Il maxi-congresso   per 800 giornalisti

Ottocento giornalisti hanno firmato la petizione lanciata da Andrea Montanari per chiedere l’anticipo del congresso nazionale della Federazione della stampa italiana (Fnsi) previsto per novembre.

Quali i motivi di questa iniziativa eccezionale e perché un numero così elevato ha ritenuto giusto, necessario e tempestivo discutere nella massima assise gli ultimi eventi legati al rinnovo del contratto e alle prese di posizione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Luca Lotti, che non ha intenzione di firmare il finanziamento di 50 milioni stanziati dalla legge 14/2013 alle imprese editoriali se non viene prima sottoscritto il contratto di lavoro giornalistico?

La premessa, come abbiamo scritto tante volte su questo giornale, è che la crisi travolge il mondo dell’editoria (calo delle vendite, della pubblicità, dei ricavi in generale, aumento dei costi della carta) e travolge anche gli istituti storici della professione: lavoro autonomo, ammortizzatori sociali, praticantato, regime della cosiddetta ex fissa, contratti a termine per 36 mesi, ristrutturazioni aziendali. Il negoziato tra la Federazione editori e la Fnsi va avanti da alcuni mesi con alti e bassi ed ha subito un’accelerazione nell’ultima settimana quando la segreteria guidata dal sindacalista Franco Siddi (in permesso sindacale da 25 anni) con l’appoggio del presidente Giovanni Rossi, leader da 30 anni della corrente di Autonomia roccaforte del gruppo di sinistra, ha siglato un accordo sul lavoro autonomo e sulla ex fissa che ha suscitato forti critiche sia per i contenuti che per i metodi con cui è stato raggiunto ( non sono stati consultati né i comitati di redazione né la commissione contratto). Ad opporsi Fabio Morabito, critico già dalla mancata presentazione di una piattaforma dei giornalisti mentre non hanno firmato l’accordo Daniela Stigliano e Paola Vescovi dei freelance; assenti Elena Polidori e Ezio Cerasi.

Saltate le prassi sindacali i contrattualizzati, gli esodati, i non contrattualizzati, i pensionati hanno reagito considerando le nuove norme peggiorative di quelle esistenti. L’Assemblea della Romana (la seconda per numero di iscritti dopo la Lombardia) aveva chiesto ai vertici della Fnsi di non firmare e il segretario Paolo Butturini fa parte del gruppo di maggioranza. La Lombarda non si era espressa ma i segnali erano critici. Secondo quanto osserva Massimo Alberizzi (Senza bavaglio), “Siddi ha voluto forzare la mano, accettando clausole profondamente antisindacali. Forte del sostegno di un’esigua minoranza di giornalisti ha firmato un accordo che legalizza il precariato per i non contrattualizzati e si appresta a firmare un contratto che mina alle fondamenta i diritti dei contrattualizzati e il welfare conquistato con anni di trattative e sacrifici”.

Nelle redazioni ci si sta chiedendo le ragioni del cedimento alle tesi degli editori che forzano la mano sullo stato di crisi. Pur di avere i 50 milioni stanziati per il 2014 per dare sostegno alle riorganizzazioni aziendali, all’ingresso di giovani professionisti e alla stabilizzazione dei precari gli editori mettono in ballo mille posti di lavoro in 3 anni e la Fnsi è stata presa dal terrore. Meglio un congresso straordinario, dicono i critici dell’accordo, per valutare compiutamente cosa sta accadendo al mondo giornalistico, anche perché a settembre il Parlamento si occuperà della riforma predisposta da Palazzo Chigi e del dossier del governo sulla Rai. Viale Mazzini dovrà sborsare 150 milioni e i giornali non avranno più 100 milioni dalla cancellazione degli avvisi e bilanci sui media da parte delle pubbliche amministrazioni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:01