
La Commissione europea presieduta dal lussemburghese Juncker evasore per il proprio Paese a svantaggio degli altri europei, ha rimandato a marzo 2015 il progetto di legge di stabilità 2015 fornito da Renzi in forma di solo progetto. La disoccupazione impazza in Italia ma, come per le elezioni in Emilia Romagna andate deserte, per Renzi va tutto bene, andando bene a lui e a uno sparuto gruppo saltato sul carro al fine di profittare per sè, mentre agli italiani tutti non va bene affatto. Paracadutati fortunosamente dal non lavoro e dalla disoccupazione, dalle disco balere toscane, o dai distributori di notte di gazzettini di provincia, nelle beate stanze del potere, pagate gratis e privi di responsabilità alcuna, a questo governo nessuno chiederà di rispondere dello sfacelo fatto, così come per i precedenti Monti e Letta, esperimenti fallimentari di un Napolitano ora in fuga.
Questo è, allo stato, il potere politico in Italia, non altro. Parlamento e governo attuali evitano con tutte le proprie forze le elezioni perché sarebbe la fine del loro bengodi, e vallo a ritrovare un Paese e una condizione tali per ritornare dentro e poterci rimangiare abbondantemente. Si tratta dell’assalto da parte di parlamentari e politici in generale, e di tutti quelli che vivono a carico e a ridosso della cosa pubblica, i quali, impuniti, depredano le casse dello Stato italiano, grazie alla pesante e corposa, ormai insopportabile tassazione del popolo italiano, considerato popolo bue. Ed è per questo che verrà il peggio se non si mette mano e pone rimedio in fretta. Quali riforme sono state fatte sino ad ora dopo le tante parole bofonchiate da Renzi? Nessuna in grado di dare occupazione, meno che mai ai nostri ragazzi sempre a spasso e in preda al nulla, solo un mare di bugie, una vera e propria presa in giro, lo spettacolo triste ad usum di un popolo che ha malauguratamente malriposto le proprie disperate speranze nell’insulso.
Quali riforme ci sono all’orizzonte? Renzi è una specie di presuntuoso ducetto statalista di sinistra, affatto serio e per niente preparato, un guitto immaturo di cui l’Italia non aveva proprio bisogno, parimenti al suo governo, non eletto e impostoci da Napolitano, altrettanto gravemente insufficiente e inadatto. C’è la margherita di Francesco Rutelli e di Luigi Lusi dietro il governo Renzi (Franceschini, Mogherini, Gentiloni, Giannini, Orlando, Martina, eccetera) e i tanti amici e conoscenti toscani arraffoni inadatti anch’essi, in salsa Veltroni. Ecco perché i boiardi gli esclusi della sinistra sono all’attacco e non sanno cosa e come fare a disfarsene (Prodi, D’Alema eccetera), sperando di avere sul momento un pezzo d’osso da rosicchiare, mentre una autentica forza capace dall’opposizione avrebbe già dovuto farsi sentire da tempo e urlare : giù le mani dalla cosa pubblica.
Ma chi lo deve dire, se sono tutti a ridosso di Pantalone? Berlusconi ha cominciato solo adesso dalle case degli italiani e dalla tassazione, ma l’idea di un Giuliano Amato alla presidenza della Repubblica è una caduta di stile o agli inferi, fate voi, dato che Amato è garanzia certa di un prossimo prelievo forzoso dai conti e dalle tasche degli italiani, come è peraltro già successo. Non è una buona idea. Alla Presidenza ci vuole un soggetto possibilmente europeista in versione destrorsa che, prima di un prelievo che stenderà ko definitivamente gli italiani, abbia la forza, la capacità e il coraggio di andare a contrattare per l’Italia la possibilità di accedere eventualmente al fondo Salva Stati europeo. Il popolo italiano è rapidamente slittato sulla lega di Salvini, ritenuto quest’ultimo sufficientemente rozzo per muovere le masse contro gli spolpatori professionisti - di sinistra come di destra e come lui - dello Stato italiano.
Questo povero Stato depredato che non è in grado di farsi sentire in Europa perché pensa si tratti della replica in grande dell’assalto alla cosa pubblica italiana, dovrebbe trovare una forza politica dotata di testa, intelligenza e voce per andare a dire all’Unione europea che è necessaria una ricontrattazione e rimodulazione dell’intero progetto, riportandolo al suo valore e intento originari. Contro la crisi economica europea (e italiana) ci vogliono investimenti veri e non trucchi contabili di finanza creativa come quello proposto di recente dall’evasore commissario Juncker. E’ urgente si rilancino politiche europee di investimento reale in infrastrutture, innovazione e sviluppo. Ci vuole uno shock che segni una discontinuità innovativa rispetto alle catastrofica politica del rigore merkeliana. Concentrare e velocizzare liquidità su investimenti su grandi opere economicamente strategiche nord/sud e est/ovest che segnino una vera e propria riscossa europea. Un new deal in Europa, analogamente a quello che è stato, mutatis mutandis, il new deal di Roosvelt per gli Stati Uniti. Garantire cioè con fiducia e coraggio, con gli investimenti nelle infrastrutture, quella crescita sistemica europea in grado di dare coraggio e fiducia ai cittadini – tutti – europei. Con l’occasione, sfrondare pesantemente l’intero apparato burocratico europeo. Ridare fiducia all’Europa unita.
Nel frattempo, in Italia, è necessario porre quale politica economica efficace, da attuare da parte di un nuovo futuro governo eletto, prima di qualsivoglia riforma strutturale, l’abbattimento drastico delle imposte e della tassazione tutta sul consumo. In periodi di recessione con conseguenti livelli di disoccupazione molto elevati, la politica economica efficiente da attuare non è quella di riformare il mercato del lavoro per renderlo più flessibile (perché se non c’è lavoro, che sia flessibile o meno, è del tutto ininfluente, oltre che con la flessibilità il calo dei salari e dei prezzi aumenterebbe il debito deprimendo ulteriormente la domanda) ma, in presenza di persistente carenza di domanda nonostante tassi di interesse a zero, è necessario immettere liquidità e detassare.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18