
La vita è bella con i soldi pubblici. Ma quanti sono per 10 Comandamenti? Le battute si sprecano sul web, su Twitter e Facebook. I consumatori, intesi anche quelli televisivi e radiofonici, chiedono sempre di più alle aziende trasparenza, risposte precise sulle scelte che operano. A maggior ragione se i soldi sono pubblici e provenienti dal canone.
Il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, il pentastellato Roberto Fico, insiste: ha chiesto di nuovo chiarimenti alla azienda sulle due puntate che l’attore Roberto Benigni dedicherà ai Dieci Comandamenti su Raiuno il 15 e 16 dicembre. Il problema nasce, osserva il parlamentare, dalle indiscrezioni sul cachet di circa 4 milioni di euro che il manager del comico fiorentino, Lucio Presta, avrebbe firmato con i vertici di viale Mazzini per le prestazioni del premio Nobel, dopo la sua partecipazioneintervista, resa nota come gratis alla prima puntata del nuovo Ballarò, condotto dall’ex vicedirettore de "La Repubblica" Massimo Giannini.
Fico, nel suo “post” precisa che viale Mazzini e l’agente di Benigni hanno affermato che le cifre trapelate sono lontane dalla realtà. Se così fosse (e cioè 2,4 milioni per lo show sui Dieci Comandamenti e 1,6 per altre trasmissioni in seconda serata sulla Divina Commedia non ancora inserite in palinsesto) perché, si domanda Fico, non fare uno sforzo in direzione della trasparenza sui dettagli economici dell’accordo? Il ragionamento parte anche dal fatto che la Rai è alle prese con operazioni di contenimento delle spese per far fronte al taglio di 150 milioni di euro disposto dal Governo Renzi, il quale ha chiaramente espresso l’intenzione di voler porre mano alla riforma del servizio pubblico, in vista anche del rinnovo della convenzione con lo Stato.
I punti da chiarire sul contratto Benigni sono molti. Come verrà realizzato il programma, ricorrendo per la produzione all’utilizzo delle professionalità esistenti all’interno della Rai oppure facendo ricorso ad appalti esterni o addirittura chiavi in mano? Fico si è limitato a Benigni ma forse è il caso di rivedere, dal punto di vista dei costi, tutta la struttura delle trasmissioni di punta della Rai: da "Ballando con le stelle" a "Tale e quale", da "Affari tuoi" alla "Vita in diretta", da "Porta a Porta" a "Ballarò", fino a "Virus: il contagio delle idee" condotto da Nicola Porto che su Raidue che sta ottenendo contrariamente ad altri talk politici un buon successo di critica e di ascolti, a "Che tempo che fa" di Fazio e alla "Prova del cuoco" di Antonella Clerici. Se la trasparenza invocata da Fico dovesse prendere piede molti compensi apparirebbero irragionevoli in considerazione dell’attuale situazione economica, con un numero crescente di lavoratori alle prese con chiusure di aziende, cassa integrazione, mobilità, licenziamenti.
Si farebbe anche chiarezza su un altro aspetto rilevato da Fico. Il divieto cioè per la Rai di commissionare a società di produzione detenute dai manager la realizzazione di trasmissioni in cui siano presenti gli artisti da loro rappresentati. Questa clausola è stata inserita fin dal 7 maggio nel parare sul contratto di servizio approvato dalla Commissione di vigilanza per evitare conflitti d’interesse. La Rai è ritardo di oltre 6 mesi. Perché? Stando ai tam tam di Saxa Rubra i vertici in scadenza nel giugno 2015 non vorrebbero prendere decisioni che condizioneranno il futuro dell’azienda pubblica che già nei prossimi mesi dovrebbe essere sottoposta allo sconquasso preannunciato dal piano industriale di accorpamenti del direttore generale Luigi Gubitosi.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:20