
Le condanne e le proposte di condanna per frode fiscale sono giuste, esemplari, tali da consegnare credibilità allo Stato (apparato), se correttamente supportate da prove certe ed inattaccabili. I cittadini onesti, i contribuenti esemplari si sentono sollevati ed il loro comportamento conforme ed in adempimento al dettato della legge non viene frustrato, a volte deriso, mortificato.
Tuttavia, il criticato evasore, pur procurando danni al patrimonio della collettività, non mette in pericolo la vita delle persone, in particolare di donne e bambini. Sostenere che l’evasore vada perseguito, ricercato, indagato e condannato è cosa buona e giusta, senza se e senza ma. Però non è possibile tacere sulla gravissima disattenzione, sottovalutazione, imperizia, negligenza di molti magistrati, in particolare pubblici ministeri che chiamati a svolgere indagini a seguito di segnalazioni, denunce, querele di donne violentate, percosse, perseguitate, oppresse, torturate (fisicamente e psicologicamente) svolgono il loro compito con superficialità, imprecisione, sciatteria.
Non si può dire? Io lo dico, forte e chiaro e pongo questa domanda: se dopo varie denunce e querele rimaste senza esito, una madre di famiglia viene uccisa con 24 coltellate, quale sanzione irroghiamo al magistrato negligente e imprevidente che non ha indagato, che ha sottovalutato, che ha rimandato il suo compito? Nessuna. Rien de rien. E allora io vi dico che quel magistrato dovrebbe avere la coscienza morale di licenziarsi, di dimettersi dagli incarichi di inquirente e di riciclarsi come commesso o, meglio, andare a dedicarsi ad un altro mestiere: operatore ecologico. Bravi quei magistrati che scoprono l’evasore e lo puniscono, ma non possiamo non appellare come “somari” quei magistrati che non hanno effettuato la dovuta prevenzione verso un concreto pericolo di morte. Questi somari devono essere cacciati, espulsi dal corpo della magistratura. Cosa buona e giusta sarebbe se l’espulsione fosse effettuata dagli stessi magistrati. Così non è; ma così sarà, perché la tragica crisi economica ha un unico effetto collaterale positivo: le aree dell’impunità vengono debellate dalla ferocia delle proteste.
Saranno le donne che occuperanno le sedi istituzionali, senza bisogno dell’aiuto di Susanna Camusso, a decretare la fine dell’impunità di magistrati fannulloni, incapaci e distratti. I magistrati che sono colpevoli della morte di donne e bambini non hanno frodato la legge, disatteso il loro dovere, si sono dolosamente adeguati all’andazzo dell’irresponsabilità condonata, coperti dalla loro posizione formale. Un’appropriazione indebita di impunità formale. È pensabile essere nelle fasi preliminari di un procedimento penale, il deus ex machina delle indagini, e restare fuori da ogni responsabilità quando la morte grida tutta la sua vergogna verso coloro che dovevano prevenire, impedire, controllare e verificare? Non si può (come direbbe il magistrato Fabio De Pasquale). Dott. De Pasquale, non raccolga solo gli applausi per il suo egregio lavoro quotidiano, dica qualcosa ai suoi colleghi coinvolti dall’ignavia del tempo che corre invano. I magistrati per primi non possono sfuggire alla giustizia. Omicidi per omissione questo il reato di cui si sono macchiati molti pm che avevano il compito di proteggere donne e bambini. Carenze, gravi sottovalutazioni, inutili formalismi e penose procedure non possono giustificare il sangue versato. I pericoli che corrono donne perseguitate o violentate da mariti, compagni, fidanzati, ex mariti, ex compagni, ex fidanzati è documentato dagli efferati decessi, dalle feroci mutilazioni.
Questi pm non hanno giustificazioni anche se si trincerano dietro le false interpretazioni delle norme processuali, dietro l’alibi di sostenere di non essere al corrente che al momento delle indagini non sussistevano pericoli immediati e non imminenti. Questi pm avrebbero dovuto impedire quegli eventi (mortali), che avrebbero avuto l’obbligo giuridico di impedire. E questo equivale a cagionarlo. Le donne perseguitate hanno una forte esposizione ad esiti nefasti, proprio per l’irresponsabilità ed il comportamento folle dell’assassino che, peraltro, ha libero accesso nei luoghi di abitazione e di lavoro delle vittime proprio perché di famiglia. Una superficialità colpevole di chi ha il compito di proteggere donne e bambini, che non può essere lasciata alla declaratoria delle norme o all’impegno encomiabile delle associazioni antiviolenza ed in difesa delle donne. Omicidi annunciati sono scritti sulle denunce e querele non lette o lette di fretta. Vilipendio alle donne querelanti per aver lasciato le loro carte bollate nel dimenticatoio di una giustizia delegittimata dalla inefficienza.
La legge marziale imposta dagli stalkers, non ostacolata dai magistrati, preposti al ruolo di autorità inquirente, permette ai violenti torturatori di esercitare la rapina dell’anima (la condizione psicofisica) delle donne senza alcun controllo, con licenza di uccidere. La sospensione della libertà morale delle donne oppresse ed aggredite incendia la serenità del vivere quotidiano, già difficile per persone a basso reddito. L’istigazione al male, gli esempi negativi si moltiplicano ed entrano nella antropologia del maschio forte (con i deboli!). Le donne perseguitate affrontano il tunnel dell’instabilità emotiva assediate dai soprusi e dalle prevaricazioni di impuniti vigliacchi criminali, pronti alla menzogna ed alla mistificazione. Assistiamo ad una sorta di abitudine ai decessi, con attenuazione dell’indignazione a seguito del moltiplicarsi degli eventi nefasti, come quelli delle morti e degli incidenti sul lavoro. La muta sentenza dei cittadini destituisce l’autorità inquirente (anche quella valorosa), irrompe nell’immaginario collettivo delegittimando l’intero corpo (sano) della magistratura.
Uscire dall’accerchiamento dell’impunità per i maschi violenti e criminali si può e si deve ed i magistrati sanno come fare senza bisogno di suggerimenti. Centinaia di donne morte, sfigurate, mutilate, violentate o perseguitate gridano le loro proteste ed il tempo del domani è già in gravissimo ritardo.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08