Expo e il localismo   d’accatto senza futuro

Grossolani difensori di un localismo d’accatto destinato a essere senza futuro. In altro modo - se non utilizzando terminologia più volgare - non posso essere definiti gli amministratori di Reggio Calabria e Cremona che, rispettivamente, hanno rifiutato l’invio dei Bronzi di Riace e del cinquecentesco Ortolano dell’Arcimboldo al prossimo Expo di Milano. Fanno finta di non capire, questi due pseudo-amministratori, che la rassegna milanese prevista per la prossima primavera rappresenterà l'Italia intera agli occhi del mondo.

Il loro becero rifiuto a inviarvi le opere esposte (indegnamente?) nelle loro sale, non è un dispetto a Maroni o Sgarbi: è un insulto all’Italia intera della quale anche i loro Comuni fanno parte. Ci sbaglieremo pure, ma ci sembra di essere quasi in presenza di un ricatto. In termini più brutali: vuoi vedere che se l’organizzazione dell’Expo offre un quantum a questi amministratori (non a loro personalmente, è chiaro, ma alle casse delle amministrazioni da loro comandate), gli stessi non esiteranno a inviare le opere all’esposizione internazionale? Certi sindaci sono ben consapevoli di essere titolari di diritti su opere d’arte senza uguali nell’universo e delle stesse ne vogliono approfittare in qualsiasi modo. E, aggiungiamo paradossalmente, fanno pure bene.

Ma agli stessi primi cittadini di Reggio Calabria e Cremona ci sentiamo, nel contempo, di lanciare una sfida. Dimostrino di essere in grado, il primo tramite l’organizzazione di una serie di voli andata/ritorno e il secondo con corse di autobus gran turismo da e per Milano, di saper condurre i milioni di visitatori dell’Expo di fronte a quelle opere d’arte. Il tutto, naturalmente, a spese delle rispettive amministrazioni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16