
“Rien ne va plus!”. Con l’esplosione della rabbia e della protesta delle periferie romane, la situazione socio-politica e economica dell’Italia va (inesorabilmente?) verso il suo punto di non ritorno.
Tutto previsto, tutto scontato. All’inizio degli anni Novanta del XX secolo, a proposito di periferie e d’immigrazione, scrivevo al mio carissimo amico, allora capo della polizia, una semplice verità, con due facce. La prima: le immense responsabilità della politica, dagli anni Sessanta, in poi, per aver colpevolmente lasciato briglia sciolta e libertà di devastazione alla speculazione fondiaria e immobiliare (vedi cementificazione della costa ligure!) dei capitani senza coraggio, signorotti corrotti e corruttori senza pari, creature predilette della bassa cucina politica, anime senza scrupoli, voraci e incontrastate, angeli neri della speculazione edilizia e del sacco urbano.
Falsi “imprenditori”, i palazzinari che deturparono irrimediabilmente (come orde barbariche, prive di scrupoli e di cultura) le più grandi metropoli italiane dell’epoca, sommergendole con le loro ignobili colate di cemento, prive di grazia e di un benché minimo amore e rispetto per l’habitat umano! Prime fra tutte ad essere sacrificate al dio denaro furono Roma, Torino e Milano. Il tutto avvenne, in quella orribile, sterminata cementificazione del suolo di tutti, nel più totale disinteresse programmatico delle amministrazioni locali, Comuni e Province, complice un’autorità assente dello Stato centrale. Si può soltanto immaginare, se mai fosse esistito uno Stato Ppogrammatore -anziché nascere, com’è effettivamente accaduto, con mille teste non dialoganti tra di loro! - quale paradiso in terra sarebbero state le nostre città, oggi devastate da periferie orribili, generatrici di marginalità, malaffare e di disagio abitativo, destinato, per di più, a prolungarsi per decine di generazioni a venire prima della definitiva fatiscenza degli edifici interessati.
Gli amministratori pubblici di allora andrebbero condannati tutti, senza esclusione, a pene severe e al risarcimento danni, per i disagi irreparabili - prodotti dalla loro incapacità programmatica e politica - a danno dei cittadini amministrati. E come loro andrebbero processati e condannati ad identico risarcimento quei grandi gruppi industriali, come la Fiat, che si sono opposti in ogni modo alla pianificazione e alla realizzazione delle grandi reti infrastrutturali nazionali e locali, per il trasporto su ferro di merci e passeggeri, che avrebbero ridotto al minimo indispensabile il traffico privato e il conseguente inquinamento nei nuovi quartieri urbani.
Invece i politici, romani e locali, accondiscesero a quelle logiche predatorie private, contrarie all’interesse pubblico, che i rappresentanti del popolo avrebbero pur dovuto tutelare! Si preferì favorire la pratica folle di costruire grandi arterie autostradali, per il trasporto quasi esclusivo su gomma, lasciando che i nuovi quartieri annegassero nel caos organizzativo più totale.
Il tutto nella miopia di favorire l’urbanizzazione e l’impiego massivo, in un’industria altamente inquinante e tayloristica, di milioni di cittadini meridionali, che vennero invitati a trasferirsi (con il miraggio di un reddito garantito) nel famoso Triangolo industriale (Torino-Milano-Genova) per fabbricare milioni di automobili. Come risultato (davvero catastrofico, a posteriori!) si devastarono i territori del Nord, abbandonandoli ad un’industrializzazione selvaggia, duplicando, poi, al Sud (vedi Cassa per il Mezzogiorno), gli stessi disastri, con la famosa storia delle Cattedrali nel deserto, chimica e siderurgia, in primo luogo. Risultato fu la perdita irrimediabile della vocazione territoriale, prevalentemente turistico-culturale, da parte di incontaminate, bellissime località del Sud, adatte al soggiorno marino e degne di una rigorosa conservazione della loro agricoltura e architettura tradizionali di assoluta qualità!
Seconda faccia: la “pressione demica”. Partiamo dall’esempio parlante dell’albergatore aretino, che ha dato la disponibilità per ospitare, nella sua struttura, extracomunitari in attesa d’asilo. Risultato? Levata di scudi e proteste degli ottocento abitanti del paesino in cui ha sede il suo albergo. Perché? Semplice: mentre durante tutto la giornata lavorativa pochissimi paesani (tranne gli anziani) stanno in piazza o nelle strade, gli immigrati, invece, bighellonano tutto il santo giorno e, magari, hanno atteggiamenti poco simpatici nei confronti dei loro ospiti. Ora, se ne vedete solo dieci, beh, passi. Ma se ne vedete cento (pari a più del 10 per cento della popolazione residente), allora vi sentirete “accerchiati” e avvertirete, in breve, una forte sensazione di malessere sociale. Moltiplicate questa cosa per alcune centinaia di migliaia di volte, sommando situazioni gravi e gravissime di disagio urbano, microdelinquenza diffusa (si pensi ad esempio a certe comunità Rom, specializzate in furti, accattonaggio, borseggi, sfruttamento minorile, ecc.) e disoccupazione dilagante.
Quanto tempo pensate che occorra a questa miscela esplosiva per un innesco senza più ritorno? Pochissimo ancora. E “questa” classe politica di irresponsabili e incapaci farà da acceleratore! Mare Nostrum è stata una follia organizzativa, e lo si è visto! Ora scopriamo che gli enormi costi che stiamo sopportando potevano in realtà essere “preventivamente” convertiti in aiuti umanitari “in loco” alle popolazioni che soffrono la fame, la guerra, le persecuzioni e la povertà. Ma va? E sul piano interno che cosa facciamo? Se fossimo in America, faremmo due cose: all’enorme popolazione carceraria composta da immigrati, imporremmo il lavoro coatto. Loro imparano qualcosa, risarciscono la società e, soprattutto, condividono le situazioni di chi mille euro deve guadagnarseli lavorando dieci ore al giorno! Poi, applicheremo, a tutti, senza ricorrere all’alibi della “diversità” culturale, etnica e linguistica, le nostre regole! Per cui, si toglie - senza se, né ma - la patria potestà ai genitori che mandano figli piccoli a mendicare nelle strade, a borseggiare nelle metropolitane, a svaligiare appartamenti, e li si dà in affido/adozione. Volete scommettere che così facendo molte comunità se la darebbero a gambe levate, uscendo in tutta fretta dall’Italia, dato che i minori sono la loro più grande risorsa economica e di sfruttamento?
Meditate, gente, meditate. E, per cortesia, mandate a casa di corsa sindaci come quello di Roma, di Milano e di Genova! Sinistra mia, mi dici quanto sei fallita?
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 21:01