Articolo riservato ai minori di 18 anni

Vorremmo che questo quotidiano potesse capitare tra le mani o nei tablet dei ragazzi minori di 18 anni. Di voi, cioè quelli che gli adulti chiamano i “minori”. Ci proveremo, invadendo le pagine Facebook a noi vicine.

Perché? Perché vorremmo che i cosiddetti minori (voi) sapessero che non tutti gli adulti sono perduti. Che tanti, tantissimi adulti non stanno partecipando alla fiera di maggio, detta campagna elettorale. Ma non perché sono menefreghisti o sfasciacarrozze: al contrario, per non prendervi in giro (vedi: per i fondelli) facendovi credere che questa è la politica italiana.

Vorremmo dirvi che, da troppi anni, solo i peggiori “fanno” politica: solo i peggiori partecipano all’X-Factor dei Parlamenti, dei Consigli regionali, delle amministrazioni istituzionali, degli enti-potenti. Perché solo i peggiori? Perché appartenere alla classe politica – nominatasi classe dirigente – significa avere il diritto costituzionale di amministrare la vita del popolo italiano come cosa propria. Perché solo la classe dirigente ha il diritto di accesso ai media per parlare al popolo in nome del popolo. Perché la Costituzione ha sancito la verità che ogni eletto in una votazione democratica rappresenta il popolo, dunque è lì perché il popolo ce l’ha messo. E quel posto è a vita. Infatti, anche quando, in successive elezioni, quel dato politico non dovesse venire rieletto, i suoi diritti acquisiti sono tali da permettergli non solo un’esistenza ricca, ma, soprattutto, una esistenza di tramite, di by-pass, di “potente” per mettere in contatto un qualsiasi cittadino (debole o forte, furbo o ingenuo) con un altro “potente”, grazie al quale tutta la baracca avrà qualche vantaggio.

E sono i peggiori perché osano rivolgersi a voi chiamandovi “i giovani”, ficcandovi in ogni loro propaganda come il “soggetto” per il cui futuro, per la cui occupazione, per il cui benessere, essi si battono. Sono i peggiori perché dicono “largo ai giovani”, “abbatteremo la disoccupazione giovanile” e simili bestemmie, convinti come sono che altri adulti mediocri, vili, senza speranza e senza responsabilità, fingeranno di crederci e correranno a votare.

Oggi siamo qui e assistiamo alla spudorata commedia del 25 maggio. Forse voi state alla larga dall’informazione radio e televisiva, dagli streaming e dagli eventi stradali. Forse è un bene, forse è un male. È un bene perché non verrete contaminati dall’inedito cinismo col quale la “classe dirigente” osa presentarsi al popolo italiano senza nemmeno dire il “perché”; quasi tutti i politici parlano oggi in nome di qualcuno che non è quello per cui parlavano qualche anno fa; tutti i politici usano ancora definizioni ridicole come destra e sinistra, manco sapendo che cosa vogliono dire; tutti i politici fingono di partecipare alle elezioni europee – delle quali non gliene frega una mazza – ma in realtà stanno preparando posticini in Regione, in Comune, nell’ente, nel Consiglio d’amministrazione, negli accrocchi con gli sbarchi, con la pianura padana, con le associazioni per il bene. Ma è un male grande, grandissimo, perché voi state crescendo nella passività, nella triste o complice rassegnazione a non contare niente né oggi né domani. State crescendo nell’infelice certezza che un filo rosso d’incuria e di morte civile unisce gli adulti delle vostre famiglie, gli adulti della scuola, gli adulti del lavoro, gli adulti della chiesa, gli adulti dello sport ai terrificanti adulti della classe politica.

E noi, ora che vi abbiamo parlato così, che possiamo fare? Come prenderemo abissale distanza da quella masnada di irresponsabili? Dopo avervi incoraggiati a studiare tra di voi, ad unirvi sulla strada dell’amicizia e della solidarietà, ad immaginare liberamente e in piccolo progetti di vita e di lavoro fondati sul sapere e sul saper fare… Noi, dall’alto della nostra mancanza di potere, vi possiamo promettere che vi parleremo, che non smetteremo di ascoltarvi, che non aspetteremo che siate voi ad andare in edicola. Vi raggiungeremo e vi staremo a fianco, non per gridare nelle piazze, ma per inventare una speranza e provare a trasformarla in vita nuova. Un giorno, chissà, riusciremo perfino a dare una mano per curare la cancrenosa malattia dei vostri adulti.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 20:08