Quando la solidarietà   è solo Land Grabbing

Se le chiacchiere sono chiacchiere allora ‘niente di grave’. Siamo entrati nel fantastico mondo del cinismo che si tinge delle fosche venature del ‘masochismo’.

Affannati, indignati e contenti. Siamo un Paese che fa parte di una grande famiglia, come l’Unione europea, che non sembra non abbia preso seriamente il problema dei tanti disperati che si riversano sulle nostre coste. Perché? Perché le ultime proposte per arginare il problema sono solo follia pura, che trascende in una schizofrenica trovata. Proporre di aprire degli uffici per accelerare le procedure per i richiedenti asilo sulle coste libiche ha del surreale.

Un ufficio di un Governo straniero sulle coste di un Paese sovrano? Qui il cinico masochismo della diplomazia delle chiacchiere è realtà, perché sapendo di non proporre soluzioni o trovare alternative preme l’acceleratore sui toni bui del noir venato di horror, avvalendosi di uno spettacolare bianco e nero, accentuando i toni di oppressione attraverso un ambiente claustrofobico, culla di un’inevitabile follia di straordinaria efficacia.

L’Italia e l’Europa politica davanti al dramma che si consuma da anni nel Mediterraneo sono atterrite e immobili, impossibilitati a scappare cercano di dare sfogo all’angoscia come un animale in trappola, mettendosi a girare vorticosamente su se stessa come su una sedia a rotelle in una frenesia di terrore.

Lo spettacolo che la Società delle Nazioni sta dando è l’apoteosi del tributo iconoclasta ai miti e al divismo, alle ambizioni dorate e alle disillusioni feroci, ai sogni visti come maschera deformante di una realtà che non va dimenticata o peggio rifiutata. Un nuovo e originale punto di vista se vogliamo anche sul sogno stesso che mostra così la sua doppia, affilatissima lama.

Ogni barcone che approda a Lampedusa, Pozzallo, Augusta, Catania, Porto Empedocle sono l’antitesi di tante pelosissime dichiarazioni di solidarietà e nel caso di ‘morti’ del versamento di lacrime di coccodrillo. Roba da fare impallidire anche il celebre ‘lacrimatoio’ di Tigellino. Ci si dimena a trovare soluzioni mai trovate e che non si vogliono trovare, mentre intanto dal 1994, nel canale di Sicilia sono morte almeno 8.500 persone, sempre usando il beneficio del dubbio, lungo le rotte che vanno dalla Libia (da Zuwarah, Tripoli e Misurata), dalla Tunisia (da Kelibia, Sousse, Chebba e Mahdia) e dall'Egitto (in particolare la zona di Alessandria), una media di 150 morti al mese, cinque al giorno: un'ecatombe.

Ora pensare cretinate non è reato; invece pensare ma non agire - o ancora peggio, agire sapendo di sbagliare - lo è.

Bisogna declinare due tipologie di azioni mettendo in campo uno sforzo internazionale volto a gestire, nell’immediato, nel modo migliore e meno atroce possibile il flusso di migrazione che dalle coste africane si dirige in Sicilia, usando poi nel lungo termine un altro tipo d’approccio che deve essere tutt’altro.

Anche farsi domande risulta diventata l’apoteosi della incompetenza: perché queste persone non possono vivere liberamente nei propri territori? Perché il numero di migranti aumenta?

Per fermare il flusso di migrazione, o meglio occorre fermare il flusso di ‘migrazione forzata’, visto che questa non è ormai più una scelta libera (il che sarebbe una cosa positiva), ma una scelta obbligata da condizioni di vita che peggiorano sempre di più nel corso degli anni, il processo deve essere gestito secondo un approccio di lungo termine. Le persone devono avere il diritto di scegliere dove vivere e quindi devono avere anche “il diritto di poter rimanere nel proprio Paese e contribuire al suo sviluppo.”

Per fare questo occorre “una nuova politica di cooperazione internazionale”, una politica non più basata sul Land Grabbing ovvero sui “falsi e inefficaci aiuti e investimenti internazionali” che mirano a trarre profitti da queste terre piuttosto che aiutarle veramente a crescere rispettando le loro culture e tradizioni. Serve ridare ‘il mondo a questo mondo’ aiutando questi ‘cittadini’ ad avere pane, pace, serenità e diritti, indirizzando verso una gestione razionale dalla quale possono trarre il maggiore beneficio. Aiutiamoli a risolvere i conflitti sociali; solo in questo modo il flusso di migrazione clandestina potrà essere arrestato, così il numero di vittime a esse associato si ridurrà drasticamente.

Ridiamoci dignità e conserviamo le lacrime per i tempi di siccità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06