Ama, dove lo stesso giorno che i 13 Magi giunti dall’Oriente a Roma per adorare il bambinello Marino, l’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone ha commissariato due appalti. Insomma, Marino come uno studentello al primo anno verrà supportato da un tutor, non scelto dal Rettore dell’Università, ma dallo stesso studente impreparato. Marino Akhbar.
Invitiamo ancora il re di Roma, l’astro del rinnovamento della città, a dimettersi, così la pulizia a Roma la faranno i romani. La giunta bis è quella della legalità, ha annunciato Marino, sindaco di origine controllata. Forse quella precedente, sempre diretta da Marino, non era della legalità si dovrebbe dedurre. “Ora gli assessori al mattino devono mettere gli scarponi e alla sera portare i risultati”, è stato l’ulteriore annuncio di Marino. Perché quando è stato eletto 18 mesi fa non ha fatto ciò che aveva promesso? Perché era ed è un noioso chiacchierone, peraltro, senza appeal. Marino ha chiuso il bilancio 2014 con un pesante fallimento di inadempimenti ed errori inescusabili ed con un deficit di immagine incolmabile, ma il sindaco Marino non ha avuto la decenza di dimettersi, avallando indirettamente la gestione illecita di alcuni settori dell’amministrazione capitolina. I romani non hanno bisogno di Marino.
Marino, come molti politici che non hanno capito che il tempo di suscitare aspettative irrealizzabili è finito, deve capire che l’unico atto responsabile è quello di dimettersi. Marino non perde occasione per lanciare dei messaggi pubblicitari senza alcun effetto: “Roma sarà d’esempio per il Paese e il mondo”. Viste le premesse è meglio emigrare. Non perché i nuovi assessori non possano essere i migliori d’Italia, ma perché la frase è inopportuna e comunque da evitare data la situazione. Non si annuncia; prima si fa poi si dice. Ma Marino è questo, uno politicamente avventato. E pensare che è stato votato da quasi il 70% dai romani per governare Roma, non un paesino come Sezze (con tutto il rispetto). Una persona normale si domanda: ma si possono dire simili sciocchezze dopo quello che è emerso dalle indagini della Procura quando Marino era in carica.
Marino dimetteti, sei un pericolo per questa città, che non ti vuole. Te Deum laudamus, se ti dimetti Marino.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:46