Ordine avvocati Roma:   un illustre sconosciuto

Scrivo ad Arturo Diaconale, quindi al Tribunale Dreyfus, per segnalare una nuova di questi giorni. A parere della maggior parte degli avvocati, una vicenda deleteria che rammarica tutti gli iscritti all’Ordine degli Avvocati di Roma. Una storia che sta seriamente minando le basi del più importante Ordine d’Italia e tra i primi in Europa. Ma veniamo al motivo dell’indignazione, ovvero la notizia che “è stato costituito un gruppo di avvocati che andranno a Lampedusa per ricevere i migranti che sbarcheranno sull’isola e per garantire loro l’osservanza dei diritti civili”. E questo verrebbe giustificato dal fatto che quest’ordine sarebbe il più grande e antico tra le Comunità Europee. Peccato che grazie ad una politica di pressapochismo, banalità varie e soprattutto molto provincialismo salottiero, oggi questo importante ordine rischi di essere commissariato. Perché il commissariamento? Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, avvocato Mauro Vaglio, è indagato per fatti alquanto banali che sono stati sottoposti all’attenzione del Consiglio Nazionale Forense: questo il Presidente, invece di tentare di mediare su una situazione, s’è impuntato su una piccola vicenda. E si sa che la cancrena può anche svilupparsi da una semplice unghia incarnita. Il tutto poteva limitarsi ad una valutazione di giustizia domestica, ed invece ne è nato un cataclisma.

Ma dal Consiglio Nazionale Forense non giungono mica perle di saggezza, infatti non si pone il grave problema di avvocati giovani e meno giovani che stanno vivendo momenti difficili a livello professionale. Invece di intervenire nei confronti di quei colleghi che stanno vivendo situazioni complicate, decide di strombazzare la notizia che desta allarme sociale, ovvero della gita in barca di alcuni avvocati a Lampedusa. Una notizia a dir poco imbarazzante, che s’aggiunge al fatto che siamo l’unica nazione dell’Unione europea che paga la flotta militare della Marina per aiutare i mercanti di morte a fare ritorno nel proprio Paese di appartenenza, ma dopo aver sbarcato centinaia di disperati sulle nostre coste.

Peccato che lo stesso gruppo di avvocati non si sia costituito per garantire i diritti ai tanti pensionati italiani privi di assistenza. E nemmeno s’è mosso per aiutare le mogli dei nuovi barboni che giornalmente aumentano presso le nostre stazioni ferroviarie: famiglie disgregate dalla depressione economica di questi anni. Eppure apprendiamo che il Consiglio dell’Ordine di Roma ha pure promosso e sponsorizzato una regata di barche per avvocati esclusivi, vippetti de Roma, e alla faccia della crisi. Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Roma, portatore di antiche tradizioni forensi ed i cui componenti in passato contribuirono alla crescita dell’Italia democratica, invece di gettare le basi per fare della città di Roma un centro di garantismo giuridico, preferiscono occuparsi di vertenze lontane e piaceri vari. Ecco perché oggi l’Ordine si trova al centro di chiacchiere, pressapochismi, questioni banali e strumentali… ed altro ancora in perfetta imitazione dei più squallidi teatrini della nostra politica.

Oggi questo importante Consiglio dell’Ordine va tristemente avvicinandosi ad un altrettanto triste commissariamento da parte dell’onorevole Orlando, nostro ministro di Giustizia: giovanotto non eletto dal popolo sovrano, ma nominato attraverso un giuoco di partito. Evviva la nostra democrazia, che è divenuta ad insaputa del corpo elettorale una struttura oligarchica, in spregio delle nostre tanto decantate regole democratiche e costituzionali. Ma facciamo un passo indietro. Il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma viene indagato e dopo tanto tempo non è ancora stato rinviato a giudizio. La vicenda viene artatamente montata, senza mai darne notizia all’assemblea degli iscritti, agli avvocati del Foro Romano. Di fatto c’è un contesto di minoranza che cerca di gestire una vicenda in danno di una maggioranza. Si cerca di imitare, in danno degli interessi dell’intera Avvocatura Romana, una attività politica che appare la brutta copia di quello che ormai siamo abituati a vedere nel palcoscenico mediatico-giudiziario. Tutto questo in danno di una categoria professionale già seriamente penalizzata, e con una serie di leggi liberticide che hanno minato l’importante rilevanza costituzionale di coloro che della stessa sono i portavoce. Provvedimenti che stanno riducendo queste importanti professioni ad una accolita di poveri disoccupati, che quotidianamente debbono cercare di sopravvivere per guadagnarsi il classico tozzo di pane. Ma il Consiglio dell’Ordine romano litiga su presupposti inutili, che a nessuno interessano.

Invito i colleghi di buon senso a non votare alle prossime elezioni per il rinnovo della Consigliatura. A quel punto ben venga un Commissariamento.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:06