Gli errori “di fatto”   e quelli di “diritto”

Si dice che le sentenze non si debbano commentare e men che mai, aggiungiamo, si dovrebbe fare prima dell’uscita delle motivazioni delle stesse.

Sappiamo quindi di non rispettare queste regole basilari nello scrivere le righe che seguono, ma si è saputo che la prima sezione della Cassazione ha accettato parzialmente il ricorso presentato dai difensori dell’ex deputato Amedeo Matacena condannato in via definitiva a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. La pena è stata ridotta a tre anni e il sito del Corriere ne ha ipotizzato il motivo scrivendo che “è presumibile che i giudici abbiano ritenuto che non potesse essere applicata in questo caso la legge che ha inasprito le pene per concorso esterno, entrata in vigore successivamente alla commissione del reato contestato a Matacena”.

Quindi, se abbiamo ben interpretato quanto riportato dal sito del quotidiano milanese, ci sarebbe stato un ‘errore di fatto’ che avrebbe potuto far scontare due anni di carcere ad un essere umano contro il quale sarebbe stata incredibilmente applicata una sorta di “retroattività della norma”. Nullum crimen sine praevia lege poenali scripta e stricta, dicevano gli antichi.

Francamente ci auguriamo che le motivazioni della sentenza smentiscano le previsioni del Corriere on-line: in caso contrario resteremo ostinati ad osservare se per quell’“errore di fatto” (ma, forse, anche “di diritto” considerando che si sarebbe tentato di applicare retroattivamente una norma) che poteva costare due anni in più di galera a Matacena, qualcuno ne risponderà.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:01