
La testata on line Lettera43.it è piuttosto seria ed attendibile e quindi non si capisce, a primo acchitto, perchè ha scelto di intervistare Antonio Di Pietro. Poi però, montanellianamente, ci si tura il naso (lo stomaco ed il pelo che lo riveste sono del resto pronti a tutto) e si leggono le righe pubblicate dal sito. Si viene ad apprendere, incredibile ma vero, che secondo l'ex pm di Mani Pulite, l'ex leader e padre-padrone dell'Italia dei Valori, l'ex ministro della Repubblica - e degli scritti sul personaggio a firma di Marco Travaglio non vogliamo in questa sede trattare – testualmente dichiara: «Bettino Craxi si assunse le sue responsabilità e denunciò in eguale misura quelle degli altri, aiutando così la nostra inchiesta. E questo Craxi lo sapeva, non lo fece insomma a sua insaputa, non era un ingenuo.
Denunciò il sistema di Tangentopoli nell’aula della Camera e davanti ai giudici del tribunale di Milano. Gli altri invece hanno fatto gli ipocriti e hanno continuato a farsi i ca… loro. Mafia capitale ha fatto emergere con forza il ruolo delle cooperative che anche per conto della sinistra, ex Pci-Pds-Ds, ha messo in piedi un sistema tangentizio molto sofisticato, con modalità innovative e di tipo ingegneristico. Ma quel sistema emergeva già dalla nostra inchiesta». L'intervista è piuttosto lunga ma crediamo che l'intervistato non meriti ulteriore spazio (anche perchè ha già provveduto, a breve giro e sulla medesima testata, Stefania Craxi a rispondere a dovere). Però ancora non ci si fa capire che fine ha fatto la maxi-tangente di Gardini nei meandri di Botteghe Oscure e, soprattutto, con chi governava (come ministro e non solo) il Di Pietro. Forse con quelli che "hanno continuato a farsi i cazzi loro"?
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:53