Cresce la “Malapolizia” soprattutto a Roma

È passato più di un anno dalla dipartita di Antonio Manganelli, l’allora capo della Polizia sosteneva che “un poliziotto su dieci compie abusi di potere”. Se lo diceva un capo della Polizia c’è da crederci.

Non meno rosea è la situazione delle polizie locali, secondo i “servizi d’informazione” i vigili urbani di Roma (Polizia di Roma Capitale) sarebbero i più corrotti d’Italia: infatti dopo il “caso Bernabei” (azienda di vini e liquori taglieggiata dai vigili) si sono decuplicate le denunce per tangenti pretese dalla Municipale. Una situazione disperata quella della Capitale che, per estensione e numero di abitanti, costringe i residenti a subire non solo la sfrontatezza di bulli di borgata e giovani criminali, ma anche i continui abusi di potere da parte delle forze di polizia.

Una situazione che era già stata denunciata dal libro “Malapolizia” di Adriano Chiarelli (edito da Newton Compton): opera che ci ha rivelato i retroscena di tanti abusi commessi dalle forze dell’ordine, puntando ancora una volta i riflettori sulle tante morti non chiarite. Perché qualsiasi cittadino inerme può vivere quanto accaduto a Cucchi, Aldrovandi, Uva e tutte le vittime della “Malapolizia”. “Il poliziotto è la legge - dice Chiarelli - e la legge non manda a processo se stessa…: di queste condotte criminali siamo tutti vittime potenziali”. L’abuso in divisa è sempre in agguato, nelle camere di sicurezza delle questure come nelle celle dei penitenziari o più semplicemente ci attende per strada, anche sotto il portone di casa.

L’avvocato Luciano Randazzo ci ha segnalato il caso del signor Mimmo, titolare di un bar nel centro di Ostia. Rincasando, Mimmo si era accorto di essere stato derubato. L’uscio di casa era aperto, i ladri avevano portato via tutto, dai mobili agli elettrodomestici. Avevano anche consumato la cena sul luogo del misfatto, e con le provviste del malcapitato. Quest’ultimo ha reputato giusto denunciare l’accaduto in Questura, per la precisione al commissariato di Ostia. Ma invece di trovare gente pronta ad aiutarlo, ad indagare, è stato accolto da funzionari a lui ostili. Pronti a farlo dissuadere dal proposito di sporgere denuncia, mostravano all’uomo quante sarebbero state le denunce per furto nel solo comprensorio di Ostia. Tantissime, ma questo non giustifica che non si debba indagare.

Il nostro non coglieva che la polizia non voleva rogne, quindi tornava alla carica chiedendo al funzionario di turno perché non fossero state raccolte le impronte digitali, perché la “polizia scientifica” non avesse operato i rilievi. Insomma, l’intero arredo di casa non poteva certo sparire nel nulla. E ci saranno pure state sul territorio delle volanti in grado di intercettare un camion carico di mobili ed elettrodomestici. L’insistenza del derubato iniziava ad irritare i poliziotti, che spiegavano al malcapitato come queste siano seccature nelle giornate di sabato e domenica. Prende forma il “tanto non si può più recuperare nulla”, confortato dal “si tratta sicuramente di stranieri, i ladri italiani sono più professionali, non sono tipi da mangiare a sbafo a spese del derubato”. Tutte giustificazioni che non interessano a Mimmo. E quando i toni salgono viene fatto presente al malcapitato che in commissariato a farla da padrona è la polizia, e con toni più burberi può anche scattare una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale.

È il caso di dire: cornuto e mazziato. “Il rischio di finire sotto processo per “oltraggio a pubblico ufficiale” è concreto per tutti i cittadini che si rivolgono alle forze di polizia - ci spiega l’avvocato Randazzo - basta davvero poco, anche solo contraddirli mentre stanno leggendo un documento d’identità o un libretto d’auto”.

“Non sono contro la polizia, ne ho solo paura”, usava dire Alfred Hitchcock. Tragedie come quelle capitate a Cucchi, Aldrovandi, Uva potrebbero capitare ogni volta che si gioca allo stadio: più di una decina i casi denunciati di adolescenti picchiati dalle forze di polizia (vigili compresi) solo perché indossavano magliette e felpe dedicate alle tifoserie. Ma si può manganellare un ragazzino solo perché indossa un indumento spiritoso, colorito? “Dal 2001 ad oggi - sostiene Chiarelli - abbiamo assistito ad una recrudescenza della repressione che, in nome della legge e dell’ordine pubblico, ha legittimato l’omicidio di singoli cittadini che di certo non meritavano di morire. Le istituzioni ci indorano la pillola, ci dicono che si tratta di casi isolati per i quali vengono presi provvedimenti”.

È evidente quanto nel mirino delle forze dell’ordine siano i deboli, i poveri, gli indifesi. Infatti negli ultimi due anni abbiamo visto il proliferare di blindati e uomini in divisa nei “punti sensibili” del centro storico di Roma. Parimenti abbiamo constatato che vengono regolarmente fermati cittadini a piedi o in bicicletta e perché secondo questi grandi investigatori “anarchici, disoccupati ed esponenti dei centri sociali mica girano in Smart”.

Ad oggi sarebbero più di 2000 i poliziotti in servizio anche se sotto inchiesta: il dato non considera che su cinque cittadini che subiscono “abuso di potere” solo uno ha il coraggio di sporgere denuncia. A dirci che la devianza tra le forze di polizia è un fenomeno in crescita sono più osservatori. Nello Stivale ogni giorno si consumano almeno una decina tra piccoli e grandi abusi. Se ne parla a voce bassa, si temono vendette, ritorsioni.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:19