Tre sigle sindacali   cambiano la “testa”

Tre su quattro. Nuovi leader alla Cisl (Annamaria Furlan, nella foto), alla Uil (Carmelo Barbagallo), alla Ugl (Paolo Capone). Terremoto o continuità? I sindacati (confederali o autonomi) non godono in questo periodo di buona salute, schiacciati tra le difficoltà della lunga crisi economica, della chiusura di imprese e l’alto livello della disoccupazione (12,5%) e la nuova posizione del segretario del Partito Democratico e Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, che considera chiusa la stagione della concertazione e delle “tavolate” a Palazzo Chigi con le forze sociali.

Alcune vertenze sciagurate con proteste incomprensibili, come quella al Teatro di Roma (che ha costretto il maestro Riccardo Muti a lasciare l’Italia) o le ripetute assemblee a Pompei che hanno lasciato fuori dai cancelli anche 3mila turisti, hanno peggiorato la considerazione nell’opinione pubblica. I sindacati perdono così consensi soprattutto tra i giovani e le donne che non trovano lavoro e tra i pensionati in difficoltà per i bassi livelli dell’assegno mensile falcidiato dalle bollette e dalla tasse sulla casa. Non inganni l’alto numero di tesserati pensionati perché in pratica la delega è quasi automatica quando si va in pensione.

Il tentativo di rianimare la leadership di vertice deriva anche da alcune vicende interne come il caso della pensione di Raffaele Bonanni o la denuncia penale per uso improprio dei fondi della confederazione da parte dell’ex segretario Ugl, Giovanni Centrella. La necessità di una nuova leadership nasce dalle difficoltà delle confederazioni sindacali di poter incidere sulle politiche del lavoro, una volta (ai tempi di sindacalisti come Luciano Lama, Sergio Cofferati, Pierre Carniti, Franco Marini, Guglielmo Epifani, Sergio D’Antoni, Savino Pezzotta e Luigi Angeletti) prerogativa del “patto sociale” o consociativismo tra Governo, forze della sinistra, sindacati e associazioni imprenditoriali.

Cos’è cambiato? Dalla crisi bancaria-finanziaria del 2007 sono state travolte alcune certezze, crollati i miti del credito facile e del posto fisso, ridimensionato il ruolo del sistema industriale, spostamento della ricchezza dall’economia reale a quella virtuale. I sindacati sono stati presi in contropiede. Non si sono attrezzati ai cambiamenti. Sono andati avanti con i vecchi schemi come se nulla fosse accaduto. E in questo clima la Cgil è tornata a far sentire maggiormente il suo peso, forte di una consolidata organizzazione operista, ponendosi con la segretaria Susanna Camusso, in tandem con il leader dei metalmeccanici Fiom, Maurizio Landini, come punto di riferimento di una sinistra non solo sindacale ma anche politica.

Come si vede in questi giorni è la Cgil che spinge nel contrastare i provvedimenti governativi in materia del lavoro (legge di stabilità, Jobs Act, articolo 18) fino ad annunciare lo sciopero generale dopo la manifestazione di fine ottobre a piazza San Giovanni a Roma.

Il malessere e le tensioni sociali hanno spinto i socialisti della Uil ad accelerare il ricambio tra il “vecchio” Luigi Angeletti, il signore della mediazione, e il suo vice Carmelo Barbagallo, 67 anni, siciliano che da giovane ha fatto tutti i mestieri prima di approdare alla Fiat di Termini Imerese, dove da operaio specializzato è diventato sindacalista. Ora è pronto ad affiancarsi alla Cgil per lo sciopero generale. Più soft l’arrivo della ligure Annamaria Furlan, al vertice della Cisl dopo che era stata designata vice in giugno da Raffaele Bonanni, quest’ultimo costretto ad accelerare i tempi della sua uscita per il crescente malessere che stava crescendo all’interno di via Po per le ultime retribuzioni che gli avrebbero permesso di ottenere dopo 47 anni di servizio una pensione da 5.200 euro al mese, considerata “non certo da sindacalista”.

La Furlan non vorrebbe essere coinvolta nello sciopero generale, ma la situazione del blocco dei contratti del pubblico impiego è esplosiva. Non c’è pace all’Ugl dopo la clamorosa vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex segretario Giovanni Centrella, appoggiato da Renata Polverini. Turbolento l’ultimo consiglio generale che ha portato al vertice il bancario Paolo Capone dopo l’interregno del pensionato Geremia Mancini. Una parte della confederazione non riconosce la validità dell’elezione del nuovo segretario generale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19