
Il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo, ha scritto al Premier Matteo Renzi lanciando un vero e proprio segnale di allarme.
Secondo Cesareo, sulla vicenda Ilva occorre un provvedimento di legge che sblocchi le risorse, in tutto 6 miliardi di euro, che servono per proseguire i processi di risanamento e allo stesso tempo consentire alla fabbrica di continuare a produrre per ripristinare tutti i circuiti bruscamente interrotti e far ripartire una economia inceppata. Occorre, secondo Cesareo, almeno un provvedimento che possa attivare un finanziamento ponte con le banche. Il rischio tangibile, secondo il presidente di Confindustria Taranto, è di vanificare quello che è stato fatto finora e tornare esattamente alla condizione in cui si era nel luglio del 2012. Servono dunque 6 miliardi, 4 per il piano industriale e altri 2 per quello ambientale; queste le risorse necessarie per proseguire il cammino intrapreso.
Nella lunga lettera indirizzata a Renzi, Cesareo fa riferimento a Taranto come ad una città che muore. Per questo motivo invita il premier a porre “ulteriormente attenzione alle nostre istanze”, come è scritto. “Abbiamo accolto con favore - scrive Cesareo - l’insediamento di Piero Gnudi a commissario dell’Ilva, ma nel contempo auspichiamo che Edo Ronchi, sub-commissario, rimanga al suo posto portando avanti il piano ambientale per altro già esecutivo”.
Il presidente di Confindustria Taranto ritiene che le ipotesi di cordate che potrebbero intervenire siano confortanti, ma queste non possono essere assolutamente una risoluzione al problema. Vincenzo Cesareo ha concluso la sua lunga missiva confidando in un intervento tempestivo del Premier affinché il cambio di passo sia davvero quello decisivo sul fronte Ilva.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:16