Renzi ha fallito,   parola di Schäuble

Le rassicurazioni fatte in materia economica e fiscale da Matteo Renzi valgono meno dell’acqua fresca, e almeno l’acqua disseta. Dopo la dipartita dell’Italia dai Mondiali di calcio, non regge nemmeno più la bubbola del “senso d’ottimismo” iniettato al Paese. Quando vincemmo la prima partita si dimostrò davvero lesto nello spacciare quel risultato come frutto del “qualcosa sta cambiando”, di quel senso d’ottimismo che pervade ogni ambito italiano. Una valanga sovrumana di chiacchiere fritte (e fossero almeno quelle di carnevale con su lo zucchero a velo).

Abbiamo girato la domanda sul senso d’ottimismo ad un campione di dieci imprenditori di medie dimensioni. La risposta s’è rivelata lapidaria, priva del benché minimo appiglio a malintesi: “Non ci sono le condizioni per assumere, per contrattualizzare qualsivoglia prestazione d’opera. Non agiamo in base a quello che dice Renzi, ma esclusivamente sulle mosse di chi gestisce l’economia europea, ovvero vertici Ue e manovre dei tedeschi… crediamo più a Schäuble che a Renzi”.

Secondo non pochi esperti, i 2.600 esuberi di Alitalia favoriranno l’ennesimo effetto domino sul mercato del lavoro, ovvero una nuova ondata di licenziamenti che dovrebbe far aumentare la disoccupazione di almeno altri tre punti percentuali entro l’autunno 2014. Mancano le risorse per assumere, Renzi forse lo sa, ma preferisce dire di vedere una fumosa ripresa. Ad aprirci gli occhi, acclarando che l’Italia non può assolutamente abbandonare la politica del rigore, sono Wolfgang Schäuble (ministro tedesco delle finanze) e Jens Weidmann (presidente della Bundesbank): entrambi preoccupati dal fatto che l’Italia potrebbe utilizzare il semestre europeo per aggirare i paletti tedeschi su debito sovrano e rigore. All’Ue non interessa che aumentino i disoccupati, ma preme che l’Italia riduca il proprio indebitamento.

Ed è proprio Schäuble che non nasconde il timore che Renzi possa strumentalmente piegare l’Europa all’agenda di governo italiana. “Il nostro Paese intende presentarsi al semestre Ue con un pacchetto unitario di riforme - ripete Renzi a mo’ di disco rotto - Senza queste riforme la flessibilità che chiediamo a Bruxelles sarà sempre inferiore alle nostre aspettative”. Ma dalla Germania ribattono che Bruxelles non ha mai promesso flessibilità sui conti ed elasticità nell’ottemperare ai tanti obblighi dell’Ue. Per Schäuble, “ammorbidire il Patto di Stabilità sarebbe il peggiore errore possibile”. Anzi, il ministro tedesco delle finanze invita Renzi a pigiare su ulteriori sacrifici da parte del popolo italiano. Dello stesso parere è il banchiere Weidmann, che teme la politica di Renzi possa “causare scosse enormi per la zona euro”. Per entrambi i tedeschi, “le regole di bilancio andrebbero semmai rafforzate proprio per i Paesi dell’Europa mediterranea”.

Si sgretola il castello di sabbia su cui il Presidente italiano del Consiglio aveva costruito il suo personalissimo pseudo-consenso: non solo si sono allungati i tempi per partorire le ormai spiegazzate riforme, ma è anche sfumato il riconoscimento europeo alla cosiddetta “flessibilità all’italiana”. Berlino (quindi l’Ue che conta) ha negato si possa chiudere un occhio sulle regole pur di consentire una ripresa economica dell’Italia. Renzi è ormai intrappolato, ha legato la sua legislatura al binomio riforme e ripresa, spacciandosi per uomo gradito ai poteri forti europei. Tutte bubbole, a nessun Presidente del Consiglio di qualsivoglia Paese povero dell’Ue sarebbe mai consentita la flessibilità sulle regole europee in materia di bilancio.

Ora Renzi sa che il semestre europeo saluterà un più forte controllo sull’Italia da parte dei Paesi ricchi dell’Ue. Da qui la battuta del Premier italiano: “Tenetevi la vostra moneta ma lasciateci i nostri valori, perché non basta avere una moneta, un presidente in comune, o accettiamo destino e valori in comune o perdiamo il ruolo stesso dell’Europa”. Parole che nemmeno una settimana fa Renzi non avrebbe mai pensato di dover pronunciare. Renzi arruolato tra i no-euro? Il giovane Premier è facile preda dell’entusiasmo politico, che spesso mostra miraggi a forma di boom economico e facile soluzione di vertenze internazionali. L’Italia è nell’angolo, pardon, ad un passo dal fallimento. E lo ha detto molto elegantemente Olli Rehn (commissario uscente agli Affari economici e monetari dell’Ue) al Corriere della Sera: “L’Italia ha fatto molti passi avanti in questi anni per il consolidamento dei suoi bilanci. Ma il problema del suo debito pubblico è davvero rilevante. Quindi credo che la cosa migliore per il Governo italiano, ora, sarebbe continuare nell’opera di consolidamento…”.

Di fatto Rehn ha ammesso che una politica diversa dall’austerity è impensabile. Bruxelles auspica una nuova e forte manovra finanziaria entro fine estate: e, se dipendesse dai tedeschi, Renzi dovrebbe farla entro luglio, cioè prima che gli italiani spendano i pochi spiccioli rimasti in vacanze e ristoranti. Per la Germania l’obiettivo di riduzione del debito pubblico italiano passa attraverso una spending review nello stato come nei bilanci delle famiglie. Tutti particolari noti sia a Renzi che al ministro Padoan. Entrambi non sanno dove trovare le parole (e la faccia) per confessare agli italiani che si è trattato di un malinteso, che l’austerità va necessariamente mantenuta se non aumentata. E come si potrebbe dire ad un padre di famiglia di fare altri tagli? Soprattutto, con che parole si può consigliare la rassegnazione a disoccupati e nuovi poveri?

Renzi ci ha provato, forse con l’entusiasmo del ragazzotto toscano che ha toccato un sogno. I tanti che lui voleva rottamare si sono sfregati le mani, e perché lo hanno lasciato fare, certi che si sarebbe caricato sul groppone tutte le responsabilità. L’Italia è fallita, e Renzi ci ha messo la faccia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:20