State sereni: anche Passera, passerà!

Italia Futura (Montezemolo), Fratelli d’Italia (Meloni e altri), Futuro e Libertà per l’Italia (Gianfranco Fini), Italia dei Valori (Di Pietro, in allegra compagnia di Razzi, Scilipoti, De Gregorio, ecc.) e quanti altri sono tutti finiti – elettoralmente – male, anzi malissimo, ad eccezione di Forza Italia nella sua versione del 1994. Morale: per caso non porterà mica sfiga mettere il nome “Italia” in una sigla di partito?

Già perché in fondo Psi, Pci, Pri e Pli d’italiano avevano solo l’aggettivo. Per non parlare della Dc, che si voleva (e lo fu, nel senso che venne copiata da formazioni politiche cristiane e cattoliche nei principali Paesi europei) a carattere universale. Per cui, se tanto mi dà tanto, anche Italia Unica di Corrado Passera potrebbe andare incontro alla stessa irrilevanza elettorale di tutti quelli che l’hanno preceduta. Sarebbe da farci su una bella fiction, magari immortalando l’interessato che fa gli scongiuri e le corna in diretta, come ai bei tempi del G8/G20 del Cavaliere. Ovviamente, da tempo, i detrattori hanno pronto per lui il calembour: “Passerà, Passera!”.

In effetti, a pensarci bene, non si tratta solo di un vezzo canzonatorio. Dal 2011 in poi, quel che resta del Mar Grande del bacino elettorale di Silvio Berlusconi, e i suoi ex affluenti di centrodestra, hanno preso cammini contrapposti e rissosi pur di contendersi uno strapuntino nella famosa “Area moderata”, oggi fin troppo affollata di postulanti a vario titolo e misura. E puntualmente la maggior parte di loro, in questi ultimi tempi, ha visto le proprie ambizioni sconfessate dagli elettori. Se Alfano, infatti, non avesse goduto del soccorso “bianco” del sempiterno Casini, oggi non farebbe nemmeno più parte del Governo attuale. Già perché, in quel caso, Renzi (e non è detto che, se messo alle strette, non lo faccia lo stesso entro il 2015!), preso atto della dissoluzione elettorale di Scelta Civica e dell’irrilevanza del Ncd, avrebbe potuto riesumare di corsa il Mattarellum, d’accordo con Berlusconi, per sistemare definitivamente le faccende politiche dentro e fuori casa Pd! Per non parlare poi di quei naufraghi che sono andati miseramente ad infrangersi sulle barriere delle soglie elettorali italiane ed europee.

L’uomo Passera sconta, dal canto suo, un profilo piuttosto algido (qualcuno dice “antipatizzante”), non avendo per sua natura le doti carismatiche del trascinatore di folle, ma semmai quello di un ragionevole ragioniere che cerca di far di conto nell’anarchia dei numeri e delle sigle della politica italiana. Per di più, si ha la netta sensazione che l’elettorato moderato perdonerebbe molto di più i peccatucci a Fini (l’unico, in fondo, che ha avuto le palle di farsi cacciare pubblicamente da Berlusconi), piuttosto che apprezzare le prodezze di banchiere e, soprattutto, di ministro dello Sviluppo Economico dell’ex Governo Monti, vantate da Passera.

Poi non si capisce bene la ragione per cui queste “operazioni-novità”, destinate a lanciare un’Opa politico-elettorale sulla base di consensi di Scelta Civica e di Forza Italia, non siano state ufficializzate e opportunamente sperimentate attraverso la partecipazione alle ultime elezioni europee, per sottoporsi a un test democratico (dal basso!) della massima importanza per la verifica delle relative ambizioni.

Potrebbe essere una pessima idea, oltretutto, quella di attendere la decomposizione della Balena Azzurra di FI. Anche perché, se da quelle parti dovesse emergere un delfino degno del Cavaliere e con uguale o addirittura maggiore appeal di quest’ultimo (per capacità di rinnovamento, oratoria e vis polemica, come Salvini ad esempio, qualora si alleasse organicamente a FI), allora anche i milioni di voti moderati finiti a Renzi, o messi nel congelatore dell’astensione, potrebbero riprendere la via di casa. Come ho cercato di dire e ribadire in occasione del mio precedente intervento sulla leadership, soldi, organizzazione e casta di uomini eletti non servono a nulla quando c’è da rappresentare la pancia profonda del Paese che vuole gridare la propria rabbia, contro la povertà e la disoccupazione crescenti, causate, nella volgata popolare, dall’Europa (e dall’Italia) dei banchieri!

Ricordo che, oltre lo scoop elettorale di M5S e di Grillo, in occasione delle elezioni di febbraio del 2013, stava emergendo un altro soggetto molto interessante che risorgeva dalle ceneri del liberalismo italiano: Fare per Fermare il Declino di Oscar Giannino. Movimento, quest’ultimo, morto sul nascere (come ho avuto già modo di osservare), azzerato dall’ukase di Zingales. Questo perché, imperante la battaglia sulla moralizzazione della politica, la crocifissione pubblica di Giannino - inchiodato inesorabilmente alle sue false attestazioni accademiche, malgrado, a mio avviso, meriti qualche bella laurea “ad honorem”! - ha significato di fatto l’eutanasia di “Fare”, che aveva ottime possibilità di superare la soglia di sbarramento del 4 per cento.

Su Facebook, ancora oggi, si leggono commenti accorati di quei militanti (ed erano parecchie migliaia) che si sono visti trucidare un sogno, essendo completamente innocenti. All’epoca, nessuno dei responsabili della gogna mediatica inferta a Giannino si è soffermato sulla questione della “Ragion di Stato” (se i nostri padri non l’avessero applicata un numero infinito di volte, moltissimi di noi non sarebbero a questo mondo!) e della cosiddetta “Opportunità politica”. Se si fosse dato ascolto a quest’ultima, ragion di logica avrebbe voluto che “prima” si acquisisse il risultato elettorale, e soltanto “poi”, con assoluta riservatezza, si presentasse il conto a Giannino, affinché facesse un passo indietro irrevocabile dalla segreteria del partito con una motivazione plausibile. Che cosa sarebbe cambiato, se la verità che ha ucciso “Fare” fosse stata conservata nel segreto di pochi intimi, avendone fatta giustizia con l’estromissione di Giannino dalla conduzione del partito? Le anime belle, come sappiamo, sono quelle che hanno scavato la fossa del debito pubblico di questo Paese! Giannino, all’epoca, era divenuto un leader molto noto grazie alla sua coltissima rubrica economica su Radio24, che il conduttore iniziava regolarmente al grido di “Stato Ladro”! Se i “professori” lo avessero silurato (nel più stretto riserbo del confessionale della politica, per non distruggere il sogno di molte centinaia di migliaia di persone!) a risultato elettorale acquisito, a quest’ora “Fare” avrebbe potuto avere almeno la metà dei rappresentanti in Parlamento di quelli che ha oggi Scelta Civica. Certo, con i se a posteriori non si fa la Storia, però si possono capire un bel po’ di cose.

In conclusione: #staiserenomatteo, visto che hai solo due veri competitor (Berlusconi e Grillo), di cui uno - oppure tutti e due insieme! - pronto/i perfino a darti una mano nel caso che i tuoi oppositori interni ti facciano lo sgambetto in Parlamento!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:11