
Il partito che è risultato essere il più votato (Partito democratico) alle ultime elezioni europee ha ottenuto poco più di 11 milioni di voti (11.172.861 per essere precisi), pari al 40,81 per cento. Il Movimento 5 Stelle (M5S), secondo in gradimento degli elettori, ha ottenuto 5.792.865 di voti (21,16 in percentuale); il che vuol dire che sono stati circa 5 milioni e 400mila i votanti in più che hanno preferito il partito di Matteo Renzi agli strepitii oltraggianti e dissacratori di Beppe Grillo: la differenza è stata di ben 5.379.996 voti, non bruscolini. E a questo – ma non si vuole mettere il dito in una piaga sempre più dolorosa per i “Casagrillo” – ha corrisposto un calo di quasi tre milioni di consensi per i pentastellati rispetto alla consultazione elettorale di un anno prima. Sono numeri, non chiacchiere. Punto e basta.
E invece, l’altro giorno, riecco Grillo che dal suo blog la spara ancora grossa pubblicando il post “Broglio sì, broglio no: la terra dei cachi”. Dall’iniziale #vinciamonoi al più enigmatico e mesto #cihannofregato: altro, altrimenti, non si può dire di fronte all’assenza più totale di una benché minima autocritica. Il duo Casagrillo è meraviglioso soprattutto quando getta sospetti sull’intero mondo; lo è meno quando i fatti (non le chiacchiere) evidenziano le tante pecche del loro movimento.
Nel post al quale ci stiamo riferendo, tentando di spiegare il noto “divide et impera”, si legge che questo motto “è una strategia di controllo politico applicabile praticamente a qualsiasi contesto sociale. Il Sistema si è sempre adoperato affinché le naturali diversità esistenti in società (orientamento politico, razza, etnia, religione, genere sessuale, età, status, mansioni lavorative, ecc.) fossero comunemente percepite sotto forma di fazioni in eterno conflitto nella grande battaglia per un posto al sole. Con l’ausilio dei moderni mass media, oggi il “divide et impera” viene realizzato in modo assai efficace e mirato, in numerose modalità, sia dirette che indirette. Tra quelle indirette vi è un metodo di cui poco si parla, ma che riflettendoci potrebbe essere tra le principali cause di divisione tra cittadini. Si tratta del broglio elettorale. Oltre a perseguire il suo obiettivo principale, quello cioè di manipolare l’esito elettorale nella direzione più utile agli interessi perseguiti dalle consorterie al potere, il broglio elettorale alimenta la reciproca sfiducia tra i cittadini, e infonde grande rabbia, in quanto ogni elettore è portato ad attribuire l’esito irragionevole espresso dalle urne non già ad una frode attuata dal potere in spregio di ogni norma etica e democratica, bensì alla sprovvedutezza o alla disonestà degli altri elettori”.
Così come avviene nel M5S ci verrebbe da aggiungere. Ma poi il blog di Grillo riporta un virgolettato attribuito a “Informare x Resistere” e allora anche il nostro minimo dubbio si trasforma in eclatante conferma. Si legge infatti che “lo spoglio e il voto elettronico sono invece un temibile inganno (vedere il caso Usa descritto nel documentario “Uccidete la Democrazia” di Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani) ed ogni associazione di cittadini dovrebbe vigilare perché non venga attuato. Ogni sistema che interpone delle complicazioni non trasparenti nella fase di voto così come in quella di spoglio è sempre manipolabile e non facilmente controllabile. In pratica favorisce il broglio e contemporaneamente ostacola i meccanismi di controllo. Viceversa il sistema manuale, più laborioso, complica il meccanismo di broglio perché riguarda dati fisici (la scheda è materiale e non immateriale come nel voto elettronico) che per essere contraffatti devono essere spostati e modificati fisicamente. Un dato fisico può essere controllato da chiunque sia intenzionato seriamente ad attuare un controllo; un dato logico può essere controllato da pochissimi esperti e molto spesso neanche da loro se chi fa la contraffazione ha dei vantaggi logistici”. Mentre leggevamo queste righe, ci veniva in mente la democrazia (ed il voto) via web imposto dai Casagrillo agli adepti del M5S e, chissà perché, ci è venuto un po’ da sorridere.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:09