
Bisogna che, dati i tempi, ci prepariamo ad accompagnare alla porta (lo Stato) gli “italiani perfetti” per la Presidenza della Repubblica che Vittorio Feltri si diverte a proporre prendendo argutamente in giro noi italiani. E’ vero, siamo un popolo vile e opportunista, geniale e pecorone allo stesso tempo, un’Italia a velocità scombinata che fatica a diventare responsabile, e che lo dovrà fare in fretta per riuscire anche solo a sopravvivere. Fuori dai divertiti scherzi di Feltri, ci dobbiamo convincere che quelli “perfetti”, sono unicamente quelli “sani”, nel senso di italiani che campano con le proprie forze in un Paese malato di statalismo, autonomi e non a pannaggio delle casse pubbliche, di cui l’ottanta per cento di noi ha fatto un vero e proprio mestiere.
Mi scuserà Vittorio Feltri se vado oltre la sua divertente e cinica boutade e porto una voce giovane, la mia, contro la sua per forza di cose datata (invecchiamo tutti, ogni giorno) che sostiene, per ridere, che per il Quirinale gli italiani dovrebbero augurarsi un Veltroni a cui già diamo, immeritatamente quando gratuitamente, una pensione di lusso già dalla giovine età, alla faccia di chi lavora in Italia, e in cambio abbiamo il niente e neanche la famosa annunciatissima partenza per le terre africane il cui momento, pare, non arrivare mai. Veltroni è un vecchio non solo anagraficamente ma per quello che è, pensa, fa e rappresenta: è il portatore anacronistico di una visione distorta dello Stato italiano, che gli paga lusso e confort in cambio di nulla, se non peggio (la Mogherini fa danno all’Italia, in Europa, grazie a lui).
Diciamo che, con Napolitano, noi italiani ci riteniamo soddisfatti, perché, più di così, in termini di “uomo mediocre tipico italiano”, sarebbe difficile. Anche Napolitano infatti ha passato la sua intera esistenza, parimenti a Veltroni, a ricevere soldi dal partito comunista – stipendiato a sua volta dalla vecchia Urss – e ben bene hanno e stanno tuttora sfruttando lo Stato italiano a proprio vantaggio, per sé e famiglia. Non ponendoli mai a contatto con la realtà vera, quella del mercato reale ed effettivo in cui vige la responsabilità di ciò che si fa, sempre e in ogni momento, e dove se si fa danno lo si paga sonoramente, di persona ed economicamente, abbiamo creato dei mostri in grado di niente produrre e niente dare o offrire se non visioni e azioni vecchie, trite e ritrite, errate e decisamente nocive per il nostro Paese, l’Italia, chiamato oggi d’un colpo, impreparato (perché gli inadempienti irresponsabili non “scollano”), a fare i conti con un mercato –globale – che non perdona.
E’ necessario cioè che in Italia ci si liberi presto e bene di soggetti inutili di tal fatta e che noi italiani ci premiamo, mettendo e avendo quale nostro rappresentante al Quirinale, una figura in grado di onorare le nostre ambizioni di Paese sano e capace. La stagione è finita, la porta si è chiusa, siamo ed apparteniamo ad un’altra era, ad un’altra storia. Definitivamente tanto quanto totalmente. Non abbiamo bisogno di stipendiare ruderi del passato, così come del presente, di cui ci vergogniamo molto già adesso e di cui ci vergogneremmo impallidendo tutti di fronte al mondo, come è successo con Napolitano. Il problema non è l’età (Prodi è improponibile perché era dietro Napolitano a sconquassare l’Italia e l’Europa), né il sesso (la Pinotti, vorrei dire con garbo, che è una donna strana, le donne capiscono cosa intendo dire, è rigida, una rigidità sospetta, e poi ha già abbondantemente approfittato dei voli di Stato per sé, come la Finocchiaro con lo scandalo Ikea, vogliamo dare e pagare per loro sempre più voli e Ikea? Basta così, grazie ), il problema è cosa il nuovo presidente italiano ha in testa (il fine economista Paolo Savona scrive libri in cui è chiaro ciò che pensa e vuole) e cosa sia in grado di fare per e della nostra Repubblica.
Se il centro destra non ha – così come a quanto pare in passato ha mai avuto - la “forza parlamentare per issare al Quirinale un uomo del proprio seme” (Antonio Martino sarebbe stato un’ottima scelta), e non si sa bene perché non possa mai scegliere o perché non se la sia fatta venire o afferrato quella forza fondamentale, non si sa perché l’Italia dovrebbe cacciarsi nella melma, ancora una volta, con le sue stesse mani. Per ripetere l’errore già fatto con Napolitano? Feltri sostiene che "occorre puntare su un tizio di sinistra, uno che però dia le garanzie di essere se non il miglior fico del bigoncio, almeno non il peggiore”. E elenca tutta una serie di caratteristiche di Veltroni di cui ci vergogniamo profondamente noi per lui. Ex del partito comunista, che non ha quindi mai lavorato; “paraculo che non umilia nessuno”, il che vuol dire che è pronto, per la pagnotta pubblica gratis, a sostenere la qualunque, “morbido e garbato”, della serie “fallo essere pure maleducato”, “kennediano”, per ridere ovviamente (come la povera Thatcher arraffata da Renzi).
“Uno bravo come lui nel girare la frittata senza scottarsi non era e non è mai esistito”, “che non ha rivali nell' arte camaleontica di assumere il colore politico in voga”, ecco tutto quello che non deve essere il nostro nuovo presidente, perché bisognerà invece scottarsi di brutto, prima che ci brucino letteralmente gli altri, cosa che in parte hanno già quasi fatto, e bisognerà anche assumere un ben nitido colore, non certo traccheggiare o foscheggiare. Non siamo in tempi di “vedo/non vedo”, siamo in tempi chiari, netti e limpidi, di rendiconto generale e in cui le cose devono quadrare, i conti tornare, in cui ci vuole una persona seria e coraggiosa. ”Ha una dote: tratta gli sconfitti con umanità, pur disprezzandoli”: il parassita Veltroni, proprio per come ha vissuto e vive alle spalle di noi tutti, dovrebbe disprezzare se stesso, ogni altro italiano che non abbia fatto e faccia come lui risulta essere migliore di lui. Il Paese ha bisogno di avere un proprio emblema al Quirinale, positivo però, non un emblema di cacca! Gli italiani, moltissimi italiani sono migliori, è questi che dobbiamo andare a prendere e chiedere loro di mettersi al servizio del Paese. Senza paura, con coraggio.
Ci vuole qualcuno che, sopravvissuto in Italia a Napolitano, non ancora fuggito ed espatriato per lavorare e poter vivere, abbia espresso idee chiare contro questa Europa, una persona seria e intelligente, sia esso uomo o donna, giovane, medio o anziano, che, responsabilmente, traghetti con onestà il nostro Paese verso l’Unione politica europea, da riformulare nella sua organizzazione istituzionale e amministrativa, economica, e in modo tale da rimodulare la moneta comune, l’euro. Bisogna cercare tra i laici con pensieri liberali una persona autorevole, seria e competente, dotata di autonomia di pensiero e di giudizio, possibilmente di vita, forte, coraggiosa e capace. E’ pieno in Italia. Si cerchi negli spazi laici, è “nascosta” lì. No ai nomi che circolano, tutti a ridosso della cosa pubblica da una vita. Sono superati e inadatti alla nuova impellente sfida, italiana e dell’Italia in Europa.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:39