Italia-gioco d’azzardo: binomio non virtuoso

“Liberi dal gioco d’azzardo. Con l’azzardo ti giochi la vita”. Efficace quanto veritiero lo slogan lanciato quest’anno da Mettiamoci in Gioco, campagna nazionale contro il gioco d’azzardo – promossa da un insieme di associazioni da sempre impegnate nella lotta contro le ludopatie – che lo scorso venerdì 14 novembre ha presentato a Roma la propria campagna di comunicazione. Per chi avesse letto “Il Giocatore” di Dostoevskji, sarà facile comprendere quanto il gioco diventi in molti casi un’ossessione, una dipendenza, un circolo vizioso del quale si resta prigionieri, una malattia dalla quale, nonostante ripetuti tentativi, appare impossibile guarire.

Il tema del gioco d’azzardo viene spesso passato sotto silenzio, ma, per una strana coincidenza, solo pochi giorni prima, le principali testate nazionali gli avevano dedicato ampio spazio. Le ragioni di tanta insolita attenzione sono state dovute alle dichiarazioni di Marco Baldini, storica spalla di Fiorello, che ha dichiarato di voler lasciare la conduzione di “Fuoriprogramma”. Molti hanno attribuito la scelta ad una “ricaduta” nel “tunnel” del gioco. A breve sono però arrivate le smentite di Baldini, il quale ha ribadito di essersi liberato dalla dipendenza nel 2008, sostenendo però di dover lasciare la trasmissione perché sopraffatto dai debiti e inseguito dai creditori.

L’Italia in materia di regolamentazione per la tutela dai rischi del gioco d’azzardo sembra un Paese un po’ schizofrenico… Se da una parte i Casinò sono pressochè “banditi” – ce ne sono appena 4 sul nostro territorio e tutti al Nord –, dall’altra proliferano i Bingo ad ogni crocevia, si moltiplicano i bar e le sale da gioco che ospitano slot machine e nessuna misura è stata finora adottata per contrastare il gioco online, nuova frontiera del gioco d’azzardo a misura di click.

Solo per rendersi conto dell’entità del fenomeno nel nostro Paese – che ha conosciuto un successo davvero “travolgente” negli ultimi anni – basti considerare che il fatturato è balzato dai circa 25 miliardi di euro del 2004 agli 89 miliardi del 2012. Il 2013 ha riscontrato una leggera flessione, chiudendo l’anno con 85 miliardi di euro. Studi accreditati hanno constatato l’esistenza di una correlazione diretta tra crisi economica, peggioramento del proprio “status” e aumento della spesa in gioco. Da queste evidenze emerge la triste fotografia di un’umanità alla deriva, in buona sostanza rassegnata e pronta a scommettere il proprio futuro su un “gratta e vinci”.

Stando alle stime del Cnr gli italiani che hanno giocato almeno una volta nel corso dello scorso anno sono stati 17 milioni (quasi 1 italiano su 3), quelli a “rischio minimo” di dipendenza sono circa 2 milioni, mentre sono quantificabili in un milione i giocatori ad alto rischio o già patologici. L’Italia, ahinoi, occupa uno dei primi posti al mondo per consumo di giochi. Un primato che non le fa certamente onore. Don Zappolini, portavoce di Mettiamoci in Gioco, ha lanciato un appello anche alla politica e alle istituzioni, chiedendo di fare scelte precise e coraggiose, a cominciare da una legge quadro sul gioco d’azzardo in Italia. A tale proposito si ricorda la recente bufera scatenata dal protocollo di intesa tra Mettiamoci in gioco e Sistema Gioco Italia di Confindustria, ovvero la rete dei concessionari, firmato nel mese di ottobre. Per quanto le associazioni contro la ludopatia abbiano rassicurato che il protocollo rappresentasse soltanto un passaggio utile in vista della “legge quadro” e non un “patto col diavolo”, due associazioni del movimento – Libera e Azione Cattolica – hanno fatto marcia indietro pur riconfermando la loro fiducia al portavoce Don Armando Zappolini.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:02