La “tremarella” del primo ministro

Renzi, Pd, maggioranza, tutti tremano per il risultato di domenica prossima. Cosa penseranno le persone entrando nella cabina elettorale? Cosa penseranno i milioni di cittadini che non hanno avuto gli 80 euro, quelli che hanno risparmiato col sudore 20mila euro e che subiscono una ulteriore tassazione, i disoccupati che leggono il Jobs Act e i milioni di contribuenti perseguitati dalle cartelle del fisco? Cosa penseranno i proprietari di un appartamento ereditato che gli serve per viverci? Insomma, gli italiani domenica con quale animo affronteranno la scheda voto?

Solamente uno sprovveduto potrebbe credere qualche cosa di positivo, qualche cosa di favorevole al Governo, alla politica, all’ Europa. Il Governo, in tre mesi, è riuscito a peggiorare tutto, ci ha illusi e tartassati. La politica non ha smesso un giorno di finire sui giornali per ruberie, scandali e vergogne di ogni tipo. L’Europa e l’euro, da un sogno si sono rilevati un incubo di povertà, sacrifici e disoccupazione. Nemmeno i Santi avrebbero così tanta tolleranza e forse non sarebbe giusto di chiederla neanche a loro.

Troppi errori, troppa disattenzione e sufficienza di fronte ad un malessere crescente che, trascurato, è diventato rabbia e indignazione. Troppa ipocrisia sulle esasperazioni fiscali, troppa cecità sulla mancanza di credito, troppa sordità agli appelli sul lavoro ed infine troppa supponenza sui problemi dell’euro.

La gente non ne può più, questa è la verità, in Italia come in Francia, in Spagna, in Grecia e l’elenco comprende gran parte dei paesi europei. Proprio con questa verità da lunedì prossimo si farà i conti. Non basterà dare la colpa a Grillo e nemmeno ai soliti gufi. Chi è causa del suo male, pianga se stesso. Sarà un conto salato, quello che presenteranno la gente e i popoli di un’Europa nelle mani di burocrati, sciocchi, oracoli, venali e incapaci. I padri nobili dell’ideale europeo di certo non pensavano ad un’Europa costruita così malamente. Euro, patti e vincoli sono diventati le gabbie della maggior parte dei paesi europei. Tutto avrebbe dovuto essere diverso, ma tanto è stato.

Vincerà la protesta, la delusione, la contrarietà e sarà l’unico modo per cambiare e correggere un errore colossale da cui ha tratto vantaggio, esclusivamente, la Germania. Il cambiamento, in fondo, è ciò che da tempo e con forza tutti vogliono, da est ad ovest, da nord a sud. Cambiare per vivere, lavorare e intraprendere. Non resta che aspettare consapevoli che nelle ultime ore di comizi verrà promesso di tutto e di più. Sentiremo appelli al buon senso, alla consapevolezza e all’intelligenza, accorati richiami alle virtù che la politica ha ignorato e calpestato da troppo tempo. Proveranno in tutti i modi a farci sentire importanti, considerati e compresi come sempre accade quando si ricordano che hanno bisogno dei cittadini per essere eletti e sorretti. Ma questa volta, sarà inutile e troppo tardivo… la disperazione cambia le persone. Noi siamo e saremo ottimisti e non gufi e per questo andremo a votare con la piena volontà di farci sentire.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:03