Piamose Roma, reloaded

Mai sentito parlare di mala libertaria, forse perché in Italia il libertarismo non c’è. Roma è nera, no è rossa. Ma il colore questa volta non conta. Conta la forma, la prospettiva di un sistema malato fatto di faccendieri e clientele. C’era una banda che al suo interno raccoglieva diverse batterie. La banda della Magliana, rimasta assopita per anni, si è rivelata ancora forte e ben introdotta nelle trame della Capitale. In realtà quella che oggi compare su tutti i quotidiani non è roba da romanzo criminale, ma una mafia 2.0 e gli arresti sono il monito per tutti quelli che a Roma vogliono mettersi alla prova nella parte buia dell’universo. L’operazione “Terra di mezzo” e la sua filosofia rappresentano le più elementari forme di socialità metropolitana. C’è chi sta in alto, uomini che vivono oltre ogni sospetto nella stanza dei bottoni. Poi c’è chi sta sotto. I deboli, quelli che non contano nulla. Nel centro c’è il mercato.

Se diamo una forma, infatti, a questo mondo, ci accorgeremo che nel mezzo c’è una piazza. Un luogo di chiacchiere, scambio di beni, servizi e informazioni. Un posto in cui c’è chi paga e chi è pagato per un lavoro, superando le ideologie certo, ma agendo illegalmente. Ci sono in gioco posti di lavoro, appalti o la sedia più alta della Capitale. Nella città eterna è come se tutti si conoscessero infondo. Dai club sul lungotevere fino alla borgata chi vuole far carriera sa a chi rivolgersi. E’ il dio denaro che conta. Il politico, l’imprenditore, lo scagnozzo, il galoppino, il boss: tutti uniti per un unico scopo. Fare soldi. Questa è la nuova tangentopoli, la nuova alba per chi, troppo giovane per seguire i fatti dei primi anni ’90, segue i fatti di cronaca. Accordi sotto banco. Si tratta di tangenti, scambi di favori per il controllo di una poltrona, un quartiere, un campo rom.

Un sistema mafioso che coinvolge più di 100 persone, tra professionisti della politica e della strada. Il capo indiscusso di questo mondo sommerso guidato dal business sociale è Massimo Carminati, “il cecato” o “il nero”. Quello, insomma, che negli anni ’70-’80 si divertiva con i camerati del Nar. Insieme a lui assessori, bracci destri, politici. Tutto quello che si muove all’ombra della lupa passa dalle loro mani. Le accuse sono diverse. Dal celebre 416 bis del codice penale, legato all’attività mafiosa, fino alla tangente. Dalle coop rosse, passando per il verde fino al welfare per i deboli, la mala dal volto “umano” non fa sconti sotto il fungo nero dell’Eur. Il fascista e il socialista insieme per conquistare il potere oscuro tra le vie di Roma, negli anni 2000. La politica collusa che vive e fa vivere di favori, questa volta ha fallito. Arrestata, annichilita dalla giustizia. E’ chi vive di cosa pubblica che rischia grosso. Meglio dunque il privato, almeno lì, se si ruba, si ruba a uno solo.

Tratto da Tocqueville

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:17