Le toghe scioperano: e chi se ne frega

E’ legittimo un governo che è tale con i voti di un partito che il governo medesimo disconosce e manda al macero? E’ legittimo lo sciopero dei giudici? Cos’è peggio? Il governo non legittimo e pure delegittimato, o la magistratura che non vuole lavorare come tutti i dipendenti dello Stato?

Premesso che agli italiani non gliene frega niente di un eventuale, ennesimo sciopero delle toghe (dieci anni fa hanno già protestato contro la riforma dell'ordinamento giudiziario in persona del presidente dell'Anm Edmondo Bruti Liberati attuale procuratore di Milano), perché, tanto, hanno tanto di quell’arretrato da mancato “lavoro”, che, un po’ di più o un po’ di meno, fa lo stesso. Lo sciopero pare sia voluto, stavolta, per il fatto di volere continuare ad avere le vacanze retribuite (dagli italiani) lunghe come quelle dei bambini della scuola elementare, e per non volere essere responsabili di quello che si fa. Pietà.

Il cittadino italiano chiede pietà di questo misero, penoso spettacolo a sue spese. Vogliamo “lavorare” sì o no? Ricordo qui che, in tempi di crisi come oggi, le lavanderie, che non fanno il “lavoro” di redigere le sentenze ma si affaticano con lavaggi e detersivi, stenditure asciugature e stiro, tutto l’anno, lavorano e trascorrono la propria esistenza professionale con un orario che prevede ad oggi, precisamente, l’apertura alle 8.00 (per consentire a chi deve andare a lavorare di potere consegnare i vestiti) e la chiusura alle 21.00, ciò dal lunedì al sabato, e alcune lavanderie (molte), dati i tempi, anche tutta la domenica. Ovviamente non ci sono per loro ferie estive né natalizie o pasquali, perché il lavoro è lavoro vero, e si cerca di tenere la clientela, e il lavoro appunto. Ricordo qui anche che, se la lavanderia sbaglia lavaggio o stiratura, sorge un problema e viene sollevata loro una questione di responsabilità circa il cattivo lavaggio che va dalle urla più o meno simpatiche dentro il negozio fino alla causa legale davanti al giudice.

In genere, nella procedura di mediazione di nuovo conio, si riesce a riportare le arrabbiature a ragione, e spessissimo la lavanderia paga il valore del capo di abbigliamento quale risarcimento del malfatto. Perché un giudice non debba fare un orario tale e quale, e altrettanto parimenti non debba rispondere di quello che fa e ha fatto malamente, rimane un mistero. Forse perché il servizio è pagato dallo Stato italiano, notoriamente intortato e depredato. Il danno fatto da un giudice è molto più grave di un capo lavato male, si tratta della vita delle persone, di noi tutti. Io, per esempio, me la prenderei molto di più perché mi mettono in galera ingiustamente o mi condannano a pagare somme ingiuste o inesatte che per una camicia distrutta da una lavanderia incapace (dove non tornerei mai più, mentre il giudice ad oggi è inamovibile e rimane e lo ritrovo e ce lo ritroviamo sempre lì). Insomma non si capisce perché questo corpo nostro di giudici corporativi, ambisca ad autoassolversi, ancora prima di un ipotetico processo, da tutto.

Perché impediscono di fare le leggi? “Lavorano” meno di otto ore, hanno trattamenti retributivi statali in alcuni casi dignitosi (in Cassazione guadagnano circa quindicimila euro al mese) e si lamentano pure. Ma vadano a lavorare! Che poi non è neanche un “lavoro” vero fare le sentenze. Altro che lamentarsi. In ogni caso le leggi le fa il Parlamento italiano e non i giudici, anche se la Cassazione si è arrogata il potere, da nessuna parte previsto, di creare il diritto, di fare la legge. La legge la fa il Parlamento, il governo, i quali dovrebbero essere eletti direttamente dai cittadini e ai cittadini dovrebbero rispondere direttamente. Invece qui, i nostri giudici, corporativi e inetti, vogliono il ritiro del decreto sulla riforma civile con la riduzione di un terzo delle ferie che è stato votato al Senato, con la fiducia, e passato alla Camera, oltre che lo stop alla loro responsabilità civile.

Minacciano “forme di reazione anche estreme”; addirittura, la corporazione “indipendente” (indipendente?) dei giudici minaccia che “rifiuta qualsiasi forma di acquiescenza, anche soltanto parziale, alle recenti riforme allo status dei magistrati che risultano essere dichiaratamente il banco di prova sul quale la politica intende valutare il livello di duttilità della magistratura” avvertendo che porrà in essere “una reazione di blanda agitazione non potrebbe che essere intesa come via libera di ben altre “innovazioni””. E innovate, sai chi se ne frega. A noi italiani non ce ne frega niente. Siete un corpo dello Stato strapagato e nullafacente, con orari indecenti e totalmente privi di qualsivoglia responsabilità. Questi troppi privilegi di casta hanno portato alle parole che non vi vergognate di pronunciare. Noi italiani vi rispondiamo in coro: chi se ne frega. E, possibilmente, andate anche a quel Paese, ma fatevi anche pagare da quel Paese!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:20