Specchio, ma chi è   il più bello del reame?

Che Renzi sia convinto di se stesso è evidente, la pervasione di onnipotenza superiorità e infallibilità è talmente trasudante da inumidire i teleschermi, quando più o meno quotidianamente si presenta nei talk show per glorificare le sue azioni. Quello che più infastidisce non è tanto la mancanza di umiltà e di misura, ma la totale assenza anche della sola ipotesi di mettere in discussione le scelte, le linee e i provvedimenti attuati.

Continuare infatti, ad elencare le cose fatte trascurandone gli effetti finali, equivale al famoso aneddoto del chirurgo che parlando del suo intervento diceva, l’operazione è stata perfetta, omettendo la morte del paziente. Da noi le cose stanno proprio così, in dieci mesi e non sono pochi, tutti i provvedimenti che avrebbero dovuto aumentare il Pil, l’occupazione, la fiducia, i consumi, la natalità aziendale e quanto altro, hanno sortito risultati esattamente opposti. Quindi delle due l’una, o sono stati sbagliati, o sono stati deboli, noi in aggiunta ci permettiamo di metterne una terza, i decreti varati sono stati sbagliati e deboli, ecco perché le cose vanno peggiorando sempre di più.

Per il Premier tutto ciò non esiste, fa finta di nulla e raddoppia sulla straordinarietà dei trionfi del suo esecutivo. Sarà che la sua corte lo incensa, sarà l’effetto di mettersi al fianco anziché un giovane economista bravo ma sottoccupato, un grande manager che solo di liquidazione ha preso 46 milioni di euro, sarà la mancanza nello staff di un esperto e capace ex sindacalista, sarà perché i cinesi dicono che abbiamo due orecchie e una bocca, per ascoltare il doppio e parlare la metà, ma i bilanci sono negativi. Eppure, in questi mesi abbiamo letto e ascoltato una quantità di voci più che autorevoli ammonirlo, abbiamo registrato il precipitare di tutti gli indicatori macroeconomici, abbiamo assistito ad un aumento delle tensioni sociali allarmante e pericoloso. Nulla scalfisce Renzi, per lui è sempre colpa degli altri, dei gufi, degli agitprop, di chi sfrutta il malessere popolare.

La stessa esaltazione dell’approvazione del jobs act è un falso storico, in questi anni nel nostro Paese tutto è stato problematico tranne che licenziare, lo si è fatto in lungo e largo senza difficoltà, lo si è fatto perché l’economia precipita, la fiscalità impoverisce, la burocrazia soffoca, il credito non esiste più. Dunque, il jobs act conta poco o niente e niente o poco cambierà, così come gli 80 euro, il precompilato, la riduzione dell’Irap, troppo parziale e limitata. Su la 7 da Enrico Mentana, che come tutti fa a gara per avere Renzi, abbiamo ascoltato l’ennesima orazione di Marco Antonio, solo che al posto del grandissimo Sir. Laurence Olivier, cera il Premier, che per due ore ha celebrato se stesso come fosse, appunto, Giulio Cesare. Qualcosa non va….e se l’Italia affonda, l’Europa ci rimanda e i mercati ci osservano da vicino fidando in Mario Draghi, qualche motivo dovrà esserci. Renzi governa in una landa desolata della politica, tranne Salvini e meno male, un vuoto pneumatico circonda il Premier, la maggioranza è lui e basta, l’opposizione non esiste, Grillo si è sciolto come un cubetto di ghiaccio sotto l’acqua calda, Berlusconi ha perso identità e il resto non sussiste, questo è il vero allarme democratico, altro che Lega.

Solo l’opposizione seria e credibile, impegnata e alternativa, garantisce la democrazia, questa è la verità, altro che chiacchiere, ecco perché nei sondaggi Renzi scende velocemente. La gente è stanca, stufa e sta togliendo la fiducia al Premier e alla sua politica delle promesse e delle parole. Serve un nuovo Governo, voluto dai cittadini, quale che sia ma scelto dal popolo, basta con insediamenti regi in favore di una stabilità che non esiste. Quando sarà, nel 2015, il nuovo Presidente della Repubblica, speriamo sia un politico, dovrà permettere agli italiani di scegliere Governo e futuro, senza questa scelta, come dire, a schifio finisce!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18