
È che certe ammissioni arrivano tardi, forse troppo tardi. E lo scriviamo perché eravamo davvero in pochi, nel febbraio del 2011, a sostenere che “davanti a condizioni di salute drammatiche di un detenuto, non si debba tener conto né del suo cognome, né del suo curriculum criminale. Lo Stato civile, in altri termini - sostenevamo più di tre anni fa - non deve sostituirsi al boia (lo stesso articolo 27 sancisce, del resto, la non ammissibilità della pena capitale) facendo letteralmente morire un detenuto nelle patrie galere sottoponendolo, per di più, ad un regime carcerario eccezionale denominato 41 bis”.
Quel detenuto era (e, a malapena, è tutt’ora) Bernardo Provenzano, un recluso che non riesce a dare ordini nemmeno a se stesso e al suo corpo, figurarsi se in grado di impartirne a chicchessia. E questo, l’altro giorno, è riuscito ad ammetterlo – con un ritardo non del tutto inspiegabile – anche il dottor Antonio Ingroia tramite un contributo apparso sulle pagine del Garantista.
Eppure Provenzano sta malissimo e non da oggi. “Se gli staccano i fili - dice il suo avvocato Rosalba Di Gregorio - avrà sì e no 48 ore di vita. Pesa 45 chili, è alimentato artificialmente con un sondino che va dal naso non più allo stomaco, che ormai non reagisce più, ma direttamente all’intestino. Dovranno fargli la Peg (l’inserimento di un tubo dalla cavità gastrica verso l’esterno per permettergli di nutrirsi), ma col suo tipo di encefalopatia, l’anestesia potrebbe ucciderlo. Provenzano è un vegetale col cuore battente, ma senza più orientamento spazio-temporale”.
Sembra tardiva, considerando lo stato di salute del detenuto, ogni considerazione a favore della revoca del regime del 41 bis a Provenzano. Eppure anche le procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno espresso parere favorevole alla revoca. “Ma il ministro della Giustizia le ha ignorate riapplicando il 41 bis. Anche la Procura nazionale antimafia ha detto “no” alla revoca”, dichiara l’avvocato Di Gregorio. La quale, tramite le pagine de “Il Tempo”, lancia anche una provocazione: “Lasciate il mio cliente al 41 bis perché ormai il trattamento disumano è stato già fatto tutto. Toglierlo adesso vuol dire solo lavarsi la coscienza. Il diritto, con Provenzano, è stato violentato in vario modo e non c’è “programma di protezione per chi si pente adesso”.
Di certo non ci si può chiedere di fare a meno di ricordare il titolo di un articolo scritto agli inizi del luglio 2013, poco più di un anno fa: “Provenzano: Stato debole?”. Lo scrivemmo allora ed il dubbio ancora ci rimane.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:18