“Ho 18 anni: posso andare a votare!”

Mettiamola così: ho diciotto anni e per un pelo mi tocca andare a votare. Sono in target. Sono maschio o femmina o quello che mi pare. Tutti quanti si occupano di me e mi dicono quanto sono interessante. Mi dicono che io sono il vero problema e loro lo risolveranno. Fantastico.

Vado a vedere chi sono questi “loro”. Anzi, non devo nemmeno andare a vedere perché ci pensano loro a farsi vedere dappertutto: ora che l’hanno capito, entrano anche negli smartphone, nei tablet, whatsappano come truzzi. E mi spiegano. Però non riesco a capire chi sono. Mi pareva che i politici fossero o di destra o di sinistra, poi del Pd, del Pdl e roba del genere. Ora sono tutti un po’ sparsi qua e là. Anzi, uno che stava di qui, ora sta da un’altra parte. Poi anche se uno sta dentro una specie di partito, si scopre che quelli del suo partito lo odiano. E magari lui strizza l’occhio ad un altro di un altro partito. Ma di quale partito?

Fin qui ho capito: se voglio approfittare di questo mio stupendo diritto di voto, devo stare molto attento. Io starei pure attento, ma il vero problema nasce proprio qui: che elezioni sono, queste? Se io scrivo un nome sulla scheda accanto all’icona di un partito e questo tipetto vince, cioè viene eletto, dove va? Che tipo di posto conquisterà? E che (…) ci andrà a fare? Mi ero distratto: queste sono elezioni europee, dunque il tipo va in Europa. No, non è detto: va anche a fare il sindaco. Forse deve decidere se andare in Europa o fare il sindaco? Lasciamo perdere, per ora. Mi concentro su quello che dice, che dicono. Una cosa è abbastanza chiara. Dicono “i ggggiovani”. Poi dicono “il Pil”. Improvvisamente uno dice: “Galera! Schifosi! Ladri, mascalzoni, farabutti…”. Poi urla, fa le facce, strabuzza gli occhi, dice “P… d… m …” a tutti, nell’ordine al Presidente della Repubblica, al Primo ministro, al secondo ministro… a quelli che c’erano prima… poi urla contro qualche zoccola e fa perfino i nomi… poi quelli che gridano accanto a lui passano a lanciare oggetti contro chi capita nei dintorni… Poi anche lui e loro agitano le mani e dicono “i ggggiovani!”.

Mi sposto più in là e ci sono quelli pacati, meno nervosi. Dicono che se io darò il mio voto a loro, per prima cosa metteranno quello agitato alla ghigliottina, poi daranno casa e lavoro ai “ggggiovani”, poi ci penseranno loro. Mi sposto da un’altra parte: qui si parla, nell’ordine, di: sbarchi, secessione, Merkel, Lampedusa, Alberto da Giussano, Pontida, Marine Le Pen, ggggiovani padani… Ho il torcicollo. Vedo uno che stringe i pugnetti, uno col gozzo che gli si gonfia, uno che tiene in mano un foglietto da “mille lire”. Vedo una coppietta buffa: una ragazzina piccola tenuta in braccio da un energumeno e cantano l’Inno di Mameli.

Mi volto e mi ritrovo accanto ad altri ragazzi e ragazze che si stanno guardando intorno. Siamo un po’ tutti tentati da scoppiare in una risata. Poi una ragazza molto concreta fruga nella borsa, tira fuori la sua carta d’identità, la guarda. Anche noialtri tiriamo fuori le nostre carte d’identità. Ci siamo capiti. Quelli dell’anagrafe si sono sbagliati di sicuro: noi non abbiamo ancora 18 anni, dunque siamo dei “minori”! E andiamo a casa a studiare.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:10