Madre da zero in condotta in difesa dell’indifendibile

Leggi la cronaca dell’episodio accaduto a Forlì e resti esterrefatto. Un professore sequestra il cellulare ad un ragazzino di scuola media che in classe stava guardando sul telefonino delle foto hard. L’insegnante poi chiede che a ritirarlo sia uno dei due genitori dell’adolescente. Fin qui nulla di strano, un comportamento del docente che rientra (o dovrebbe rientrare) nei canoni della normalitá. A ritirare il cellulare si presenta la madre del giovane, ma non da sola: lo fa in compagnia di un avvocato ed accusa il professore di furto, difendendo nel contempo il ragazzino e sostenendo che le foto incriminate non erano poi così hard, dato che la donna immortalata “aveva anche il perizoma”.

Per carità, non vogliamo di certo passare per anziani parrucconi, ma ci ricordiamo che in altri tempi ai provvedimenti disciplinari adottati dagli insegnanti seguivano, nella stragrande maggioranza dei casi, quelli dei nostri genitori. Oggi invece accade troppo spesso il contrario: i genitori tendono a difendere l’indifendibile, a coprire le “malefatte” dei pargoli, ad accusare (talvolta anche tramite aggressione fisica) l’insegnante quasi di “lesa maestà”. Se poi le giovani “bestioline” si dovessero trasformare, crescendo, in bulletti, a chi dare la colpa?

Un certo tipo di genitore, consapevole (forse) di essere il maggiore responsabile della trasformazione in senso “animale” del proprio figliolo, tende sempre a scaricare sulla scuola - o peggio ancora sull’intera società - tutte le colpe: molto spesso i risultati e le conseguenze di questo tipo di scelta educativa (se così vogliamo definirla) sono purtroppo davanti agli occhi di tutti.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 20:17