Il Premier Renzi  è il re delle televendite

Uno scolaretto, ricordate Midiri, il re delle televendite di pentole, che per capacità e stravaganza, ha riempito le cucine di mezza Italia? Bene, rispetto a Renzi, era uno scolaretto. Ti do questo, ci aggiungo quest’altro, poi ti do anche un’altra cosa e per stupire ti regalo un gratta e vinci e se vuoi paghi a rate senza interessi! Una conferenza stampa spettacolare, quella del premier per descrivere la finanziaria, in manica di camicia e con Padoan più triste del solito, che accanto a lui faceva il dioscuro, così Renzi di fronte ai giornalisti, ha dato conto della legge di stabilità italiana.

Si potrebbe dire, anticonvenzionale, moderno, minimal, per noi è così, per noi è più semplicemente la conferma della trasformazione di una cosa serissima, in uno sketch televisivo. Per non aggiungere poi, che tutto ciò accadeva mentre i mercati crollavano in tutto il mondo e come sempre, Milano molto più degli altri. Un tonfo pazzesco che ha bruciato in una sera un’ immensità di soldi, di investimenti, di risparmi, a conferma dei pericoli e della drammaticità del momento sociale e economico. Eppure il Primo ministro, impermeabile a tutto, snocciolava i trionfi di una legge, nella sostanza esattamente identica alle precedenti, tale cioè da non produrre quell’adrenalina e quello shock di cui ci sarebbe indifferibile bisogno.

Non ci si illuda infatti, delle coperture da spending, saranno impossibili, ne che la conferma di interventi impostati male, possa domani, dare quegli effetti che non ha dato oggi, ne infine, che la pur importante decontribuzione triennale, possa da sola risolvere la disoccupazione. Sulle tasse poi, saranno le famiglie, che in questi giorni ne sanno qualcosa, a verificare se si tratti, come dice Renzi, della più grande riduzione della storia. Con tutta probabilità saremo ammoniti dall’Europa, ma fosse questo, il peggio è che non basterà e non metteremo il turbo, al contrario continueremo così come ora a ballare sull’orlo del burrone. Al massimo, con le solite pezze a colori fatte di salvaguardie, cioè di tasse in più, guadagneremo qualche mese, prima di ritrovarci nel pantano.

Nessuna decapitazione dei veri centri di spesa che dissanguano il Paese, nessuna dismissione, nessuna vendita straordinaria per abbattere il debito, nessuna ghigliottina sui privilegi di Stato, nessuna attenzione all’esasperato conflitto fra amministrazione e contribuenti. E se Squinzi, beato lui, ha realizzato un sogno, noi restiamo nell’incubo peggiore di un paese fermo, impaurito e sempre più ripiegato. Tra qualche mese vedremo, se il sogno di cui parla confindustria, condurrà le imprese ad assumere a go go, a rilanciare la produzione e spingere il Pil a superare l’unità percentuale, vedremo, ma abbiamo ragione di credere che non sarà purtroppo così e che certe dichiarazioni andrebbero evitate. Come se non bastasse quello che sconforta è l’opposizione, che fine ha fatto l’opposizione parlamentare? Tranne la Lega e pochi altri, un silenzio assordante, che nemmeno Grillo riesce più ad intaccare. Male signori, malissimo, questo silenzio non testimonia altro che il nulla in cui siamo finiti e in un mondo che sbanda, così noi cappotteremo.

Del resto il crollo di tutte le piazze in questi giorni, badate bene siamo in una sorta di subprime, annuncia che qualcosa succederà, non capirlo è paradossale e scellerato, i mercati oggi, non contemplano tempi supplementari. Qualche minuto per fare bene c’è però ancora, si alzi dunque qualcuno a cambiare le cose, il coraggio costa tanto ma non si prende a prestito, è l’unica virtù che la nostra politica non ha mai posseduta, solo questa sarebbe davvero la più grande novità della storia italiana.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06