
E voilà ecco arrivate le assunzioni di dipendenti pubblici. Il governo Renzi è il più statalista (e dirigista) degli ultimi cinquanta anni. Il piano scuola del terzo governo Napolitano consiste infatti in centocinquantamila precari assunti con decreto cosiddetto “Buona scuola”, in sostanza “Pessima Scuola in Pessimo Stato”. E in un solo anno scolastico, il prossimo 2015. Non ce la fa. Non è in grado.
Tutta l’idea pseudo politica di Renzi e dei suoi è sbagliata. E’ sbagliato il senso, la direzione stessa in cui va. Nella sostanza. Si veda il caso delle province che sono state formalmente abolite ma che, anche loro, nella sostanza, rimangono da pagare, perché dobbiamo continuare a stipendiare gli oltre cinquantamila dipendenti (cinquantamila) che ne costituiscono l’organico complessivo. Si immettono cioè soggetti a carico dello Stato – che andrebbe al contrario sgravato -, e lo si obbliga a dare loro lo stipendio perché, in pratica, non facciano nulla. Nei fatti si prevede e si dà l’assegno statale ai più, senza peraltro averne i soldi. In compenso, grati del pensierino, votano ed eleggono Renzuccio. Dove sono i soldi? Vengono bloccati gli stipendi statali in essere perché si dice che non ci sono i soldi, però si prevedono nuovi stipendi pubblici da assunzione pubblica.
Che senso ha, oltretutto, avere cancellato le province, se non ha come effetto nessuna compressione dei costi, peggiorando pure l’efficienza amministrativa? E’ tutto nella direzione sbagliata. Lungi dal ridurre alcunché, questo terzo governo Napolitano (1°Monti, 2° Letta, 3° Renzi) sta appesantendo lo Stato, peggiorando sostanzialmente ed enormemente il problema. Ci vuole lo Stato minimo, e si fa lo Stato massimo. Ci vuole la spending review e si fa la expansive review. Nessuna nuova sul rispetto dei vincoli di bilancio europei o sulle previsioni di crescita, mentre la disoccupazione e i saldi di bilancio peggiorano sino allo sprofondo.
Il Paese è in recessione e sono qui a illudere di sbloccare miliardi dalla spesa pubblica per incanalarli, non in investimenti e a creare lavoro vero, ma nel postificio, nello stipendificio statale. Il lavoro si dà con la drastica riduzione delle tasse e la barra a dritta sugli investimenti. Investimenti che sono da porre in essere nell'economia reale e per e nelle infrastruttur,e per rilanciare la crescita e creare e garantirsi l’apparato produttivo efficace alla crescita stessa.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16